sabato 29 dicembre 2012

Addio pensioni



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E come volevasi dimostrare ci hanno rubato anche quanto abbiamo versato negli anni del nostro lavoro.
Cade a pezzi l’intero sistema sociale italiano sotto la scure dei tagli e dei privilegi di una casta che non ha dignità né limiti.
Si bloccano gli aumenti a chi percepisce pensioni da fame, appena 1.200 euro netti al mese, e se ne danno meno di 30 a chi percepisce cifre inferiori…ma si aumentano, ancora, i prelievi fiscali, aumentano i beni di prima necessità, le bollette, i servizi postali, le tariffe autostradali e i servizi ai cittadini, dalla sanità ai trasporti.
Gli ultimi vagiti del governo Monti lasciano i loro segni sulla pelle e sulla vita degli italiani…la Chiesa ne saluta la “salita” in politica come atto giusto ed onorevole (ma non erano a difesa dei diritti dei poveri???), Ichino, Adinolfi ed altri parlamentari, a 30.000 euro al mese, del PD corrono tra le braccia del professore (ma non erano per l’equità e la giustizia sociale???), chi ha lavorato per 40 e passa anni rimane da solo a lottare ogni giorno contro la fame e le tasse.
Cancellare diritti e speranze è come rubare il tempo, la vita. Negare a chi ha lavorato per oltre quaranta anni un futuro è come rubargli il tempo, rubargli quegli anni, quegli attimi, che con il proprio lavoro aveva meritato di avere.
Inutile ripetere che il debito pubblico italiano è gravato da costi inaccettabili di una politica piena zeppa di incompetenti superpagati che privilegiano corruzione ed evasione fiscale dal basso della loro incapacità congenita a pensare, anche solo per sbaglio, da uomini di Stato.
Sono sordi…impegnati soltanto a mantenere intatti i loro privilegi…sono la causa del decadimento morale ed economico del nostro paese…sono quel virus che non si può curare perché ha mischiato molti di noi…sono il crepuscolo della democrazia…non possono essere loro la cura.

Autore del post

 - Ex dipendente di un'azienda d'informatica ormai vicina alla sparizione. Dirigente nazionale dello Slai-cobas nel 2003 iniziò una dura battaglia contro i vertici societari per impedire quella che sembrava, e poi si è rivelata, una vera e propria truffa ai danni dei lavoratori. Veniva licenziato nel 2005 con un pretesto. Vinceva tutte le cause contro l'azienda, che comunque non lo reintegrava nè pagava il dovuto. Attualmente disoccupato con un inutile tessera di giornalista pubblicista

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