da Malaparte
C’è addirittura chi se lo augura. E il pensiero di costoro è riassunto da Massimo Cacciari, che chiude il suo spazio, Parole nel vuoto, su L’Espresso con un vero e proprio augurio, dopo essersi rivolto prima a Mario Monti, poi a Pier Luigi Bersani. Un augurio che rivolge a sé in quanto elettore e ad entrambi i contendenti:
«Caro Monti, caro Bersani, spero insomma di poter votare l’uno votando l’altro. iceva un saggio: chi non spera l’impossibile, non realizzerà neppure il possibile»
Mi permetto, pur non essendo un filosofo e non essendo mai stato sindaco di Venezia, di non condividere l’augurio di Cacciari. Ma, al tempo stesso, temo che sarà lo scenario più probabile cui assisteremo.
Sì, certo, c’è ancora una campagna elettorale da fare. Il Pd l’ha appena cominciata, con Sel al seguito (e ci sono, dopo le primarie di coalizione, le primarie per i parlamentari di entrambi i partiti), Berlusconi balla da solo da settimane, Monti scrive (o consulta?) l’Agenda e ci dà dentro con il centro e la sua destra, il Movimento 5 Stelle fa quel che può, clamorosamente ignorato dai media mainstream ma non dai sondaggi, Ingroia è arrivato a sparigliare un arancione di una sfumatura diversa da tutte le altre sfumature.
I candidati premier avranno tempo per illustrare i loro programmi, per convincere gli indecisi. E noi che raccontiamo questo carnevale scolorito che si concretizzerà con il voto di fine febbraio avremo il tempo di leggere i nuovi sondaggi per capire quel che accadrà. Ma prima o poi toccherà essere realisti e fare i conti con il porcellum.
Già. Perché la legge elettorale non è stata toccata. E così, se il premio di maggioranza alla Camera rende i giochi di facile lettura (stanti le cose come raccontano gli ultimi sondaggi, la coalizione di Centrosinistra dovrebbe avere il suo premio di maggioranza), il Senato resta un rebus.
Perché il premio di maggioranza su base regionale fa sì che le regioni che garantiscono più seggi possano ribaltare clamorosamente la situazione (come già accaduto in passato). Lo sbarramento all’8% su base nazionale sarà superato senz’altro anche dal centro montiano, dal Pd, dal Pdl e, sempre secondo i sondaggi, dal Movimento 5 Stelle. Ingroia e Sel potrebbero cannibalizzarsi vicendevolmente e rimanere entrambe fuori dai giochi di Palazzo Madama, anche se Sel potrebbe farcela (con pochi senatori) grazie all’apparentamento in coalizione.
E così, senza mettersi a fare i conti col pallottoliere ma andando a spanne (poi saremo più precisi, è una promessa) potrebbe capitare l’eventualità, nemmeno troppo remota, cheAgenda Monti diventi indispensabile per governare.
A quel punto, ecco che si potrebbe concretizzare l’eventualità addirittura auspicata da Massimo Cacciari. Con buona pace di Sel.
A meno di una netta sterzata a sinistra del Pd (che appare improbabile) o di un’alleanza con il Movimento 5 Stelle (ancor più improbabile, viste le gentilezze che si scambiano abitualmente i militanti e i leader delle due fazioni), Bersani, per governare, insomma, dovrà scendere a patti con l’Agenda Monti. Che vuol dire con il suo leader non candidato, ma anche con Gianfranco Fini, con Luca Cordero di Montezemolo (o almeno con Italia Futura), con Pierferdinando Casini.
E questo potrebbe significare, per esempio, Monti come Ministro dell’Economia. Oppure (ma qui interverranno le percentuali di voto) addirittura un Monti-Bis.
Questa serie di ragionamenti dovrebbe sedare, se esposta nelle giuste sedi, anche Cavaliere, che si agita così tanto sperando, tutto sommato, di tenersi almeno la Lombardia e il Veneto. Per far cosa si vedrà.
Fantapolitica? Per nulla: solo realismo. E amara constatazione del fatto che le recenti campagne mediatiche che hanno inciso nell’agenda dei media le parole “rigore” ed “emergenza” dopo la tabula rasa del terribile ventennio berlusconiano (e antiberlusconiano), la legge elettorale (voluta dal centrodestra e votata da Forza Italia, Alleanza Nazionale, Unione dei Democratici Cristiani, Lega Nord. Quindi, anche da Fini e Casini, che ora fanno i ripuliti accanto al bocconiano) hanno svuotato le elezioni del loro significato democratico più profondo.
Spero di sbagliare, naturalmente.
Alberto Puliafito
@albertopi
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Foto © TM News
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