La nuova direttiva si applica specificamente al momento preghiere, ma si teme che possa avere presto implicazioni più ampie
Il vuoto ha inghiottito le vite delle ragazze e delle donne afghane da quando i talebani hanno ripreso il controllo del paese. Le loro libertà sono state schiacciate, a poco a poco polverizzate, in un crescendo di decreti brutali che le vogliono rendere ombre, e non più esseri umani. Dal ritorno del regime talebano alla guida dell'Afghanistan sono stati oltre 80 gli editti emessi contro le cittadine afghane. A fine agosto di quest'anno le autorità talebane hanno approvato la prima legge sulle non-libertà delle donne che raggruppa tutte quelle precedenti e le va ad accorpare in un unico editto. Emanata dall'ormai tristemente celebre ministero per la Prevenzione dei vizi e la Promozione delle virtù, la legge è composta da 35 articoli che riguardano i diritti delle cittadine di sesso femminile e coerentemente con la politica retrograda messa in atto dal 2021 (anno del ritorno al potere dei talebani) ad oggi, impone rigidissime norme sul loro comportamento in pubblico e in privato. Queste imposizioni vanno dall'estromissione dagli spazi pubblici, all'impedimento di frequentare istituti di istruzione oltre le elementari, dalla divieto di frequentare saloni di bellezza (che sono stati tutti chiusi, insieme ai parrucchiere) alla proibizione di ricorrere alla contraccezione. Anche il lavoro femminile è stato fortemente limitato e ostacolato. "Un uccello - ha detto Meryl Streep a fine settembre durante un evento sulla situazione delle donne e delle ragazze in Afghanistan nell'ambito dell'assemblea generale delle Nazioni Unite a New York - può cantare a Kabul, ma una ragazza no, non può farlo in pubblico", riferendosi ad uno dei più recenti aggiornamenti (fino, purtroppo, ad oggi) degli editti che prevede il divieto assoluto di canto in luoghi pubblici per bambine, ragazze e donne.
A
inizio settembre, invece, era stata annunciata una nuova legge che
diceva che se una donna si trova fuori casa, la sua voce non deve essere
sentita. La BBC poco dopo il provvedimento era stata in
Afghanistan per un lungo reportage, nel quale aveva intervistato
Shabana, il nome è di fantasia, un'adolescente che sognava di laurearsi
in economia e che invece si trova oggi a dover frequentare corsi di
nascosto, terrorizzata di essere scoperta dalle autorità. Shabana
raccontava di una vita di paura, spogliata di ogni gioia residua:
““Quando siamo fuori casa abbiamo paura. Quando siamo sull'autobus,
abbiamo paura. Non osiamo togliere il burqa. Evitiamo persino di parlare
tra di noi, pensando che se qualcuno dei talebani ci sente potrebbe
fermarsi e interrogarci". E concludeva: "Se non possiamo parlare - perché anche vivere? Siamo come cadaveri che si muovono".
Da qualche giorno, in quello che sembra quasi un gioco sadico mirato ad
andare a colpire quel fazzoletto di micro libertà residue concesse alle
cittadine afghane, i talebani hanno emesso un nuovo decreto che vieta alle donne di pregare ad alta voce in presenza l'una dell'altra. Secondo Amu TV,
un canale di notizie afghano con sede in Virginia, l'ordine è stato
consegnato da Mohammad Khalid Hanafi, ministro talebano per la
propagazione della virtù e la prevenzione del vizio, che ha dichiarato
che le donne dovrebbero evitare di recitare il Corano in modo udibile
quando sono circondate da altre donne. Il Telegraph ha
anche riportato l'affermazione di Hanafi secondo cui la voce di una
donna è considerata "awrah" - qualcosa che deve essere nascosto - il che
significa che non dovrebbe essere ascoltata in pubblico, nemmeno da
altre donne.

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