Il Romanista (F.Pastore)
Nelle ultime 6 stagioni senza Champions, in quattro occasioni le prime 2 giornate sono terminate senza vittorie
Si dice che chi comincia bene sia a metà dell’opera. Il vecchio adagio può apparire un po’ eccessivo in senso calcistico, soprattutto se rapportato a un campionato lungo nove mesi e trentotto giornate. Ma è innegabile che le false partenze complichino - e non poco - il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Testimonianza diretta ne sono le scorse cinque stagioni della Roma, iniziate quasi sempre con inciampi, nelle quali il traguardo Champions non è mai stato centrato. E quella che ha visto l’alba da poco più di una settimana segue il trend delle precedenti.
Il punticino racimolato fra l’esordio a Cagliari e la gara casalinga di domenica sera con l’Empoli somiglia in maniera inquietante a quello raccolto un anno fa di questi tempi contro Salernitana e Verona. In entrambi i casi il calendario ha proposto avversari sulla carta non irresistibili, sicuri candidati alla lotta per non retrocedere. Eppure i giallorossi sono riusciti nel non facile intento di fallire tutti e quattro gli appuntamenti, aprendo immediatamente crepe nella valutazione della rosa e di un mercato ormai agli sgoccioli. Nonostante due allenatori (e due rose) differenti.
L’obiezione su giudizi fin troppo anticipati per poter stabilire la piega stagionale resta sacrosanta, ma anche andando a ritroso nel tempo le partenze con handicap hanno avuto un peso sostanziale. Valga per tutti il campionato 2009-10, quando la Roma di Ranieri arrivò a un soffio dallo Scudetto, a sole due lunghezze dall’Inter di Mourinho che centrò il triplete. In quella stagione però a iniziare in panchina fu Spalletti, che racimolò due ko nei primi due turni. La storia non si fa coi “se” e coi “ma”, anche se il rimpianto di quei punti persi pesa ancora oggi come un macigno.
È anche vero però che di recente la somma algebrica virtuale dei punti smarriti nei due turni iniziali non sarebbe bastata a colmare le distanze con le squadre che hanno conseguito il traguardo Champions. Così come, nelle due occasioni in cui è arrivata una doppia vittoria, l’obiettivo non è comunque stato raggiunto. Sotto la guida dello Special One sono arrivati due successi consecutivi ad accompagnare l’incipit delle sue prime due annate in versione romanista. Campionati poi conclusi con due sesti posti, entrambi a meno 7 dall’ultima posizione utile per entrare nella competizione europea più prestigiosa. Va da sé però che avere ottenuto un bottino più cospicuo avrebbe probabilmente stimolato una lotta più serrata nella fase calda del campionato.
Se la scorsa stagione è in linea con quella attuale ed è finita con un distacco dal Bologna di quei 5 punti persi nei due turni iniziali (ma i due ko negli scontri diretti avrebbero comunque confermato il verdetto), quelle precedenti all’arrivo di Mou confermano il trend negativo. Con Fonseca in panchina nel 2019-20 arrivano due pareggi in avvio, e alla fine la squadra si classifica quinta, a meno 8 dalla quarta posizione. Il 2020-21 si apre con la sconfitta a tavolino sul campo del Verona per il caso Diawara - che si somma al punto preso in casa con la Juventus alla seconda giornata - e si conclude col settimo posto, a ben 16 lunghezze dagli stessi bianconeri quarti. La storia insegna, l’allarme suona con una certa insistenza. Ma De Rossi e i suoi hanno tutto il tempo per rimettere le cose a posto.
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