martedì 23 gennaio 2024

Giuseppe Salvia

 


Raffale Cutolo, capo della Nuova Camorra Organizzata, gli mollò uno schiaffo. 


Perché Giuseppe Salvia, vicedirettore del carcere di Poggioreale, aveva fatto quello che nessuno degli agenti della penitenziaria aveva osato fare: perquisirlo. 


Erano saliti da lui, nel suo ufficio, dicendo che Cutolo non voleva farsi perquisire. Avevano paura. «Dottò, cosa dobbiamo fare? Sa, noi abbiamo famiglia…», gli dissero.


Allora Salvia, uomo di Stato, decise che doveva dare l’esempio. Che doveva esser lui a far rispettare la legge, anche di fronte a un uomo pericoloso come Cutolo. Soprattutto di fronte a un uomo pericoloso come Cutolo.


E quando con stupore degli astanti iniziò lui stesso a perquisirlo e ricevette quello schiaffo, ne riconobbe subito il significato: condanna a morte. 


Nasceva oggi, 23 gennaio, Giuseppe Salvia, uomo di Stato, persona perbene. Venne ammazzato pochi mesi dopo, nell’aprile del 1981, lasciando moglie e due figli. L’ordine di ucciderlo lo diede Cutolo stesso. 


Al funerale, arrivarono sessantotto corone di fiori. A spedirle furono i carcerati di Poggioreale, perché Salvia, pur facendo rispettare sempre la legge, aveva sempre trattato i detenuti con umanità, dimostrandosi una brava persona, oltre che dotata di un coraggio e un senso del dovere unici. 


Anche quest'anno è nostro dovere non solo ricordare uomini come Salvia, ma continuare a valorizzarne la memoria e renderli esempi, riferimenti per imparare, anche – se non soprattutto – nelle scuole. Perché anche così si sconfiggono le mafie: rendendo esempi da seguire chi per mano loro è stato ucciso.

Leonardo Cecchi 

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