Il premio Nobel per la pace è stato assegnato congiuntamente all'attivista indiano per i diritti dei bambini Kailash Satyarthi ed alla pachistana Malala Yousafzay, che due anni fa fu ferita gravemente dai talebani per la sua lotta a favore dell'istruzione femminile.
-M.F.- Malala Yousafzai, la giovane attivista pakistana che si batte, ormai da molti anni, per l'istruzione femminile, non solo nel suo Paese, ma in tutto il mondo, ha vinto ilpremio Nobel per la Pace 2014.
Malala ha vinto insieme a Kailash Satyarthi, un attivista per i diritti dei bambini indiani che dagli anni '90 ha portato avanti a tradizione del Mahatma Gandhi."Mostrando grande coraggio personale Kailash Satyarthi, continuando la tradizione di Gandhi, ha capeggiato diverse forme di protesta e dimostrazioni, tutte pacifiche, concentrandosi sul grave sfruttamento dei bambini per motivi economici": è quanto si legge nella motivazione del comitato norvegese del Nobel che ha assegnato il premio per la Pace 2014 all'attivista indiano per i bambini. "Ha anche contribuito allo sviluppo di importanti convenzioni per i diritti dei bambini", aggiunge il testo.
Quest'anno i nominati al premio erano 278, 19 in più rispetto allo scorso anno, tra i quali Edward Snowden e Bradley Manning, ora noto come Chelsea Manning, il presidente russo Vladimir Putin e Papa Francesco, uno dei favoriti.
Il mondo conosce Malala Yousafzai il 9 ottobre del 2012, quando fu colpita da vari proiettili alla testa e al collo, mentre tornava da scuola a Mingora. Erano colpi partiti dalle armi di un gruppo di talebani che volevano spegnere la sua voce diventata troppo insistente, appena una ragazzina, ma già in grado di dare fastidio, di essere "scomoda" in un Paese come il Pakistan dove le donne non sono normalmente considerate.
I talebani pakistani, infatti, volevano uccidere quella ragazzina che si batteva per difendere la possibilità per le ragazze di studiare e andare a scuola. Malala sopravvisse a quell'attacco e Ihsanullah Ihsan, portavoce del gruppo fondamentalista, la minacciò: doveva stare attenta o sarebbe stata il bersaglio per un altro attentato alla sua vita.
Sono trascorsi due anni da quel 9 ottobre e Malala è sopravvissuta. Nonostante le continue minacce di morte ricevute, è riuscita a sopravvivere grazie alle cure ricevute al Combined Military Hospital di Peshawar prima, e al Queen Elizabeth Hospital di Birmingham poi, dove venne trasferita il 15 ottobre 2012 praticamente in fin di vita. Da lì è uscita il 4 gennaio 2013, sulle sue gambe, salutando una piccola folla che l'applaudiva.
Malala da quel lontano 2009 sembra averne vissute diverse di vite. Quando appenadodicenne decise di tramutare le sue parole e i suoi pensieri in denunce verso il sistema talebano, che impediva alle ragazze come lei di frequentare la scuola, parole che sono diventate un diario personale quotidiano pubblicato sul sito urdu della Bbc. In quelle pagine Malala raccontava quello che accadeva nella sua scuola nella valle della Swat, divenendo così la paladina dei diritti negati e violati delle studentesse pachistane.
3 gennaio 2009. Scrive: "Mia madre mi ha preparato la colazione e sono andata a scuola. Avevo paura di andare a scuola, perché i talebani avevano emesso un editto che vietava a tutte le ragazze la possibilità di recarsi a scuola".
L’editto di cui parla Malala era stato emanato dal leader talebano locale, Mullah Fazlullah, alla fine del 2008. Sulla base di questo editto, tutta l’istruzione femminile doveva cessare entro un mese; se il divieto non veniva rispettato allora le scuole avrebbero subito gravi conseguenze.
L’editto di cui parla Malala era stato emanato dal leader talebano locale, Mullah Fazlullah, alla fine del 2008. Sulla base di questo editto, tutta l’istruzione femminile doveva cessare entro un mese; se il divieto non veniva rispettato allora le scuole avrebbero subito gravi conseguenze.
Ma la giovane ragazza pakistana non si è mai data per vinta e dopo soli 9 mesi dalla sparatoria, il 12 luglio 2013, era alle Nazioni Unite a New York, davanti a lei una platea di studenti e diplomatici, qui ha parlato della sua storia, suggerendo idee su come fornire un'istruzione a tutti i bambini del mondo, attraverso la sua celebre metafora della penna più potente delle armi.
"L’istruzione è l’unica soluzione; l’istruzione è la prima cosa".
"L’istruzione è l’unica soluzione; l’istruzione è la prima cosa".
La giovane Malala ha girato tutto il mondo da allora, portando in giro il suo messaggio: "Un bambino, un insegnante e un libro possono cambiare il mondo".
http://www.articolotre.com/2014/10/il-nobel-per-la-pace-a-malala-e-a-satyarthi/
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