VIVERE E MORIRE A MONTECARLO - IL GENERO UNICA MENTE DEL DELITTO PASTOR: VOLEVA TUTTA L’EREDITÀ - AVEVA RICEVUTO 8,4 MILIONI DALLA MOGLIE MA ERA AL VERDE - FORSE AVEVA COMPLICI, UNA PISTA PORTA VERSO LA POLONIA
Sette persone implicate nell’esecuzione di Hélène Pastor, compreso l’ex console onorario di Polonia a Monaco, sono state incriminate in questo affare sordido, che mescola il genero della vittima in cattive acque finanziare, un allenatore sportivo, un muratore marsigliese, un gendarme e due killer d’accatto… -
Jean-michel Verne per La Stampa
Il caso Pastor è chiuso, ma solo per quanto riguarda il primo atto. Perché restano ancora numerose ombre, soprattutto sul movente dell’assassinio dell’ereditiera monegasca. Il procuratore di Marsiglia Brice Robin ha annunciato ieri che sette persone implicate nell’esecuzione di Hélène Pastor e del suo autista Mohamed Darwich, compreso l’ex console onorario di Polonia a Monaco Wojciech Janowski, sono state incriminate in questo affare sordido, che mescola un uomo (il genero della vittima) in cattive acque finanziare, un allenatore sportivo molto motivato, un muratore marsigliese, un gendarme e due killer d’accatto, reclutati nella periferia nord di Marsiglia.
L’ultimo protagonista a entrare in scena è Patrick Dauriac, il personal trainer della figlia dell’ereditiera, Sylvia, e di suo marito Janowski. Il sospetto, ormai sotto chiave, aveva base a Eze, sulle alture dietro Nizza. Ha ricevuto 200 mila euro per eliminare l’ereditiera della più ricca famiglia di Monaco.
A sua volta si è rivolto a suo cognato, un artigiano marsigliese, per ingaggiare i sicari. Abdel Belkhatir recluta prima il palo, Alhair Hamadi. Quest’ultimo cerca l’esecutore e contatta un gendarme originario delle Comore come lui, Samine Youssouf, che però rifiuta. Lo stesso Youssouf scova in seguito il killer Samine Saïd Ahmed nel quartiere Morronniers di Marsiglia. Tutti gli intermediari ricevono forti somme di denaro per ogni passaggio.
I diversi soggetti hanno contatti a gennaio, poi ad aprile. Pensano prima di compiere l’omicidio sulla Corniche, la celebre strada tutta curve sopra Monaco. Alla fine optano per il parcheggio dell’ospedale Larchet di Nizza, dove uccidono le vittime all’interno della loro auto a colpi di fucile a canne mozze.
Ma il movente resta ancora poco chiaro. Il procuratore ha scagionato completamente la figlia Sylvia, e si irrita quando qualcuno evoca la possibile complicità di una donna che ha fornito a suo marito la bella sommetta di 6,5 milioni di euro in un anno, sul suo conto personale. Somma alla quale bisogna aggiungere 1,9 milioni arrivati da una società con sede sociale a Monaco. Ma il conto di Janowski, oggi, è in rosso per 900 mila euro.
Che fine ha fatto il denaro? Una pista mafiosa si apre di nuovo davanti agli inquirenti? Rimangono molti punti interrogativi attorno a Janowski. Perché aveva bisogno di così tanti soldi per uccidere la suocera? Il procuratore Brice Robin pensa che il console e uomini d’affari puntassero ad accaparrarsi la fortuna di Hélène Pastor attraverso l’influenza che esercitava su Sylvia. L’inchiesta ha anche stabilito che il denaro per pagare intermediari e killer è stato ritirato in contanti da un conto di Dubai, in nove operazioni fra il 22 aprile e il 4 maggio.
E sempre ieri è emerso, in questa trama da «omicidio all’italiana», che l’autista Mohamed Darwich è stato eliminato scientemente per confondere le acque, facendo pensare che potesse essere lui il vero obiettivo dei killer. Resta adesso da ritrovare traccia dei movimenti del denaro di Janowski. I magistrati francesi hanno lanciato una serie di rogatorie internazionali, soprattutto in Polonia.
La pista per scoprire le chiavi di questo affaire punta sempre più decisamente verso Est.
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