Legale moglie, per lei sorte era segnata
C'era richiesta kazaka rimpatrio. Polizia: Gran Bretagna ancora non conferma asilo
Alma Shalabayeva e la piccola Alua
Era "segnata" la sorte di Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua. Una volta prelevate dalla polizia dalla villetta di Casal Palocco nella quale abitavano da otto mesi, la loro destinazione doveva essere il Kazakistan. Riccardo Olivo, legale della donna, è amaro commentando la circostanza, emersa dagli allegati della relazione del capo della polizia Alessandro Pansa, che le autorità kazake avevano chiesto fin da subito a quelle italiane la "deportazione" della donna, di cui avevano comunicato identità e dati sui suoi passaporti. L'affaire kazako continua dunque a mostrare una serie di lati oscuri e incongruenze che mettono alla prova la ricostruzione ufficiale comunicata in Parlamento dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano e da Pansa.
In particolare, la mattina del 31 maggio (l'aereo diretto da Ciampino ad Astana partirà alle 19 di quel giorno) una nota dell'ufficio Interpol di Astana invitava la polizia italiana a "deportare" in Kazakistan Alma Shalabayeva, qualora fosse stata trovata in condizioni di illegalità, cioè in possesso di documenti falsi. Si conferma così il peso - peraltro ammesso dallo stesso Pansa al Senato quando ha parlato di un'eccessiva invasività dei diplomatici kazaki presso gli uffici di sicurezza italiani - che le pressanti richieste kazake hanno avuto sulla velocissima procedura di espulsione. Che ha ricevuto il timbro dall'autorità giudiziaria. Anche se alle 15.30 di quel 31 maggio la procura ha ordinato alla questura di sospendere l'espulsione per necessità di approfondimenti. Dopo un'ora e mezzo, però, la procura ha confermato il nulla osta al rimpatrio e l'aereo è quindi decollato
. "Gli allegati alla relazione del capo della polizia - lamenta l'avvocato Olivo - confermano quanto avevamo sempre denunciato: si sapeva esattamente chi fossero la donna e la bambina che vennero consegnate alle autorità kazake in Italia. E' durato poco il tentativo di sminuire l'inaudità gravità del fatto attribuendo alla Shalabayeva ed ai suoi difensori pretese omissioni che avrebbero confuso gli operanti. Qualunque cosa si fosse fatto o detto in quelle concitatissime ore - aggiunge - la loro sorte era segnata". Un altro punto dibattuto è quello dello status di rifugiato che Ablyazov aveva ottenuto in Inghilterra. Pansa al Senato ha spiegato che la polizia non ne era a conoscenza: l'Interpol lo indicava tra i ricercati e, per statuto dell'organismo, quelli che sono inseriti nella lista dei 'wanted' non possono essere titolari di asilo. Una versione contestata oggi dal 'Fatto Quotidiano', che dà conto di una lettera - contenuta negli allegati - con la quale lo scorso 4 giugno Scotland Yard aveva comunicato alla polizia italiana lo status di rifugiato del kazako e si sua moglie.
Ma questa informazione, secondo il Dipartimento di Pubblica sicurezza "non è ufficiale e quindi non utilizzabile. Anche il segretario Interpol di Lione ha chiesto ripetutamente conferma all'Interpol di Londra di comunicare la condizione di asilante del latitante e non ha ottenuto risposta". Lo stesso Dipartimento, aggiunge, "ha chiesto e sollecitato la medesima informazione all'Interpol britannico e non ha ottenuto risposta". Intanto, occhi puntati sulla procura di Roma, che alla luce delle incongruenze emerse nella vicenda, potrebbe muoversi. Per ora i legali della donna non hanno presentato denuncia. La procura ha acquisito il dossier Pansa inserendolo nel fascicolo già avviato dal pm Eugenio Albamonte su alcuni documenti, tra cui il passaporto, in possesso della moglie del dissidente kazako. Nel procedimento Alma Shalabayeva risulta indagata per i reati previsti dagli articoli 497 bis e 648 del codice penale: possesso di documenti falsi e ricettazione.
(ANSA)
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