Alcune Poesie edite di Alessandro D'Agostini
(1)
Note biografiche sull'Autore all'interno di un sito spagnolo
http://www.poiesologia.com/poeta.php?codigo=264
Ombra gravosa
Ombra!
Non abbandoni
le nostre anime.
Incedi con noi
malsicura.
Ombra!
Le anime
più lacere
più deboli
e tu sei la stessa.
E ci regali sussulti.
Ma mai ci abbandoni.
Ombra.
Sei forse l'ennesimo
castigo?
O lo strascico
della coscienza
malata
Quale la tua dimora
onirico spettro?
Con noi,
o con gli iniqui
demoni notturni?
Oh!
Di notte
-so-
tu non scompari:
inosservata ci segui; ci controlli.
Ombra...
per te l'agonia è uguale a delizia?
Ci ricordi che siamo così
- Moltitudini agitate -
Gementi veli d'acqua.
Ombra!
Chi di noi due, per primo, muore?
Ombra!
Ombra
Con te il primo gemito...
Con te l'estremo rantolo.
Subitanea bramosia
I tuoi capelli giocosamente
fluttuano,
come cresta bianca di rivoli
dispersi.
Dentro i tuoi
vitreo il riflesso dorato.
- DIPANARE -
- Dipanare ogni ricciolo! -
(subitanea bramosia).
Rivelare
nella legge
della loro forza elastica
la tua forza.
Nella loro luminosità
la 'luminosità'.
Nel loro candore
l'eufonica ingenuità
che con trillo udibile
appena (ma chiaro)
mi giunge.
Poi, svolti che essi siano,
(ma non completamente)
riassestarli in ciocche ordinate
deprecando
l'ansiosa bramosia.
Estate
-I-
La calura liquefa i corpi
di due cadaveri intricati
intenti a generare nel trapasso del coito
un'altra morte; oh!
spargimento di sangue,
'igiene del mondo'
fatti avanti vestita
di epidemia; lutto supremo,
AIDS. -Avanza coi tuoi mortari
e la tua guerriglia mercenaria
disseminando il seme di un lecito
e lieto terrore...
Scardina la certezza
di una automobile
e in un abito a la page.
Ridistribuisci la parsimonia-
No! Non meritano il consumismo,
non le vacanze, la discoteca
ove pullula il vuoto / di vite vuote
intente a rimpinzarsi
di stordimento e altre
sostanze stordenti.
-II-
La calura fa sbuffare
dopo il su e giù meccanico
di un pistone inferocito...
Ed è
senz'altro tempo, adesso,
di una sigaretta per lui-
e ancora nuda, riversa,
di un bicchiere d'acqua refrigerata
per lei.
Entrambi si sono obliati
smemorandosi nel passaggio
ad altri postumi oggetti
e
dello scambio d'attenzioni
solo il puzzo, sudore-.
La parola 'Estate'
scolpita su sepolcrale marmo
nella terra affonda,
inudibile.
Meditazioni di una pedina
La scacchiera
è ampia,
molto,
e non ne immagino
neppure i confini
che si protendono
al di là
del concepibile.
Mani invisibili,
ma presenti sempre,
mi attribuiscono mosse
che le altre credono mie,
mosse che io mai
avrei forse pensato.
E nella schiavitù
di un gioco oscuro
medito
una fuga
impossibile.
Definitivo, salutare Nulla.
Complici tutti
nel volermi
in eterna subalternità,
subalterno bussante
fino al sangue
lordante delle nocche
la porta sbarrata, pencolante ormai
sfiancato inseguitore
di rivalse mai avute
lungo cunicoli non conducenti
se non in groviglio
di spostamento falso.
Non guardo nemmeno più
i miei fallimentari perduti mattini
evitando di scostare
il funereo cortinaggio
di camera ardente
ove non ricevo visita alcuna, alcun omaggio,
neppure un telegramma
dove mi si facciano le condoglianze
o dove finalmente mi si avverta
che c'è stato finalmente
Commiato dall'inferiorità fisica del dolore
per un più auspicabile,
definitivo, salutare, Nulla.
Poesie tratte da "Rivelazione" SEMAR - Roma, 1997
Sito Ufficiale del Movimento "Giovani Poeti d'Azione" www.poetidazione.it
Note biografiche sull'Autore all'interno di un sito spagnolo
http://www.poiesologia.com/poeta.php?codigo=264
Ombra gravosa
Ombra!
Non abbandoni
le nostre anime.
Incedi con noi
malsicura.
Ombra!
Le anime
più lacere
più deboli
e tu sei la stessa.
E ci regali sussulti.
Ma mai ci abbandoni.
Ombra.
Sei forse l'ennesimo
castigo?
O lo strascico
della coscienza
malata
Quale la tua dimora
onirico spettro?
Con noi,
o con gli iniqui
demoni notturni?
Oh!
Di notte
-so-
tu non scompari:
inosservata ci segui; ci controlli.
Ombra...
per te l'agonia è uguale a delizia?
Ci ricordi che siamo così
- Moltitudini agitate -
Gementi veli d'acqua.
Ombra!
Chi di noi due, per primo, muore?
Ombra!
Ombra
Con te il primo gemito...
Con te l'estremo rantolo.
Subitanea bramosia
I tuoi capelli giocosamente
fluttuano,
come cresta bianca di rivoli
dispersi.
Dentro i tuoi
vitreo il riflesso dorato.
- DIPANARE -
- Dipanare ogni ricciolo! -
(subitanea bramosia).
Rivelare
nella legge
della loro forza elastica
la tua forza.
Nella loro luminosità
la 'luminosità'.
Nel loro candore
l'eufonica ingenuità
che con trillo udibile
appena (ma chiaro)
mi giunge.
Poi, svolti che essi siano,
(ma non completamente)
riassestarli in ciocche ordinate
deprecando
l'ansiosa bramosia.
Estate
-I-
La calura liquefa i corpi
di due cadaveri intricati
intenti a generare nel trapasso del coito
un'altra morte; oh!
spargimento di sangue,
'igiene del mondo'
fatti avanti vestita
di epidemia; lutto supremo,
AIDS. -Avanza coi tuoi mortari
e la tua guerriglia mercenaria
disseminando il seme di un lecito
e lieto terrore...
Scardina la certezza
di una automobile
e in un abito a la page.
Ridistribuisci la parsimonia-
No! Non meritano il consumismo,
non le vacanze, la discoteca
ove pullula il vuoto / di vite vuote
intente a rimpinzarsi
di stordimento e altre
sostanze stordenti.
-II-
La calura fa sbuffare
dopo il su e giù meccanico
di un pistone inferocito...
Ed è
senz'altro tempo, adesso,
di una sigaretta per lui-
e ancora nuda, riversa,
di un bicchiere d'acqua refrigerata
per lei.
Entrambi si sono obliati
smemorandosi nel passaggio
ad altri postumi oggetti
e
dello scambio d'attenzioni
solo il puzzo, sudore-.
La parola 'Estate'
scolpita su sepolcrale marmo
nella terra affonda,
inudibile.
Meditazioni di una pedina
La scacchiera
è ampia,
molto,
e non ne immagino
neppure i confini
che si protendono
al di là
del concepibile.
Mani invisibili,
ma presenti sempre,
mi attribuiscono mosse
che le altre credono mie,
mosse che io mai
avrei forse pensato.
E nella schiavitù
di un gioco oscuro
medito
una fuga
impossibile.
Definitivo, salutare Nulla.
Complici tutti
nel volermi
in eterna subalternità,
subalterno bussante
fino al sangue
lordante delle nocche
la porta sbarrata, pencolante ormai
sfiancato inseguitore
di rivalse mai avute
lungo cunicoli non conducenti
se non in groviglio
di spostamento falso.
Non guardo nemmeno più
i miei fallimentari perduti mattini
evitando di scostare
il funereo cortinaggio
di camera ardente
ove non ricevo visita alcuna, alcun omaggio,
neppure un telegramma
dove mi si facciano le condoglianze
o dove finalmente mi si avverta
che c'è stato finalmente
Commiato dall'inferiorità fisica del dolore
per un più auspicabile,
definitivo, salutare, Nulla.
Poesie tratte da "Rivelazione" SEMAR - Roma, 1997
Sito Ufficiale del Movimento "Giovani Poeti d'Azione" www.poetidazione.it
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