Pesticidi possibile causa del morbo di Parkinson. Lo rivela un’analisi condotta su oltre cento studi scientifici mondiali dal Dr. Emanuele Cereda, ricercatore presso il Policlinico San Matteo Pavia Fondazione IRCCS, insieme con il Prof. Gianni Pezzoli dell’ICP di Milano. Sotto accusa non soltanto i “killer delle api”, ma anche solventi e diserbanti.

Pubblicata sul numero di oggi di Neurology, la rivista medica dell’American Accademia of Neurology, la ricerca ha cercato di mostrare la connessione tra pesticidi (e altre sostanze utilizzate nelle coltivazioni intensive) e i rischi di manifestare il Parkinson. Secondo quanto affermato dal Dr. Cereda, connessioni risulterebbero circa l’esposizione a queste sostanze e lo sviluppo del morbo:
A causa di questa associazione, abbiamo riscontrato collegamenti in alcuni studi tra la coltivazione o la residenza in zona di campagna e lo sviluppo del Parkinson.

Un incremento di rischio che secondo i ricercatori oscillerebbe tra il 33 e l’80%. Nessuna connessione specifica è stata verificata riguardo eventuali differenze tra inalazione o contatto cutaneo, conclude Cereda, che sottolinea però come il pericolo si confermi proporzionale all’intensità dell’esposizione ai veleni chimici:
Non abbiamo studiato in che modo la tipologia di esposizione, nella misura in cui possa derivare da inalazione o per assorbimento attraverso il tessuto cutaneo, né il metodo di applicazione, se spray o una soluzione mista, influiscano sullo rischio di sviluppare il Parkinson. Ad ogni modo, il nostro studio suggerisce che il rischio incrementa in maniera proporzionale all’incremento dell’esposizione a questo genere di sostanze chimiche.
28 maggio 2013
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