MILANO CE L’HA LUNGO (IL GRATTACIELO) - IL POTERE MENEGHINO LASCIA IL CENTRO PER SISTEMARE LE CHIAPPONE NEI NUOVI GRATTACIELI - L’ULTIMO SARÀ L’UNIPOL A PORTA NUOVA: I LAVORI SONO APPENA INIZIATI - LA LISTA DELLE SOCIETÀ CHE HANNO TRASLOCATO È LUNGA: CI SONO ANCHE DELOITTE, AMAZON, STATE STREET, LOUBOUTIN, HUGO BOSS, REPLAY
Alberto Mattioli per “la Stampa”
L' ultimo ad arrivare sarà il grattacielo Unipol a Porta Nuova, griffato Mario Cucinella: 23 piani, 100 metri d' altezza, una serra-giardino panoramica in cima. I lavori sono appena iniziati e finiranno nel '19, quando il gioiellino si affiancherà all' Unicredit Pavilion e alla nuova sede di Coima SGR, la società di Manfredi Catella che ha sviluppato il progetto dell'area. Anche in questo caso, progetto di Cucinella.
L'Unipol sarà lievissimo, altissimo, bellissimo. Come molti dei grattacieli che spuntano a Milano, trasformando lo skyline dell' unica città italiana che non sta ferma, con le archistar incaricate di aggiornare in chiave contemporanea la tradizionale megalomania locale modello «lo voglio più grande». Il vecchio gigantismo assiro-milanese tipo Stazione centrale, insomma, diventa leggero, ecologico, chic. E si sfoga in altezza. Due le zone interessate.
Una è Porta Nuova, l'area già derelitta fra la Stazione Garibaldi, un quartiere veteroproletario e ora neofighetto come l'Isola e il «no man' s land» delle ex Varesine. Il complesso è adesso di proprietà dei soliti sceicchi compratutto del Qatar. L'altra è l'ex Fiera, ribattezzata «City Life» nell' itanglese che è la lingua ufficiale di Milano. Ed è interessante notare come si stiano concentrando qui le sedi del potere, quello vero, per intenderci, non certo la politica ma i giganti della finanza e dell' innovazione tecnologica.
Addio ai palazzi in centro che più centro non si può, tipo Cordusio con quel tipico stile fine Otto-inizio Nove vagamente svizzero. Unicredit ha venduto la sede storica ai cinesi (diventerà, pare, un albergo) e spostato 4 mila bancari nelle tre torri di César Pelli. Lo Spire, la guglia svettante sui 231 metri della A, la più alta, è ormai un'icona cittadina, l'equivalente laico di quelle del Duomo.
L'amministratore delegato, Jean-Pierre Mustier, domina Milano dal suo ufficio panoramico al ventottesimo piano, ma in realtà Unicredit, oltre ai vantaggi estetici, dal trasloco ne ha ottenuti anche di più concreti: con la chiusura di 26 uffici sparsi per la città, risparmia ogni anno 25 milioni.
Sempre lì, a Porta Nuova, al «Diamante» di 140 metri dello studio Kohn Pederson Fox, si è accasata Bnp-Paribas, lasciando la storica sede della controllata Bnl di piazza San Fedele, con vista sulla statua di Manzoni e i panzerotti di Luini. Accanto, i due «Diamantini» ospitano uno un' altra banca internazionale, la Hsbc, e l' altro il Samsung District (mentre Microsoft è poco lontano, in uno spicchio di Palazzo Feltrinelli).
A due passi c' è il «Bosco verticale» di Stefano Boeri, la torre residenziale più esclusiva di Milano, premiata come più bella del mondo, piena di flora (780 alberi sui suoi terrazzi) e popolata da una fauna cosmopolita (quattro residenti su dieci sono stranieri) e modaiola: calciatori, stilisti, rapper e così via. Lì dietro ci sono gli uffici di Google. Ma la lista delle società che si sono installate a Porta Nova è lunga: ci sono anche Deloitte, Amazon, State Street e i brand della moda Costume National, Loboutin, Hugo Boss, Replay.
A City Life i grattacieli sono tre, chiamati «il Dritto», «il Curvo» e «lo Storto» come in un film di Sergio Leone. Nel «Dritto», progetto di Arata Isozaki e Andrea Maffei, che con i suoi 209 metri è il secondo edificio più alto d' Italia, inizierà a spostarsi dopo l' estate Allianz: a regime, ci lavoreranno circa 2.800 assicuratori. Del «Curvo» di Daniel Liebeskind ci sono, per ora, solo le fondamenta. Nello «Storto», 44 piani per 170 metri disegnati da Zaha Hadid, si trasferiranno nella seconda metà del '18 circa 2 mila dipendenti delle Generali. Il gruppo triestino deve ancora stabilire cosa fare del suo palazzo in Cordusio, quello con il leone di San Marco sulla facciata.
Insomma, dei potentati finanziari milanesi restano nelle vecchie sedi soltanto, a Ca' de Sass, Intesa San Paolo (che il grattacielo l' ha, ma a Torino) e, in piazzetta Cuccia, Mediobanca. Quanto al Pirellone, con gli uffici della Regione ormai nei 161 metri di Palazzo Lombardia, è uno dei motivi di discordia leghista fra Maroni e Salvini.
Il governatore l' ha offerto come sede dell' Ema, l' Agenzia del farmaco europeo, se mai si riuscisse a portarla a Milano dalla Londra della Brexit. Il segretario vuole invece che resti alla Regione in quanto irrinunciabile simbolo cittadino, come il Duomo, San Siro o il panettone. Chissà. Di certo, il vecchio grattacielo di Giò Ponti resta un' icona dell' Italia rampante del boom. Si spera che portino bene anche i grattacieli nuovi.
https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/milano-ce-ha-lungo-grattacielo-potere-meneghino-lascia-centro-146075.htm
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