IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – LINO TOFFOLO ERA UN COMICO FINISSIMO, UN CANTANTE PIÙ SOTTILE DI QUANTO SEMBRASSE E UN INCALLITO CINEFILO – AVREBBE POTUTO FARE MOLTO DI PIÙ SE AVESSE AVUTO VOGLIA DI MUOVERSI UN PO’ DI PIÙ DA MURANO MA HA VISSUTO BENE E IL PUBBLICO LO ADORAVA
Il pubblico preferiva il Toffolo dalla battuta veneta facile, i ricci scompigliati. Cosi' lo ritroviamo in film anche molto riusciti, penso a "L'emigrante" con Celentano e "Yuppo Du"di Celentano tutto girato in laguna. Celentano se lo porta dietro anche nel pocoriuscito "Culastrisce" diretto da Mogherini… -
Marco Giusti per Dagospia
Lino Toffolo era un comico surreale e finissimo, un cantante piu' sottile di quanto sembrasse, pensiamo a "I chierichetti in procession", un dottissimo cineclubbaro vecchio stile e un incallito cinefilo, a Venezia non si perdeva un film. Avrebbe potuto fare molto di piu', nel cinema soprattutto, se avesse avuto voglia di muoversi un po' di piu' da Murano. Ma ha vissuto bene, ha fatto un po' quello che ha voluto, il lavoro non gli e' mai mancato e il pubblico lo ha adorato da subito.
Grazie alla sua macchietta da cabaret, rodata al Derby, quella dell'ubriaco, figura comica antichissima, che portata a Venezia faceva ancora piu' ridere per il rischio di finire in laguna, Toffolo arriva in tv nella felice stagione di Enzo Jannacci, Paolo Villaggio, Felice Andreasi. Non a caso il suo primo vero film è lo spaghetti western comico "I 4 del Pater Noster" con Villaggio, Montesano, Lionello diretto da Ruggero Deodato. Bruttino, ma divertente.
Mario Monicelli lo vuole assieme a Villaggio nel secondo "Brancaleone", quello alle crociate. Ma gli incontri piu' importanti sono quelli con Pasquale Festa Campanile e con Salvatore Samperi. Col primo fara' i due "Quando le donne avevano la coda", la serie dei trogloditi ideata da Umberto Eco, e una buffa partecipazione a "Il merlo maschio" accanto a Luciano Bianciardi, che sarebbe morto pochi mesi dopo l'uscita del film.
Con Samperi il legame sara' piu' profondo e girera' da protagonista il bellissimo "Un'anguilla da trecento milioni" con Senta Berger, Mario Adorf e Ottavia Piccolo, e il meno riuscito "Beati i ricchi" in coppia con Paolo Villaggio. Proseguirà poi il rapporto con Samperi con "Peccato veniale" e "Sturmtruppen", dalle strisce di Bonvi, ma il suo film migliore rimarra' l'Anguilla, dove intepreta un personaggio serio e dalla forte limpidezza morale.
Ma il pubblico preferiva il Toffolo dalla battuta veneta facile, i ricci scompigliati. Cosi' lo ritroviamo in film anche molto riusciti, penso a "L'emigrante" con Celentano e "Yuppo Du"di Celentano tutto girato in laguna. Celentano se lo porta dietro anche nel pocoriuscito "Culastrisce" diretto da Mogherini. Non male la sua partecipazione a "Telefono bianchi" di Dino Risi, con Renato Pozzetto, col quale fara' i buffi "Sturmtruppen". Con "Messalina, Messalina" di Bruno Corbucci, trova che il livello e' cosi basso che inizia a pensare di smettere col cinema.
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