-Redazione-Il Vaticano entra a gamba tesa nelle vicende di 'ndrangheta.
A rivelarlo è il giornalista Lirio Abbate, sul numero de L'Espresso in edicola domani.
A rivelarlo è il giornalista Lirio Abbate, sul numero de L'Espresso in edicola domani.
Tutto avrebbe avuto inizio con un delitto compiuto del dicembre del 2009 a Taurinova, vicino all'Aspromonte. A perdere la vita fu diciottenne, Francesco, freddato da un sicario mentre si trovava ad una festa di compleanno. Ma il giovane non era un ragazzo qualsiasi: era figlio di Pasquale Inzitari, politico e imprenditore di Rizziconi arrestato un anno prima per concorso esterno in associazione mafiosa. Non solo: Inzitari avrebbe anche permesso alle forze dell'ordine di arrestare Teodoro Crea, vendendolo di fatto allo Stato. Per questo, l'omicidio pare trattarsi di una vendetta trasversale.
Ma c'è dell'altro. Di fronte all'omertà dei cittadini, gli inquirenti mettono sotto controllo i telefoni dei testimoni. Cinque giorni dopo il delitto, una di loro riceve un sms sul cellulare: "Ciao Angela, ti sei ripresa un po'?", vi è scritto. "Se vuoi qualcosa non farti problemi a chiedermela. Non preoccuparti: sappiamo chi è stato. A presto".
A inviare il messaggio è stato Giuseppe Francone, un giovane prete che, all'epoca, aveva 25 anni e affiancava il parroco di Rizziconi. Una volta letto l'sms, il padre di Angela chiama il sacerdote: vuole sapere chi siano i mandanti dell'assassinio. Il prete sostiene di conoscere i nomi, ma entrambi si accordano che è importante non dire niente a nessuno.
A quel punto, ricostruisce ancora Lirio Abbate, i magistrati convocano Don Francone per sapere le sue verità. A loro, lui racconta di aver "sentito alcune voci in parrocchia sui possibili autori del delitto che sono vicini alla famiglia Crea" e di aver presentato il problema in Curia.
Don Francone viene messo sotto controllo. I carabinieri registrano un'altra sua telefonata, questa volta in Vaticano. Il sacerdote chiede di parlare con la Segreteria di Stato e, da lì, si fa passare un ufficio di copertura dei servizi segreti del Santo Padre. A loro si presenta con un codice numerico e chiede di poter parlare con «monsignore Lo Giudice»: presenta un breve rapporto, sostenendo anche chequalcuno, tra gli 007 vaticani, potrebbe aver interferito con le indagini in Calabria. «L’unica cosa che mi hanno chiesto è che se acquisiamo informazioni di fargliele avere", spiega al suo interlocutore, pur garantendo che, prima di passarle informazioni ai magistrati vuole trasmetterle in Vaticano, in maniera tale che possano "lavorarle".
http://www.articolotre.com/2014/10/ndrangheta-e-chiesa-dietro-un-omicidio-calabrese-spuntano-gli-007-del-vaticano/
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