No, non è stata la primavera di São Paulo. Semmai dalla metropoli brasiliana è partita una lettera, un dispaccio inviato prima a tutto il paese, dalle spiagge di Bahia alla selva amazzonica di Manaus, e poi al mondo intero. I presunti miracoli dell’economia nazionale, il mito di uno sviluppo che porta regali per tutti e il motto patriottico sull’ordine e il progresso non incantano più, dice il brusco risveglio del Brasile. Ribellarsi è possibile. Con l’impeto di un fiume in piena che travolge ogni argine immaginato, dal sacro pallone alla brutalità della repressione, il Junho do Brasil ha invaso il centro e la periferia urbana di città consegnate dai governi progressisti alla voracità del grande business dei megaimpianti. E mentre le imprese di costruzioni ammassavano fortune, la gente comune affogava nel traffico congestionato e impiegava ore per andare al lavoro. Ammesso che avesse i soldi per pagare il biglietto esoso di un servizio pessimo. Il Brasile resta il campione delle disuguaglianze. La presunta pacificazione sociale, indispensabile alla crescita e alla stabilità, ha mostrato vistose e profonde crepe. Il gigante del Sudamerica s’è svegliato. Un risveglio indignato e travolgente, che ha sorpreso chi lo governa ma anche chi l’ha causato in modo così repentino. Nessuno può ragionevolmente prevedere cosa accadrà nei prossimi mesi, quelli che condurranno prima al mondiale di calcio e poi alle elezioni politiche. Le manifestazioni oceaniche hanno illuminato un malessere sociale profondo e mostrato potenzialità impensabili. Tentare di ripeterle con frequenza, e in modo sistematico, non farebbe che logorare e sfibrare la spinta creativa del movimento che potrebbe nascere. Il sogno di cambiare profondamente la società affonda le radici nella vita di ogni giorno. Noi, con questo piccolo dossier, proveremo di tanto in tanto a raccontarlo.
http://comune-info.net/2013/07/la-ribellione-nel-brasil-potencia/
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