E per testimonial un maiale arrosto
di Annamaria Manzoni
Non è facile trovare le parole: straziante è comunque la sensazione che deriva e colpisce allo stomaco, alla mente e al cuore davanti all’immagine (Repubblica, 01.11.2013): un maiale arrostito, disteso intero su un tavolo, con il muso in primo piano e il corpo legato da una corda che gli gira intorno. Immagine già di per sé insopportabile; ma non basta: un cuoco appoggia una mano sulla sua schiena, ma a farla da padrone con il suo valore aggiunto è un signore in abito scuro e camicia chiara, che gli pizzica la testa con le dita, piegandosi in avanti: sorride e guarda compiaciuto l’obiettivo. Neppure in un safari l’animale ucciso sarebbe proposto al fotografo con maggiore compiacimento per il proprio operato.
Operato che, in questo caso, al netto del disagio della caccia grossa che non era ovviamente necessaria perché gli allevamenti intensivi sono lì a rifornire, è tutto contenuto in una brillante idea del politico, lì solo per la pubblicità di ritorno. Si, perché di politico si tratta, l’onorevole (?) Roberto Giachetti, deputato in forza Pd, il quale ha deciso di interrompere lo sciopero della fame intrapreso per sollecitare l’abolizione del “Porcellum” in favore di un rivoluzionario ritorno al “Mattarellum”, in un modo davvero originale: una bella mangiata di porchetta allo Store Eataly, cosa che ha spiegato doversi interpretare come iniziativa goliardica.
La spiegazione era di fatto fondamentale, perché in sua assenza davvero niente avrebbe potuto far cogliere il benchè minimo accenno di spirito goliardico: non certo il povero corpo senza vita del maiale, disteso e legato, non il suo sguardo fisso che incrocia il nostro, in cui è concentrato, a voler ben vedere, tutto il male del mondo: l’oppressione, la sopraffazione, la violenza, l’ingiustizia, il predominio di chi è forte su chi non lo è, la prevaricazione, l’abuso, l’indifferenza, l’insensibilità.
Iniziativa goliardica? Cosa c’è di goliardico in questa situazione di ordinaria crudelissima normalità? E’ questo quello che pensa il deputato Giachetti? Davvero riesce a non cogliere l’indecenza contenuta nel suo comportamento? Ha “promosso una mangiata di porchetta”: ma come si è permesso? Una goliardata? Ma lo sa l’onorevole Giachetti che goliardiche erano le poesie medievali che cantavano l’amore, le donne e il vino e che gli scherzi goliardici degli studenti sono carichi di allegria e spensieratezza, sono chiassose esibizioni di gioia di vivere e inni magari un po’ sguaiati , frutto di giovanile entusiasmo?
Niente è più lontano da gioia e divertimento, bellezza e spensieratezza del cadavere del maiale, grossa mole senza vita, ucciso senza colpa ed esibito senza rispetto, umiliato nella indecente esposizione che vorrebbe essere giocosa e divertente e magari spot elettorale del politico che pensa così di presentarsi con credenziali da compagnone spiritoso, capace di alternare scelte autorevoli a tardo giovanilismi alla Amici Miei, con un buon richiamo alla pancia, in senso letterale, di un elettorato che da troppa serietà, si sa, potrebbe sentirsi annoiato. No, l’onorevole è anche uomo di mondo, e, nonostante l’aspetto, sa ridere e scherzare, sulla pelle altrui, bene accolto dalle sale del Food Store Eataly, catena in grande espansione che si autodefinisce “politicamente corretta, capace di unire ristorazione e cultura, sostenibilità e responsabilità”: per la cronaca, fu proprio il “patron” di questa catena, il signor Oscar Farinetti, in evidente ricerca di visibilità, a lanciare non più di tre mesi fa la proposta di una bella porchetta per tutti i suoi clienti nel momento dell’eventuale abolizione del porcellum. Nemmeno l’attenuante di un’idea estemporanea e poco felice, quindi, dietro l’iniziativa congiunta di politici e imprenditori, proprio questi che si pretendono rappresentanti del nuovo che avanza: al contrario, un’idea maturata a tavolino, pensata e soppesata. Ed evidentemente molto apprezzata. Bravi!
La foto meriterebbe di passare agli annali come icona di questi tempi e di questa classe politica che, a fronte dell’immobilismo con cui si pone di fronte alla grande questione degli animali, resta incapace, visceralmente, caparbiamente, disperatamente incapace di guardare alle cose della vita con un atteggiamento che sia almeno sfiorato dalla presenza di quelle predisposizioni che sono basilari per la costruzione di un mondo diverso, che parli di rispetto, senso di giustizia e perché no qualche volta anche di amore. No, non ne sono capaci. Ridanciani e superficiali, dietro l’abito scuro, non sanno nemmeno come si fa a intravedere di un animale l’incredibile ricchezza di vita di cui è portatore, l’originalità affascinante che sempre lo accompagna.
No, loro sanno solo immaginarlo morto, arrostito, a disposizione della pancia e della propria autopromozione: a dispetto di movimenti di opinione che, crescenti nelle dimensioni e nella determinazione, sempre più insistentemente vanno chiedendo un diverso modo di porsi nei confronti del vivente, degli uomini, degli animali, della natura, che riposizioni l’umano dove gli compete, accanto, non sopra, tutte le altre forme di vita.
Siamo allo spaesamento delle parole e delle idee, della morale, del buon senso.
Povera politica è questa che non sa guardare oltre e che non può interessare nessuno che abbia cuore un rivolgimento vero delle cose di questo mondo, perché ”senza la fine della violenza sugli animali, nessun progresso sarà mai tale, né la vittoria sul dittatore avrà valore se il nuovo vincitore ancora festeggerà con tavole imbandite con le solite vittime”. Nel pensiero dolente di quel maiale in carne ed ossa, che ha pagato con la vita tutte le meschinità umane.
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