Friuliani ostaggi del mais-mostro
In Friuli il 10 per cento dei terreni vicini a quello dove è stato seminato Mais Ogm risulta contaminato. L’annuncio choc è venuto dal comandante del Corpo Forestale dello Stato, Cesare Patrone, nel corso di una audizione in Commissione Agricoltura della Camera. Seminare Ogm, però, sarebbe proibito in tutta Italia. E ora che si fa?
di Monica Di Sisto
Il 12 luglio scorso è arrivato un Decreto interministeriale che, per rimediare al ceffone europeo, ha sancito il divieto di coltivazione di mais con sementi geneticamente modificate utilizzando un piccolo cavillo: fino all’adozione delle misure di emergenza di cui all’articolo 54 del Reg. (CE) N. 178/2002, ancora inattuabili sul territorio nazionale, ammette la possibilità che uno Stato membro adotti misure cautelari provvisorie. Eppure nessuna tra le istituzioni ha proceduto a distruggere sistematicamente le piante nate nel settembre scorso dalla semina illegale. Lo avevano provato a fare solamente i movimenti del Nordest, con azioni dimostrative avvenute nei mesi scorsi. “Stiamo andando incontro ad un vero disastro ambientale per la mancata assunzione di responsabilità nei confronti di una provocazione – ha denunciato la Coldiretti dopo l’ammissione del Corpo Forestale -. La situazione è gravissima con reale pregiudizio del valore e dell’identità del patrimonio agroalimentare non solo regionale. In ragione di ciò è necessario che l’amministrazione regionale del Friuli condivida al più presto un percorso comune e coordinato con i Ministeri della Salute, dell’Ambiente e dell’Agricoltura che hanno adottato il decreto anti contaminazione da Ogm, con gli enti di ricerca che ne hanno motivato la valutazione di rischio e con il Corpo forestale dello Stato che ha accertato l’avvenuta contaminazione in campo”.
In Europa, secondo il Rapporto del Servizio Internazionale per l’acquisizione delle applicazioni nelle biotecnologie per l’agricoltura (ISAAA) sullo Status globale della commercializzazione di coltura biotech/Ogm, sono rimasti solo cinque paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) a coltivare Ogm, con 129 ettari di mais transgenico piantati nel 2012, una percentuale irrisoria della superficie agricola comunitaria. Gli Stati Uniti continuano ad essere leader nella produzione di coltivazioni geneticamente modificate, con 69,5 milioni di ettari. Tra i Paesi in via di sviluppo, i 5 leader nel biotech sono la Cina, l’India, il Brasile, l’Argentina ed il Sud Africa, che coltivano il 46% delle colture biotech globali (78,2 milioni di ettari). Due nuovi paesi hanno piantato colture biotech per la prima volta nel 2012, si tratta del Sudan (cotone Bt) e di Cuba (mais Bt). L’Italia, come al solito negli ultimi tempi, retrocede da avanguardia dell’agricoltura di qualità a periferia colonizzata del pianeta. Nella distrazione generale.
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