martedì 1 maggio 2012

Cefalonia, spunta l'indagato 90enne

68 anni dopo, chiesto rinvio a giudizio.

 

 

 

 

 

Nella foto scattata da un ufficiale ellenico il 22 settembre 1943,le salme di soldati italiani fucilati.

Un nuovo indagato per la strage di Cefalonia, nel settembre '43, il peggior eccidio di militari italiani compiuto dai tedeschi nella seconda guerra mondiale. Oggi ha 89 anni ed è un ex caporale del 54esimo battaglione dei 'Cacciatori di montagna': lo ha identificato la procura militare di Roma, che ha concluso le indagini sul suo conto e ora si appresta a chiederne il rinvio a giudizio. Sorte analoga sarebbe toccata a un suo commilitone, che però nel frattempo è morto.
A oltre 68 anni dai fatti, dunque, è stata riaperta una delle vicende giudiziarie più lunghe e controverse del dopoguerra, che si è trascinata per decenni tra assoluzioni ed archiviazioni e è finita, a parte la condanna 'simbolica' inflitta dal tribunale di Norimberga al generale Hubert Lanz (12 anni, ma ne scontò solo tre), in un nulla di fatto. Controversa anche la ricostruzione storica di quell'episodio e il bilancio finale delle vittime, oscillato a lungo da un minimo di 5.000 ad un massimo di oltre 10.000, in pratica l'intera Divisione Acqui, e poi ridimensionato drasticamente: secondo gli studi più recenti e le conclusioni dello stesso consulente tecnico della procura militare, Carlo Gentile, nell'isola greca morirono circa 2.300 militari, un quarto in combattimento e gli altri fucilati dopo la resa; altri 1.500 affogarono nei naufragi delle navi con cui venivano deportati.
ARCHIVIAZIONE PER STEFFENS E WERNER. In ogni caso, una strage senza colpevoli. Almeno finora. All'incriminazione dell'ex militare tedesco, il procuratore Marco De Paolis è giunto nell'ambito dell'inchiesta a carico di Otmar Muhlhauser, l'ex ufficiale morto nel luglio 2009 mentre era in corso l'udienza preliminare nei suoi confronti. Dalle indagini su Muhlhauser, che è stato l'ultimo imputato per la strage di Cefalonia, emersero in un primo momento dei sospetti nei confronti di altri due soldati della Wehrmacht, Gregor Steffens e Peter Werner, anch'essi quasi novantenni. Nei loro confronti, però, si è appreso il 13 febbraio, il gip militare ha disposto l'archiviazione, su richiesta dello stesso pm, ritenuto che non è stato trovato «alcun riscontro all'ipotesi accusatoria inizialmente prospettata» e che, dunque, «non sussistono elementi per ritenere che i due abbiano concorso all'uccisione di militari italiani in Cefalonia e Corfù».
RINVIO A GIUDIZIO PER IL CAPORALE DEL 54ESIMO BATTAGLIONE. Discorso diverso per il caporale del 54esimo battaglione 'Cacciatori da montagna' di cui il pm De Paolis è pronto a chiedere il rinvio a giudizio: gli inquirenti riterrebbero di avere le prove della sua partecipazione «materiale» a uno degli ultimi atti dell'eccidio di Cefalonia, cioé la fucilazione «di circa 73 ufficiali» italiani - e forse dello stesso comandante della Acqui, il generale Gandin - che sarebbe avvenuta nei pressi della tristemente nota 'Casetta Rossa' (dove però, secondo gli storici, gli italiani uccisi furono 136 o 137). Sembra che l'anziano ex nazista abbia a suo tempo ammesso la circostanza, anche se ora respinge le accuse.
ACCUSATO DI CONCORSO IN VIOLENZA CON OMICIDIO. L'uomo è accusato di «concorso in violenza con omicidio continuato commessa da militari nemici in danno di militari italiani prigionieri di guerra», un reato aggravato da una serie di circostanze, tra cui quelle di aver commesso il fatto «con premeditazione», «per motivi abietti», «adoperando sevizie e crudeltà verso le vittime». Nel capo di imputazione si parla di un crimine commesso «asseritamente dando esecuzione ad un ordine direttamente proveniente dal Fuhrer e con il quale si disponeva, inizialmente, l'uccisione di tutti i militari italiani che 'avevano prestato resistenza attiva o passiva o che si erano uniti al nemico', in quanto traditori dell'alleanza tra la Germania e l'Italia». L'attuale indagato, in particolare, avrebbe concorso, «anche partecipando materialmente alle operazioni di fucilazione, alla uccisione di circa 73 ufficiali italiani... aventi lo status di 'prigionieri di guerra', essendo nel frattempo intervenuta la resa delle truppe italiane nei confronti delle forze armate tedesche».

Resti delle salme di militari italiani sottoposti ad esecuzione sommaria il 22 settembre 1943.

Cefalonia fu «il primo atto della Resistenza, di un'Italia libera dal fascismo»

Nel caos dell'8 settembre '43, il generale Antonio Gandin, comandante della Divisione Acqui, cercò in ogni modo di trovare una strada che consentisse di salvare al tempo stesso l'onore - rifiutando il disarmo - e la vita dei suoi «figli di mamma», evitando una battaglia che giudicava persa in partenza. Le trattative con i tedeschi proseguirono così fino alla notte del 14 settembre quando Gandin, con una sorta di 'referendum', chiese direttamente ai militari della Divisione cosa volessero fare. Scelsero di «combattere, piuttosto di subire l'onta della cessione delle armi», come disse nel 2001 Carlo Azeglio Ciampi, secondo cui Cefalonia fu «il primo atto della Resistenza, di un'Italia libera dal fascismo».
I bombardamenti degli Stukas cominciarono la mattina del 15 settembre. Il 22 la Acqui si arrese. La vendetta tedesca fu spietata e senza alcuna giustificazione. Testimoni raccontano di fucilazioni di massa di prigionieri. Gandin fu fucilato il 24 settembre, insieme al suo Stato maggiore. Molti cadaveri furono bruciati e gettati in mare.
QUASI 60 ANNI DI ARCHIVIAZIONI. Dal punto di vista giudiziario, a questa strage corrisponde uno dei più clamorosi casi di giustizia negata che si ricordi: l'unica condanna resta quella a 12 anni inflitta dal tribunale di Norimberga al generale Hubert Lanz, che ne scontò solo tre. In Italia, nel 1957, il giudice istruttore militare assolse alcuni ufficiali italiani, accusati di aver fomentato nella truppa la rivolta contro i tedeschi, circostanza che avrebbe portato al massacro. Sempre nel '57 e poi nel 1960 si chiuse con un nulla di fatto il procedimento a carico di 30 militari tedeschi: un risultato su cui, secondo la maggioranza degli storici, pesò la volontà politica del governo italiano di non ostacolare il processo di ricostruzione della Germania e delle sue forze armate in un periodo in cui la Nato ne aveva bisogno. Nel 1964 venne aperta un'inchiesta anche in Germania, in seguito a materiale fornito da Simon Wiesenthal, il 'cacciatore di nazisti', ma la procura di Dortmund quattro anni dopo archiviò.
PRESCRITTO L'OMICIDIO DI GANDIN. Quelle stesse indagini furono riaperte nel settembre 2001: l'attenzione venne concentrata sull'operato di sette ex ufficiali della Wehrmacht. La posizione di uno di questi, il sottotenente Otmar Muhlhauser, capo del plotone di esecuzione che fucilò Gandin, venne stralciata: gli atti passarono alla procura di Monaco che nel settembre 2007 dichiarò prescritto il reato a carico dell'imputato, non trattandosi - secondo il magistrato - di un omicidio aggravato, ma 'semplice'. L'8 marzo 2007 anche la procura di Dortmund ha archiviato l'inchiesta aperta nel 2001 a carico degli altri sei ex ufficiali tedeschi.
INDAGINI RIAPERTE NEL 2009. Dopo queste archiviazioni le figlie di due delle vittime di Cefalonia, Marcella De Negri e Paola Fioretti, hanno presentato un esposto chiedendo di riaprire l'inchiesta. La procura militare di Roma (che non aveva avviato nuove indagini dopo il ritrovamento del fascicolo su Cefalonia nell' 'armadio della vergogna', nel 1994, proprio perché il fatto era stato già giudicato nel 1957) apre un fascicolo e, il 2 gennaio 2009, chiede il rinvio a giudizio nei confronti del solo Muhlhauser, che però muore nel luglio successivo e il procedimento viene archiviato.
IL NUOVO INDAGATO A 90 ANNI. Proprio dall'inchiesta Muhlhauser, però, emersero dei sospetti nei confronti di altri due soldati della Wehrmacht, Gregor Steffens e Peter Werner, che furono entrambi iscritti nel registro degli indagati: nell'ottobre 2010, il gip del tribunale militare archiviò il procedimento a carico di entrambi, su richiesta della stessa procura, per l'assoluta mancanza di riscontri «all'originaria ipotesi accusatoria». Adesso, la partita giudiziaria si riapre, con un nuovo indagato novantenne di cui la procura si accinge a chiedere il rinvio a giudizio.

http://www.lettera43.it/attualita/39671/cefalonia-spunta-l-indagato-90enne.htm 

 

 

 

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