di Nello Ajello, la Repubblica, 15/02/2012
Il saggio di Mirella Serri sui rapporti della polizia segreta.
Di Luchino Visconti si precisa la sua omosessualità e anche i De Filippo erano spiati.
Nugoli di spioni, incaricati dai governi democristiani, assediano gli
intellettuali italiani in un clima teso e cronisticamente impegnativo.
E' questo lo spettacolo al quale ci invita il saggio di Mirella Serri, Sorvegliati speciali,
appena uscito da Longanesi. L'autrice, che da lungo tempo segue i fasti
- e soprattutto i nefasti - dei maîtres-à-penser della sinistra
italiana, tra rivelazioni veementi e a volte tardive, ha trovato ora un
terreno di prima mano sul quale fondare il proprio lavoro: mi riferisco
all'apertura degli archivi del ministero degli Interni. Ciò ha offerto
alla libera ispezione degli studiosi - fra i quali, con ammirevole
tempismo, l'autrice - uno scrigno traboccante di curiosità e di motivi
di meditazione, specie su quella fase nevralgica del nostro dopoguerra
che fu la guerra fredda.
Nulla, infatti, come questi brani di letteratura poliziesca può
restituire al lettore i segni del tempo, offrendone un'immagine
istintiva e, in fondo, sofferta. Non avrebbe senso figurarsi dei segugi
di regime dotati d'ironia. E infatti, rileva la scrittrice, i rapporti
elaborati da questi «detectives all'italiana», operanti soprattutto
negli anni tardi Quaranta e Cinquanta, sono «talvolta ingenui, spesso
sgrammaticati, quasi sempre rozzi».
Ma proprio per questo li si gusta con sorpresa. I loro "elaborati"
derivano da ciò che a buon diritto può considerarsi una "scuola", e per
giunta (a quei tempi) recente: quella che aveva imperato sotto il
fascismo - o meglio si direbbe: sotto "i fascismi" - nel coniugare gli
eventi ad uso del pubblico. Si capisce subito che il personale
incaricato di svolgere quei programmi è rimasto immutato, al punto che
su certi brani di prosa sembra stamparsi un marchio inconfondibile.
Quando si legge che a una determinata mostra d'arte allestita a Roma
sotto l'egida del Pci è presente «un gruppo di osannanti signore e
signorine che posano a sinistrorse», che lo scenario mostra la «perfida e
criminosa finalità» di «infangare» l'immagine del Paese, l'ereditarietà
risulta basilare. Un'altra circostanza mnemonica s'impone in tema di
costume: l'insistenza sulla privata biografia dei personaggi sui quali
"vigilare". A proposito di un gallerista di sinistra, il gendarme
avverte trattarsi di «un individuo scorretto, il quale mena vita
disordinata e ha bisogno di notevoli mezzi finanziari che si procura
senza eccessivo scrupolo».
Di un antropologo di larga fama, Ernesto De Martino, l'informatore
rivela - nell'atto stesso, racconta Mirella Serri, di schedarlo «come un
pericoloso sovversivo» - che «convive more uxorio con una signora dopo
essersi separato della legittima consorte». Di un altro soggetto targato
come progressista, Lidia De Grada, sorella di Raffaele, consigliere
della Rai, si precisa che «da dieci anni convive maritalmente» con il
pittore Ernesto Treccani, rampollo di famiglia celebre e dedito
professionalmente - così rileva un altro segugio - «a un realismo dagli
accenti nazional-popolari».
Su Luchino Visconti - ma qui siamo su un terreno molto arato - si
precisa che, «notoriamente affetto da omosessualità», «esercita una
forte influenza su giovani attori e registi, orientandone molti dalla
sua parte politica», e in specie si cita Gassman. Quanto ai De Filippo,
con particolare riguardo ad Eduardo e alle sue tendenze di sinistra, gli
spioni si esibiscono con scrupolo. Anche qui la loro insistenza viene
da lontano: di rado, in era fascista, una famiglia di artisti era stata
seguita con tanta abnegazione in ogni manifestazione di un ilare
dissenso condito da battute travolgenti. Ora la sorveglianza degli
agenti più o meno speciali ha mutato segno (ma, si potrebbe aggiungere,
soltanto un po').
Non mancano iniziative dal sapore più minuto, cioè le ispezioni
effettuate per la proiezione non autorizzata di documentari in gloria
dei progressi dell'Urss. L'epidemia viene colta con scupolo dagli
informatori, le cui denunce riguardano piccole località e ignoti
propagandisti. E' il caso di tale Raffaele Di Pietro da Scoglitti,
frazione di Vittoria (Ragusa), il quale proietta, per 25 compaesani una
serie di filmine, s'immagina edificanti, sul «teatro degli animali» e
sul «teatro dell'agricoltura», ambientate (si prosegue nell'immaginare)
in Urss. In Ancona e provincia, schermi allestiti «all'interno di
abitazioni di indigenti simpatizzanti del Pci» si riempiono di vicende
riguardanti il socialismo reale, mentre nella periferia di Roma va in
scena con successo il film Mamme e bimbi in Unione Sovietica. Non
di rado gli spettacolini sono allietati dall'offerta di dolciumi. In
ciascuno di questi scenari di propaganda fa comunque irruzione la forza
pubblica, trainata dai "mattinali" dei detectives. Vengono inflitti
sequestri e multe, a volte anche in deroga del «parere contrario del
pretore». Il che induce anche modesti proletari a considerarsi degli
eroi.
Sta di fatto che, dal grande al piccolo, l'impegno degli agenti di
regime ha l'inconveniente di tramutarsi spesso in un boomerang: ecco la
sensazione che percorre il testo di Mirella Serri. La quale - nel
descrivere la tattica adottata dai "sorvegliati speciali" e del partito
cui fanno capo - si riferisce alla «tecnica basilare del judo:
assecondare la spinta violenta dell'avversario per volgerla a proprio
favore».
Il successo riscosso dal Pci fra gli intellettuali, e la stessa egemonia
culturale ad esso proverbialmente riconducibile, vanno ormai
riesaminati in un¿ottica sportiva? Ecco l'invito che, nelle sue pagine
più godibili, questo libro rivolge al lettore.
Mirella Serri
(dagospia)
http://ilmiolibro.kataweb.it/booknews_dettaglio_recensione.asp?id_contenuto=3728210
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