Casaleggio su Wired: il M5S ha perso le elezioni... di proposito!
Alle amministrative abbiamo voluto perdere. Così parlò Casaleggio.
Era tutto previsto, abbiamo voluto perdere. Avremmo potuto prendere più voti aumentando il numero di liste, potevano essere il quadruplo, tante erano le richieste arrivate. Ma abbiamo preferito affrontare le elezioni solamente con le liste radicate sul territorio da almeno un paio di anni; quelle che si erano proposte non lo erano".
Questo spiega perché a Catania o a Siracusa la lista locale a Cinquestelle, radicata lì da almeno un paio d’anni, ha portato a casa il 3 o 4% dei voti mentre tre mesi prima, alle politiche, nelle stesse città lo stesso movimento aveva rastrellato il 30% e oltre.
La perdita secca di 300mila voti al Comune di Roma (politiche 450mila, amministrative 150mila) nel giro di novanta giorni, era voluta. Pianificato a tavolino, preordinato e perseguito con un’abilità che lascia senza parole. Nessuno stratega politico al mondo, credo nemmeno i grandi gestori delle campagne presidenziali americane con le loro vagonate di miliardi di dollari a disposizione, sono mai riusciti ad ottenere risultati così sorprendenti.
In effetti, devo confessare che non c’ero arrivato. Ho sempre pensato, e ne ho scritto criticamente più di una volta, che il catastrofico risultato del Movimento di Grillo e Casaleggio fosse dovuto alla demenziale prova dei grillini in occasione del ventilato - e poi abortito - tentativo di Bersani di ottenere il via libera per un governo di minoranza PD-SEL con la provvidenziale (ma sicuramente non gratuita) uscita dall’aula del M5S al momento della fiducia.
Tutto sbagliato. Casaleggio aveva pianificato la sconfitta che, essendo pianificata, non può nemmeno essere chiamare sconfitta; casomai ritirata strategica, riposizionamento tattico, arretramento momentaneo propedeutico all’assalto finale.
Casaleggio è indubbiamente unico; un personaggio che assomma in sé le doti precognitive di unNostradamus (ricorderete che il Nuovo Ordine Mondiale prenderà il via esattamente il 14 agosto 2054, giorno del centenario della nascita del Casaleggio medesimo) con la sottile abilità ricamatrice di un Richelieu; la spietata fermezza di un Metternich con la potenza devastatrice (per ora in fieri) di un Tamerlano (o era Gengis Khan?).
Ma, continua l’ideologo obscuro del Movimento,chissenefrega delle amministrative: "Andare al governo è l'unica cosa che conta" e, trascrive l’intervistatore (un texano che abitualmente scrive, forse non a caso, di fantascienza), "ci andremo da soli anche grazie alla disgregazione che stanno vivendo per motivi diversi le altre forze politiche". “Quindi con il 51%?” chiede il texano. "Sì".
Lapidario ed entusiasmante (versione Cinquestelle). Lapidario e agghiacciante (versione non Cinquestelle). Lapidario e farneticante (versione cinico-dubbiosa). Lapidario e mussoliniano (versione storico-critica). Lapidario e rinfrescante (inserto pubblicitario).
"È l'unico a dire le cose belle che la maggior parte degli elettori di norma vorrebbe sentire", scrive Bruce Sterling. Tipo che ci sarà una terza guerra mondiale di vent’anni fra l’Occidente (ovviamente libero) e l’Oriente (ovviamente malvagio), con la distruzione dei monumenti simbolo e l’uso di armi batteriologiche; con mari che si innalzeranno di 12 metri e la popolazione umana che passerà da 8 miliardi a 1 (ergo: sette miliardi di morti); che l’unico a salvarsi (ma non si sa come) sarà il nuovo ordine mondiale capace (ma non si sa come) di abolire le religioni (grande!) e le società segrete (figo!). E che poi tutto andrà bene, perché i novelli Adamo ed Eva avranno una rete, non una mela, a cui aggrapparsi. E tutta l’umanità vivrà in piccole comunità (come adesso) collegate dalla rete che dà ad ognuno la sua identità. Ma chi non si adegua (alla rete) è out, fuori, espulso. Senza identità: Extra Retem nulla salus.
Sono le “cose belle” che tutti vorrebbero sentirsi dire. È per questo che noi tutti lo avremmo votato. Ma lui non ha voluto. Ha voluto perdere, mannaggia. Come tutti i geni anche Casaleggio è un po’ incompreso, finché in vita. Poi, dopo, chissà.
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