La scomparsa dell’ex amministratore del Toro e presidente Figc: il ricordo degli ex granata e dei dirigenti calcistici
TORINO. Torino, la sua Torino, il suo Torino piangono Luciano Nizzola, una colonna del calcio azzurro e granata. Nessuna parola di circostanza nei ricordi di chi lo ha conosciuto amministratore delegato del Toro e presidente della Figc. Competenza e signorilità i denominatori comuni nelle parole spezzate dallo stupore di chi non può credere che, nonostante gli 89 anni, possa volare via un pezzo così importante del calcio italiano. Ezio Rossi è uno di quei ragazzi del Filadelfia che Nizzola ha visto crescere e di cui ha assistito il debutto in serie A: «Un uomo dalla classe eccezionale – ricorda il centrocampista granata che è stato anche allenatore del Toro – e dalla compostezza che oggi nel calcio moderno non esiste quasi più. Ricordo la sua pacatezza e il suo equilibrio, dote fondamentale in un dirigente di calcio. E poi un tifoso del Toro vero, aveva a cuore noi ragazzi e aveva a cuore qual Toro, forse l’ultimo vero Toro che i tifosi hanno visto». In più, un’azione dirigenziale vissuta in un periodo unico della storia del calcio italiano: «Erano gli anni di Platini, Maradona, Zico, quando l’Italia del pallone era al centro dell’Europa se non del mondo. E lui fu in grado di far competere alla pari un Toro forte e tecnico».
Gli fa eco Silvano Benedetti che ha conosciuto Nizzola al Toro prima durante il suo periodo al Filadelfia e poi in Nazionale: «Una perdita gravissima. Ero giovanissimo quando lui approdò al Toro e quello che ricordo è l’attenzione speciale che aveva per noi del Fila: sapeva che la forza del Toro era il vivaio e per tutti noi era come un secondo padre, sempre pronto all’incoraggiamento e ad esprimere une bella parola. L’ho poi ritrovato in azzurro, era una persona speciale e cordialissima». Di quel Toro degli anni ’80 Renato Zaccarelli era l’ultimo superstite dello scudetto del ’76 e da capitano il ricordo è ancora più struggente: «Insieme a lui ho vissuto stagioni stupende in granata: inutile ribadire che la persona era eccezionale tanto che anche dopo la fine della mia carriera da giocatore siamo rimasti in contatto ed eravamo legati da sincera e profonda amicizia. Mi piace però ricordare però anche le sue competenze dirigenziali, la sua moderazione sabauda e soprattutto la serietà ed il rigore etico con cui ha sempre portato avanti il suo ruolo».
«Una persona d’equilibrio, un saggio, un uomo che non è mai sceso a compromessi», lo ricorda Beppe Dossena. «Ho un bellissimo ricordo lui. Resterà sempre legato ai miei anni migliori, con lui avevo un rapporto stupendo anche perché era davvero impossibile non andarci d’accordo».
Commosse anche le parole di Giorgio Bresciani, all’epoca in Primavera: «Con lui se ne va l’ultimo emblema di quel Toro, del Toro dei Radice, dei Vatta, del dottor Bonetto. Una tristezza infinita: il sabato non perdeva una partita della Primavera, aveva un’eleganza e una classe che si sposavamo benissimo con un’innata umiltà». Un ricordo emozionato è anche quello di Mauro Foschia, attuale presidente del Comitato regionale di calcio che conobbe Nizzola in occasione dei festeggiamenti per il centenario della Figc nel 1998: «Io ero un piccolo dirigente locale e lavorai con lui e il suo gruppo. Nonostante fosse il presidente della Figc non c’è mai stato un attimo in cui mi abbia fatto sentire in soggezione: aveva una naturale sensibilità umana ed inoltre si sentiva che amava Torino e si sentiva da come parlava della sua terra che era un piemontese vero».
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