di Michela Bompani
Aveva 84 anni, avvocato e docente universitario, fu anche parlamentare
Se ne è andato il sindaco che ha fatto rinascere Genova. Si è spento a 84 anni Giuseppe “Beppe” Pericu, avvocato amministrativista, politico, professore universitario, è stato per due volte sindaco della città, dal 1997 al 2007. Venne eletto, succedendo a Adriano Sansa, raccogliendo una città nel pieno della crisi postindustriale, ovvero in una crisi d’identità, prima che economica, cruciale. Da tempo malato, era assistito dalla Gigi Ghirotti, si è spento nella sua casa, circondato dai familiari. I funerali si svolgeranno mercoledì nella chiesa di Sant'Antonio di Boccadasse, alle 10.
E l’ha accompagnata, con scelte sempre determinate, mai scontate e finalmente ambiziose, con il suo sguardo tranquillo, ma fermissimo, sulla sua nuova strada. “Il nostro scopo é quello di rendere la nostra città vivibile e desiderabile in modo da confortare chi vuole restare e attrarre chi pensa di venire – diceva nel 2004 - del resto avevamo poca scelta dopo l'uragano. Penso al disastro a cui abbiamo assistito tra gli anni Settanta e gli anni Novanta: fabbriche chiuse, la morte della vecchia industria e del vecchio porto. Sia i miei predecessori, sia io, ci siamo dovuti porre il problema sul da farsi''.
Pericu però non si è solo posto il problema, ma, senza tanti proclami sul fare, ha fatto. Non rispondendo alla pancia degli elettori e neppure alle strategie finanziarie, ma intuendo come trasformare la crisi in motore propulsore per una nuova fioritura sostanziale, non superficialmente meravigliosa. “E’ difficile – diceva – ma è essenziale” e così, con quell’ostinazione che forse aveva ereditato dal suo papà sardo, portava pezzi di città al di là del guado. Finché alla fine dei due mandati era riuscito a portare al di là della crisi quasi tutta Genova. E non a caso Pericu ha scritto un libro, uscito per Donzelli, “Genova nuova”, scritto a quattro mani con il suo portavoce negli anni di Tursi, Alberto Leiss, che racconta la città, anche in dialogo con il grande architetto Renzo Piano.
Pericu lascia due figli, Andrea, avvocato, e Silvia, architetto e cinque nipoti: l’adorata moglie, Carla Ghisleri, è scomparsa nel 2011, a non molta distanza da un suo caro amico, e suo assessore strategico proprio nella regia della svolta urbanistica di Genova, Bruno Gabrielli. Pericu ha studiato a Genova, al liceo classico Vittorino da Feltre, e poi a Giurisprudenza, con una tesi in Diritto amministrativo, materia che insegnerà sia all’ateneo di Genova, sia alla Statale di Milano. Nel 1994 è entrato in Parlamento, eletto deputato nelle file del Psi, è stato membro della Commissione speciale Napolitano per la riforma del settore Radio Televisivo e della Commissione Affari Costituzionali.
Pericu non è stato solo il sindaco della svolta economica, sociale, vocazionale di Genova, ma anche politica: perché di fatto, è stato il primo sindaco dell’Ulivo, è stato lui del resto a presiedere anche a Genova, a Palazzo San Giorgio, nel 2007, la fondazione del Partito Democratico, in cui sfociarono le due anime, di sinistra e centrista, dei Ds e della Margherita. Il suo essere uomo di centrosinistra è sempre stato filtrato dal rigore di essere uomo di legge più che di ideologia, di pragmatismo amministrativo più che di strategia politica.
A Palazzo Tursi entra per la prima volta il 30 maggio 1997, eletto al ballottaggio con il 51,5% dei voti, battendo di poco Sergio Castellaneta, e la sua lista civica di centrodestra, che si erano fermati al 48,5%: “una vittoria che sembra quasi una sconfitta” aveva commentato, con la sua ironia pragmatica, Pericu. Il secondo mandato gli viene consegnato con ancora più forza dai genovesi che lo rispettano e lo stimano, quando il centrosinistra tocca il 60,3% dei voti e viene rieletto. Quando nel 1997 entra in via Garibaldi, l’atmosfera è grigia e la città boccheggia: “La disoccupazione a Genova era altissima, chiudevano le fabbriche perché c’erano stati mutamenti nella tecnologia produttiva e questa situazione sociale era difficile -ha ricordato quegli inizi - ci sentivamo emarginati, in una fase di decadenza che sembrava senza uscita. Il G8 ci riportò all’attenzione e si consentì di iniziare un processo di rinnovamento che poi diede vita a un’altra fonte di ricchezza, l’economia turistica”. E infatti Pericu volle con determinazione che il vertice fosse ospitato a Genova e per sempre il sindaco del G8 del 2001 che ha ricordato non più tardi della scorsa estate, in occasione del ventennale: “Non mi sono mai pentito di aver ospitato il G8”, ha sempre detto, proprio per il rilancio mondiale cui aveva portato la sua città.
E Pericu ha costruito e guidato la consacrazione del 2004, in cui Genova è stata capitale europea della Cultura, costruendo un comitato scientifico, che presiedeva, che ha superato il localismo e ha messo in campo, declinando su temi sostanziali, le eccellenze della città, convincendo innanzitutto i genovesi del valore oggettivo della propria storia e del tessuto culturale, non solo antico. Fu Pericu a voler al suo fianco, per l’arte contemporanea, riportandolo a lavorare a Genova, il grande critico Germano Celant, anch’egli scomparso poco tempo fa. Ed è Pericu che riesce a coinvolgere il grande architetto Renzo Piano, genovese che, dopo l'Expo del 1992, lavorava e progettava altrove. Due eccellenze internazionali che Genova, semplicemente, aveva dimenticato di riconoscere.
E proprio nell’anno della capitale europea, Pericu ha capito che si poteva spingere ancora: e nel 2007 è arrivato il riconoscimento mondiale di Patrimonio Unesco per il sistema dei Palazzo dei Rolli, una candidatura difficile da costruire e da sostenere e che invece, proprio per la sua qualità e unicità, ha portato Genova ad ottenerla. E fa quasi sorridere, in tempi di fuochi d’artificio, tappeti rossi, slogan e giochi di luci, quella cerimonia così sussurrata, in via Garibaldi, sotto un filo di pioggia, quando il vicepresidente del consiglio dei ministri e ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Francesco Rutelli e il sindaco Pericu, la mattina del 20 gennaio 2007, scoprirono la targa “Genova: le Strade Nuove e il sistema dei Palazzi dei Rolli”, sul lato destro di Palazzo Tursi, sede del Comune. Una cerimonia che però consente oggi a Genova di porsi sullo scacchiere internazionale delle capitali Unesco.
La città della Cultura, del Turismo culturale e di qualità, dell’offerta culturale che va avvicinata il più possibile prima ai cittadini e poi agli ospiti non solo è nata con Beppe Pericu, perché l’ha intuita, ma perché le ha dato fondamenta così solide visto che su di esse oggi Genova può addirittura pensare di reggersi. E’ il suo assessore Luca Borzani, alla Scuola nel primo mandato, e poi ai Musei, nel secondo mandato, che trasforma le gallerie civiche da sonnacchiose infilate di sale polverose, in luoghi aperti, dove non c’è nulla di male ad organizzare spettacoli teatrali e concerti, aperti di sera, motori di iniziative aperte alla cittadinanza, sempre più coinvolta, accolta da un patrimonio che non conosceva e che comincia ad amare e a sentire come proprio. E nasce da quel progetto la costruzione del motore culturale in cui proprio Borzani trasformerà nei decenni successivi Palazzo Ducale.
Una vita, quella di Pericu, contrappuntata di riconoscimenti e di incarichi prestigiosi: nel 2005 ha ricevuto la laurea honoris causa in Scienze Giuridiche all’Università di Bologna, nel 2006 la Florida International University gli ha consegnato il Fiu Medallion. Dal 2008 al 2013, è stato membro del cda di Cassa Depositi e Prestiti, mentre nel 2018 si dimise, dopo due anni, da membro del cda di Banca Carige. Dal 2013 è stato stato presidente dell’Accademia ligustica di Belle Arti, dal 2015 al 2018, presidente del Conservatorio Niccolò Paganini e dal 2012 era membro del Comitato esecutivo dell'IIt. E oggi Genova piange uno dei suoi padri più nobili.
https://genova.repubblica.it/cronaca/2022/06/13/news/se_ne_andato_giuseppe_pericu_sindaco_per_due_volte_della_genova_nuova-353713909/
Dalema71
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