LA SMURAGLIA CHE DIVIDE IL PD - ALLA FESTA DELL’UNITA’ DI BOLOGNA, IL PRESIDENTE DELL’ANPI CARLO SMURAGLIA DEMOLISCE LA RIFORMA DI RENZI: “COSTITUZIONE STRAVOLTA” - E MATTEUCCIO FA UN'ALTRA GIRAVOLTA SUL REFERENDUM: “IO VADO A CASA SOLO SE SFIDUCIATO” - JENA: "O PARTIGIANO PORTALO VIA CHE MI SENTO DI MORIR"
1. BELLA CIAO
Jena per “la Stampa”
O partigiano portalo via che mi sento di morir
2. SCONTRO SMURAGLIA-RENZI
Michele Smargiassiper “la Repubblica”
“Stravolgimento delle regole fondamentali della Costituzione”: il partigiano parte duro. “Io rispetto l’Anpi, ma rispettiamo la verità”, il premier ribatte a tono. L’incontro che spacca la sinistra è iniziato, il tifo esplode e sarà infuocato.
Finirà un’ora e mezza dopo senza un vero vincitore, con un arrivederci alle urne del referendum sulla Costituzione, dopo un duello che ha tentato davvero di parlare della riforma: “Non siamo qui per decidere delle sorti di un governo”, assicura Carlo Smuraglia, il presidente dell’Anpi del No,
“Qui non c’entra niente la legge elettorale”, aggiunge Matteo Renzi il premier del sì. “Una modifica della Costituzione è sempre ammissibile ma se c’e qualcosa che stravolge quello spirito noi siamo obbligati a schierarci in difesa della Costituzione” insiste il primo. “Si può votare sì. Si può votare no. Ma dire che è in gioco la democrazia è una presa in giro nei confronti degli italiani”, ribatte il secondo.
Tremila persone sotto la ragnatela di tubi del Palanord che non protegge da una minacciosa pioggerellina intermittente, sedie occupate da ore. Ben pochi qui che non siano già convinti di dove metteranno la croce sulla scheda, ma la posta mediatica è alta, e anche se le regole di ingaggio concordate escludono interventi dal pubblico, Gad Lerner nel ruolo dell’arbitro chiede di “evitare schiamazzi”, ma il pubblico in sala non ci sta, la posta è troppo alta, questa è gente che alla politica ci crede ancora, scalpita, rimbecca, contesta, è la curva partigiana la più agitata e Renzi finirà spesso interrotto da bordate di urla, “Vai a casa!”,
“Con tutto il rispetto, come dice la Costituzione, fino a quando c’è una maggioranza parlamentare io resto”. Non aveva detto un’altra cosa? “Tutto il Pd mi ha chiesto di accantonare questo argomento. Ai tanti italiani che non mi sopportano e preferiscono avere al potere Grillo o Salvini dico quel che penso del referendum, quel che penso sia giusto fare dopo lo tengo per me”.
Il Pd ha fatto le cose per bene, come nelle grandi occasioni, ha convocato i 300 comitati per il Sì da tutta la regione, nulla è lasciato al caso, anche la gestione della sala è accurata, centoventi posti (le quattro prima file) riservati nominativamente a dirigenti funzionari e amministratori di ambo le parti, subito dietro militanti pd con bandiere magliette “basta un Sì” e partigiani con fazzoletto e spilla del No, equamente distribuiti. “Io parto svantaggiato nel senso che vado in casa loro - ammette Smuraglia prima dell’incontro - ma non sono preoccupato.
In Emilia abbiamo qualche amico anche noi…”. Siamo alla Festa dell’Unità del Pd post-ideologico, sì, ma questa è anche l’Emilia di Fischia il vento e chi ha qualche rossa primavera sulle spalle come la maggioranza dei presenti se lo ricorda ancora. Tre ore prima del fischio d’inizio un piccolo corteo di partigiani veneti in formazione da 25 aprile percorre i viali della Festa intonando Bella ciao. Incurante delle diplomazie, lo stand dell’Anpi esibisce un cartellone “vota No” e distribuisce spillette, lo speaker saluta “i compagni dell’Anpi”.
Ma Renzi ha già definito fin dalla mattina, anzi da Unomattina, il framing in cui vuole incorniciare l’incontro, scansando il rischio dello schema partigiano contro boyscout, nonno contro nipote: e lo schema è, voi siete il passato, tante grazie, io sono il futuro. “Ringrazierò i partigiani per quello che hanno fatto settant’anni fa, vorrei scrivere la storia dei prossimi anni”. Smuraglia rivendica all’Anpi il ruolo di “erede a pieno titolo dei valori della Resistenza, è questo che rende vana la conta dei partigiani vivi e di quelli morti”, e Renzi gliene cita uno vivo, Germano Nicolini “Diavolo”, “al quale non sto simpatico ma che vota sì. I vostri valori sono i nostri, la prima cosa che feci da sindaco di Firenze fu iscrivermi all’Anpi”.
Ma della riforma elettorale alla fine tocca parlare, Smuraglia: “Il dubbio che viene è questo, se chi ha vinto diventa padrone della Camera e non ha il Senato come contrappeso è doppiamente grave”. Renzi: “Sono davvero pronto a discutere di legge elettorale, ma non ci prendiamo in giro, la riforma non tocca nessun peso e contrappeso, chi ha paura del ballottaggio ha paura degli elettori e chi ha paura degli elettori ha paura della democrazia. Le forze dell’opposizione che gridano fascismo e fine democrazia per il ballottaggio, se hanno delle vere proposte le dicano”. “Liste bloccate!” interrompe un vocione,
“Nella legge c’è voto voto di preferenza”, rumori in sala, la pressione sale, Renzi attacca, “Un’occasione come questa non ritorna nei prossimi vent’anni”, rivendica i successi del governo, lo travolgono i Buuu!, lui consiglia una camomilla, ancora peggio, Renzi non si lascia mettere a tacere, “A forza di urlare che ci vuole più sinistra si finisce come con Bertinotti”, ma a tarda sera non è più con il presidente dell’Anpi il corpo a corpo del premier, forse è con tutti gli altri.
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https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/smuraglia-che-divide-pd-festa-dell-unita-bologna-132146.htm
Renzi71
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