Una volta, mentre da ragazza tornava dal mare, le si avvicinò un uomo ubriaco e la toccò nel tentativo di violentarla. Lei si girò, gli sferrò un sonoro calcio e poi andò anche a denunciarlo alla gendarmeria.
Suscitò scandalo anche quella volta, Anita. Perché era il 1835 e lei doveva “tenere la bocca chiusa”. La guardavano tutti male in paese. Lei che aveva imparato a cavalcare a pelo; che voleva fare la rivoluzionaria e non ne faceva mistero; lei che non solo prendeva a pedate gli uomini che volevano toccarla, ma poi andava anche a denunciarli.
Per questo la famiglia, appena lei compì 14 anni, la costrinse a sposare un uomo molto più vecchio di lei.
Durò poco. Perché poco tempo dopo in città passò Giuseppe Garibaldi. La guardò, la sentì parlare e rimase fulminato: “devi essere mia”, le disse. E i due si innamorarono e si sposarono.
Combatteva con lui, Anita. E quando venne catturata la prima volta dai soldati brasiliani, il comandante, rimasto colpito dal suo temperamento, le concesse di tornare sul campo di battaglia per cercare il cadavere di Giuseppe che credevano morto. Lei distrasse le guardie, saltò su un cavallo e fuggì per tornare da Garibaldi.
Un’altra volta le tesero un agguato in casa sua per catturarla. Anita prese il figlio in braccio, saltò dalla finestra e fuggì a cavallo. Si nascose 4 giorni in un bosco pur di non essere trovata dai nemici.
Brasile, Roma, Romagna: non c’era terra dove lei non combattesse assieme al marito. Alla pari, come un soldato, con la tempra che l’aveva sempre contraddistinta.
Nasceva oggi Anita Garibaldi. Grande donna, rivoluzionaria, combattente ed “Eroina dei due mondi”. E certo un personaggio da non dimenticare anche politicamente parlando. Perché fu un esempio e preservarne la memoria ci aiuta oggi a scegliere meglio i nostri riferimenti
Leonardo Cecchi
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