sabato 27 agosto 2022

Raffaele La Capria: "Che pena dover lasciare chi ami e chi ti ama"

 Raffaele La Capria nella sua casa (foto di Cristiano Minichiello) 

"La longevità è l'amore. Non voler lasciare chi ami e chi ti ama". Lo scrittore Raffaele La Capria, che avrebbe compiuto 100 anni il prossimo 3 ottobre, nella sua ultima intervista - a soli pochi giorni dalla sua scomparsa - aveva detto che il segreto per attraversare con saggezza e lucidità un secolo di storia era Amare. L'amore per la figlia Alexandra che per coinvolgerlo nella quotidianità aveva organizzato l'incontro, aprendo a La Repubblica le porte della sua casa e della sua vita.

Dal Pantheon la profondità del mare

Dalla terrazza era come se posasse Le mani sulla città: il film di denuncia che aveva scritto nel '63 con Francesco Rosi. E con proverbiale ironia aveva detto: "Questo panorama ha la profondità che solo il mare sa dare. Sono vicino al Pantheon e mi sento anche un po' nella mia Napoli. In quest'attico ci viveva già mia moglie Ilaria Occhini. Da quando la conobbi nel '61 alla serata del Premio Strega, che vinsi per Ferito a morte, non ci siamo più lasciati e d'allora ho sempre vissuto qui". Sotto i grandi occhiali scuri, lo sguardo era ancora vivace e una polo azzurra ravvivava il suo volto pieno, solo qualche ruga, che non sembrava certo quello di un centenario.

"Mia figlia è la felicità quotidiana"

La lezione del canarino, quella forte suggestione provata da bambino quando un cardellino si posò sulla sua spalla, suscitando in lui il desiderio di ricreare le emozioni attraverso la scrittura, quella commozione, negli ultimi tempi, la riviveva in compagnia di sua figlia: "È lei il mio canarino. Alla mia età si diventa più sensibili, più desiderosi di abbracci. Alexandra, con la quale vivo, è la mia felicità quotidiana, oltre naturalmente all'affetto dei miei nipoti. Vestale di questa casa ora è diventata la collaboratrice Emma. Nelle sue mani amorevoli sono tornato bambino. E poi c'è il fisioterapista Ulisse che mi ricorda di Omero".

"La longevità è l'amore. Non voler lasciare chi ami e chi ti ama". Lo scrittore Raffaele La Capria, che avrebbe compiuto 100 anni il prossimo 3 ottobre, nella sua ultima intervista - a soli pochi giorni dalla sua scomparsa - aveva detto che il segreto per attraversare con saggezza e lucidità un secolo di storia era Amare. L'amore per la figlia Alexandra che per coinvolgerlo nella quotidianità aveva organizzato l'incontro, aprendo a La Repubblica le porte della sua casa e della sua vita.

Dal Pantheon la profondità del mare

Dalla terrazza era come se posasse Le mani sulla città: il film di denuncia che aveva scritto nel '63 con Francesco Rosi. E con proverbiale ironia aveva detto: "Questo panorama ha la profondità che solo il mare sa dare. Sono vicino al Pantheon e mi sento anche un po' nella mia Napoli. In quest'attico ci viveva già mia moglie Ilaria Occhini. Da quando la conobbi nel '61 alla serata del Premio Strega, che vinsi per Ferito a morte, non ci siamo più lasciati e d'allora ho sempre vissuto qui". Sotto i grandi occhiali scuri, lo sguardo era ancora vivace e una polo azzurra ravvivava il suo volto pieno, solo qualche ruga, che non sembrava certo quello di un centenario.

"Mia figlia è la felicità quotidiana"

La lezione del canarino, quella forte suggestione provata da bambino quando un cardellino si posò sulla sua spalla, suscitando in lui il desiderio di ricreare le emozioni attraverso la scrittura, quella commozione, negli ultimi tempi, la riviveva in compagnia di sua figlia: "È lei il mio canarino. Alla mia età si diventa più sensibili, più desiderosi di abbracci. Alexandra, con la quale vivo, è la mia felicità quotidiana, oltre naturalmente all'affetto dei miei nipoti. Vestale di questa casa ora è diventata la collaboratrice Emma. Nelle sue mani amorevoli sono tornato bambino. E poi c'è il fisioterapista Ulisse che mi ricorda di Omero".

La macchina di scrivere di Raffaele La Capria
La macchina di scrivere di Raffaele La Capria 

Una figlia premurosa - sceneggiatrice e interior designer - che, abbracciando il padre, aveva dichiarato: "L'ascolto gli dà gioia. Insieme parliamo di tutto, dei risvolti della guerra che segue in tv. Per un uomo centenario, anche un'intervista è un modo di renderlo partecipe della vita. Da quando mia madre ci ha lasciato nel 2019, lui ha smesso di scrivere, di dettarmi i suoi pensieri. Lei era la sua prima attenta e severa lettrice". Come in un abbraccio, i premi letterari di lui si uniscono a quelli cinematografici di lei. Un'intensa Ilaria Occhini in bianco e nero è accanto al David di Donatello del 2010, vinto come migliore attrice non protagonista per Mine vaganti di Özpetek.

Gli amici di una vita

Anche un'opera di Giosetta Fioroni celebra l'amore della coppia, ritraendola dentro un cuore rosso e con la foto del loro primo incontro: "A Duddù, penso con ammirazione ai tuoi 99 anni". Poi ci sono i compagni di una vita: "Moravia, Flaiano, Patroni Griffi, Fellini, Rosi. Questo era un vivace salotto culturale: quante discussioni su cinema, letteratura, politica! Attraverso le loro foto e i loro libri mi sembra ancora di averli qui. L'interno della casa affaccia sul cortile di palazzo Doria Pamphilj. Mi piace pensare che dietro quelle mura ci siano Caravaggio e Velazquez".

 

Ma qual è l'elisir di lunga vita, di una vita così piena, attraversata con serenità e filosofia? "L'amore. Godere degli affetti, amare ed essere amati. E poi naturalmente la letteratura. Tutti questi libri che mi circondano sono un abbraccio vitale. E poi c'è il buon cibo. Non ho mai perso la voglia della buona tavola: la frittata di pasta mi rimanda all'infanzia con mia madre. Ma l'elisir è anche un buon vino. E con il rosso creato a suo tempo da mia moglie, che sorseggio ogni sera, è come se mi riunissi a lei".

La veduta su Roma dalla finestra dell'attico di La Capria

https://roma.repubblica.it/cronaca/2022/06/28/news/morte_raffaele_la_capria_ultima_intervista_casa-355649403/

Dalema71

Raffaele La Capria con la figlia Alexandra
Raffaele La Capria con la figlia Alexandra 

I libri più amati

Un'intera parete del suo studio è tappezzata con i Meridiani Mondadori, dedicati ai grandi della letteratura e La Capria era fiero di essere tra loro: "Sono l'unico scrittore italiano celebrato in vita con ben due edizioni. Ma non mi piace essere ricordato solo per il premio Strega. In questo studio ho scritto Lo stile dell'anatra, L'estro quotidiano e Capri non più Capri che sono i miei preferiti. Ogni frase è nata sui tasti di quella macchina da scrivere". Una gloriosa Olivetti Valentine, rosso fiamma, gli ricordava i tempi legati alla scrittura. "Non mi sono mai piegato al computer, né ricorro agli audiolibri. Preferisco che sia Alexandra a rileggermi qualche passo di Cechov, Dostoevskij, Tolstoj, Proust, Faulkner: gli autori che in questo soggiorno mi fanno ancora compagnia".

 

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