Due diverse esplosioni contro autobus, adibiti al trasporto pubblico, hanno provocato la morte di almeno 12 civili e il ferimento di circa altri 10, nella capitale dell’Afghanistan, Kabul.
La notizia è stata riferita da fonti della sicurezza locali mercoledì 2 giugno, con riferimento ad incidenti verificatisi nella sera del giorno precedente, il primo giugno. Stando a quanto riportato da TOLO news, una prima esplosione ha colpito un autobus ni pressi della moschea Ahlolbait, nell’area di Sar-e-Karez. Un portavoce della polizia di Kabul, Ferdaws Faramarz, ha dichiarato che gli autobus stavano trasportando passeggeri verso l’Ovest di Kabul, quando sono stati oggetto di esplosioni. Al momento, non sono stati diffusi ulteriori dettagli né l’attacco è stato rivendicato, ma la polizia, è stato specificato, ha avviato indagini. Gli incidenti del primo giugno hanno avuto luogo nelle aree occidentali della capitale afghana, che, come specificato da funzionari locali, ospita molti membri della comunità sciita del Paese, considerata una minoranza religiosa in Afghanistan, e già presa di mira più volte da gruppi terroristici.
Parallelamente, quanto accaduto nella capitale rappresenta l’ultimo di una serie di attacchi condotti, nel corso degli ultimi mesi, contro forze di sicurezza, giudici, funzionari governativi, attivisti della società civile e giornalisti, in un momento in cui le forze straniere si stanno progressivamente ritirando dal Paese. A tal proposito, il 29 maggio, l’esplosione di una bomba posta ai lati di una strada nel capoluogo della provincia di Parwan, Charikar, a Nord di Kabul, ha provocato la morte di 4 persone e il ferimento di altre 11, mentre si trovavano a bordo di un autobus. Il leader dei negoziati di pace intra-afghani, Abdullah Abdullah, ha condannato l’episodio definendolo “un attacco terroristico”. Tuttavia, nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità dei fatti. Non da ultimo, gli attentati del primo giugno sono avvenuti tre settimane dopo un attentato dinamitardo, perpetrato, l’8 maggio, davanti a una scuola nella stessa zona di Kabul. In un bilancio ufficiale, il numero dei morti, la maggior parte dei quali studenti, ammonta a 68, ma un alto funzionario del governo ha successivamente affermato che le vittime sono state pari a 80.
Gli episodi di violenza in Afghanistan sono aumentati da quando Washington ha riferito che intende ritirare tutte le truppe statunitensi entro l’11 settembre. Secondo le stime delle Nazioni Unite, nei primi tre mesi del 2021, sarebbero stati circa 1.800 i civili uccisi o feriti in Afghanistan, a seguito dei combattimenti tra le forze filogovernative e i talebani. Scopo di questi ultimi, secondo alcuni, è intensificare la propria campagna per il controllo di maggiori porzioni di territorio, in un momento in cui i dialoghi per la pace intra-afghana stanno attraversando una fase di stallo.
In realtà, è da decenni che l’Afghanistan è caratterizzato da una profonda instabilità politica. In seguito al crollo del regime sovietico, i talebani si sono affermati come gruppo dominante e, alla fine di una sanguinosa guerra civile tra diversi gruppi locali, hanno governato gran parte dell’Afghanistan dal 1996. Dopo essere stati decimati a seguito dell’invasione degli Stati Uniti del 2001 e dell’intervento della NATO nell’agosto 2003, i talebani sono tornati ad essere attivi e a compiere numerose offensive per destabilizzare il Paese. Con una serie di attacchi alle attuali istituzioni afghane, le milizie talebane hanno tentato più volte di riprendere il controllo del governo.
Dopo quasi due decenni di conflitto, un accordo di pace tra gli Stati Uniti e i talebani, firmato il 29 febbraio 2020, con la precedente amministrazione di Donald Trump, aveva rappresentato un punto di svolta significativo. Tuttavia, l’intesa non ha messo fine alle violenze, e, considerata la perdurante instabilità e l’aumento degli scontri, il 29 gennaio scorso, il presidente statunitense, Joe Biden, ha affermato di voler riesaminare l’accordo con i talebani. Parallelamente, il 14 aprile, Washington ha confermato il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan entro settembre, tre mesi più tardi rispetto alla scadenza concordata dall’amministrazione Trump, fissata per il primo maggio. Ciò ha portato i talebani ad affermare che non avrebbero partecipato ad iniziative diplomatiche fino a quando i soldati stranieri si sarebbero trovati nel proprio Paese.
Non da ultimo, alla luce del ritiro degli USA, i talebani hanno chiesto ai Paesi confinanti di non ospitare basi militari statunitensi. La richiesta è giunta dopo che Washington ha manifestato l’intenzione di schierare uomini vicino ai confini afghani, per evitare che il Paese diventi un luogo sicuro per i militanti. Per i talebani, però, stabilire basi statunitensi sarebbe un grave errore, in quanto il terreno controllato dal gruppo non sarà utilizzato contro la sicurezza di altri. Per tale ragione, il gruppo ha avvertito che non resterà inerme se ciò dovesse effettivamente verificarsi.
Piera Laurenza, interprete di arabo e inglese
https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/06/02/afghanistan-esplosioni-kabul-almeno-12-civili-morti/
Bush71
Nessun commento:
Posta un commento