Almeno 11 civili, tra cui tre bambini, sono rimasti uccisi in Afghanistan, nella provincia settentrionale di Badghis, dopo che una mina, posta sul ciglio della strada, è esplosa distruggendo l’autobus sul quale viaggiavano. L’attacco, avvenuto sabato 5 giugno, non è ancora stato rivendicato ma funzionari del governo locale hanno attribuito la responsabilità ai talebani.
Un funzionario della provincia, Khodadad Tayeb, ha confermato il bilancio delle vittime spiegando che l’autobus, diretto verso la città di Qala-e-Naw, sarebbe precipitato in una valle dopo essere stato colpito dall’ordigno. Risale a pochi giorni fa, un altro attacco contro due bus, adibiti al trasporto pubblico, nel quale almeno 12 civili sono rimasti uccisi. L’attentato è stato realizzato nella capitale, Kabul, il primo giugno.
L’esplosione di ieri è avvenuta poche ore prima di un incontro, in Qatar, tra alcuni alti leader del gruppo dei talebani e funzionari delle Nazioni Unite, impegnati a discutere del processo di pace, nonché della sicurezza dei diplomatici e delle persone che lavorano per le agenzie umanitarie in Afghanistan. Sher Mohammad Abbas Stanekzai, vice capo dell’ufficio politico dei talebani, “ha garantito un forte impegno nel processo di pace afghano durante l’incontro” con i delegati dell’ONU, ha assicurato un portavoce del gruppo. I funzionari afghani, dal canto loro, hanno accusato i talebani di continuare a perpetrare un’incessante violenza contro le forze governative e i civili nel tentativo di ottenere un controllo territoriale completo su diverse province.
Venerdì 4 giugno, in un rapporto di 22 pagine consegnato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, un gruppo di esperti indipendenti ha riferito che i talebani sarebbero responsabili della grande maggioranza degli attacchi realizzati negli ultimi mesi contro membri delle forze di sicurezza, giudici, funzionari governativi, attivisti della società civile e giornalisti. Questi attentati “sembrano essere intrapresi con l’obiettivo di indebolire la capacità del governo e intimidire la società civile”, ha affermato il gruppo di esperti, aggiungendo che il ritiro delle forze USA e NATO, previsto entro l’11 settembre di quest’anno, “sfiderà le forze afghane limitando le operazioni aeree con meno droni e radar e meno capacità di sorveglianza, meno supporto logistico e artiglieria, oltre a un’interruzione della formazione”.
Quasi 1.800 civili afghani sono stati uccisi o sono rimasti feriti, nei primi tre mesi del 2021, durante i combattimenti tra le forze governative e i talebani, nonostante gli sforzi per cercare di trovare la pace. Scopo di questi ultimi, secondo alcuni, è quello di intensificare la propria campagna per il controllo di maggiori porzioni di territorio, in un momento in cui i dialoghi per la pace intra-afghana stanno attraversando una fase di incertezza.
In realtà, è da decenni che l’Afghanistan è caratterizzato da una profonda instabilità politica. In seguito al crollo del regime sovietico, i talebani si sono affermati come gruppo dominante e, alla fine di una sanguinosa guerra civile tra diversi gruppi locali, hanno governato gran parte del Paese dal 1996. Dopo essere stati decimati a seguito dell’invasione degli Stati Uniti del 2001 e dell’intervento della NATO nell’agosto 2003, sono tornati ad essere attivi e a compiere numerose offensive per destabilizzare il Paese. Con una serie di attacchi alle attuali istituzioni afghane, le milizie talebane hanno tentato più volte di riprendere il controllo del governo.
Dopo quasi due decenni di conflitto, un accordo di pace tra gli Stati Uniti e i talebani, firmato il 29 febbraio 2020, con la precedente amministrazione di Donald Trump, aveva rappresentato un punto di svolta significativo. Tuttavia, l’intesa non ha messo fine alle violenze, e, considerata la perdurante instabilità e l’aumento degli scontri, il 29 gennaio scorso, il presidente statunitense, Joe Biden, ha affermato di voler riesaminare l’accordo con i talebani. Parallelamente, il 14 aprile, Washington ha confermato il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan entro l’11 settembre, tre mesi più tardi rispetto alla scadenza concordata dall’amministrazione Trump, fissata per il primo maggio.
Non da ultimo, alla luce del ritiro degli USA, i talebani hanno chiesto ai Paesi confinanti di non ospitare basi militari statunitensi. La richiesta è giunta dopo che Washington ha manifestato l’intenzione di schierare uomini vicino ai confini afghani, per evitare che il Paese diventi un luogo sicuro per i militanti. Per i talebani, però, stabilire basi statunitensi sarebbe un grave errore, in quanto il terreno controllato dal gruppo non sarà utilizzato contro la sicurezza di altri. Per tale ragione, il gruppo ha avvertito che non resterà inerme se ciò dovesse effettivamente verificarsi.
https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/06/06/afghanistan-autobus-esplode-causa-mina-11-morti/
Bush71
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