mercoledì 1 ottobre 2014

Parlamento, tetto agli stipendi dei dipendenti

Dagli uffici di presidenza dei due rami del Parlamento è arrivato il sì congiunto alla riforma del sistema per il personale in servizio, con un limite massimo a 240mila euro e una serie di sottotetti per ogni categoria di lavoratori impiegati.
Parlamento, tetto agli stipendi dei dipendenti-Redazione- L'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati ha dato il via libera, ieri, alla riforma del trattamento per personale.
Sono stati 13 i membri dell'ufficio di presidenza a votare sì, cinque gli astenuti (due dei 5 Stelle, Davide Caparini della Lega e Stefano Dambruoso di Scelta civica) e due i membri che non hanno partecipato al voto (Simone Baldelli di Forza Italia e Edmondo Cirielli di Fratelli d'Italia).
In quattro anni il risparmio dovrebbe attestarsi a quota 97 milioni di euro. Chi lavora in Parlamento, come nel resto del ramo del pubblico impiego, potrà percepire annualmente non più di 240mila euro al netto dell'identità di funzione e degli oneri di previdenza.
"La decisione assunta oggi dall'Ufficio di Presidenza della Camera sulle retribuzioni dei dipendenti dell'amministrazione, per cui non ho votato a favore, non soddisfaquella richiesta forte proveniente dagli elettori che vogliono l'eliminazione degli sperperi economici consumatisi nei Palazzi del potere romano in questi anni. Inoltre quella di oggi è una decisione che non aggancia il riconoscimento dell'elevata progressione economica di stipendi, già smisuratamente alti in partenza, al merito e alla produttività". Lo afferma il deputato di Scelta civica, Questore della Camera,Stefano Dambruoso, aggiungendo di aver chiesto "maggiore valutazione sul merito e allineamento al tetto di 240.000 euro salvo tenui differenze tipiche degli Organi Costituzionali". 
"Non è più condivisibile un sostanziale automatico adeguamento salariale del 2,5% ogni due anni. Quel che è uscito dalla porta, invece, è rientrato dalla finestra. In che modo? Considerando – propone – il tetto alle remunerazioni al netto dei contributi previdenziali e delle indennità di funzione, e con l'introduzione di un incentivo di produttività per i dipendenti che abbiano superato il tetto retributivo. L'entrata in vigore del taglio completo, poi, soltanto dal primo gennaio 2018".
 
"Un paio di esempi aiutano a comprendere meglio di qualsiasi altra considerazione", rileva ancora Dambruoso: "Un Consigliere Parlamentare, dopo il 30esimo anno di servizio, attualmente ha una remunerazione di 318.654,96 euro più 56.247,97 di oneri previdenziali. Per tutto il 2015, all'importo della retribuzione annuale che eccede, al netto dei contributi previdenziali e delle indennità di funzione, il limite dei 240.000 euro si applicheranno in modo progressivo i seguenti scaglioni: il 20% su 60.000 euro (fino cioè ai 300.000 euro) e il 30% sui restanti 18.645,96 euro.
Calcolatrice alla mano, il taglio sui dodici mesi sarà complessivamente di 12.000 più 5.593.79 euro. Dunque quel Consigliere Parlamentare avrà per tutto il 2015 una retribuzione annua lorda di 301.061,17 euro alla quale vanno aggiunti gli oneri previdenziali che dovrebbero attestarsi su una somma superiore ai 50.000 euro. Dimenticavo di sommarvi l'indennità di funzione attualmente di 7.200 euro netti all'anno. Per un totale di oltre 360.000 euro annui".
"Un Documentarista Tecnico Ragioniere – scrive ancora il deputato Questore –dopo il 30esimo anno di servizio, attualmente ha una remunerazione di 212.077,67 euro più 37.412,91 di oneri previdenziali. Per tutto il 2015, all'importo della retribuzione annuale che eccede, al netto dei contributi previdenziali e delle indennità di funzione, il limite individuato per tale qualifica, cioè 166.000 euro, si applicheranno in modo progressivo i seguenti scaglioni: il 20% su 41.500 euro (fino cioè ai 207.000 euro) e il 30% sui restanti 5.077,67 euro. Calcolatrice alla mano, il taglio sui dodici mesi sarebbe complessivamente di 8.300 più 1.523,30 euro. Dunque quel Documentarista Tecnico Ragioniere avrà per tutto il 2015 una retribuzione annua lorda di 202.254,37 euro alla quale vanno aggiunti gli oneri previdenziali che dovrebbero attestarsi su una somma superiore ai 30.000 euro".
 
"In Francia – conclude Dambruoso - solo uno fra gli 800 dipendenti del Parlamento supera i 200.000 euro di stipendio. Da noi 600 (circa). Questo tipo di tagli, ancora molto lontani dal tetto dei 240.000 euro imposti alle retribuzioni della PA, sono davvero altro rispetto a quel contributo economico oggi richiesto per la straordinarietà dell'emergenza economica del Paese e che ha già indotto il governo a prendere misure gravissime per tutti i dipendenti della P.A. Ecco la ragione dunque per la quale in Ufficio di Presidenza non ho votato a favore". 
Le organizzazioni sindacali della Camera, che hanno partecipato alla riunione dell'Ufficio di Presidenza, hanno chiesto – spiega una nota – i motivi del mancato esame delle ragioni del disaccordo nella sede contrattuale propria del Comitato per gli Affari del personale, organismo che dunque avrebbe dovuto riunirsi preliminarmente alla convocazione delle OOSS in Ufficio di Presidenza.
 "E' falso dire che non ci sentiamo in dovere di fare la nostra parte – si legge ancora nella nota delle organizzazioni sindacali – i sindacati della Camera hanno sempre cercato un confronto sulle misure oggi in esame con senso di responsabilità ed in maniera costruttiva. Abbiamo solo chiesto rispetto per le più elementari regole che presidiano le dinamiche sindacali e la difesa dello stato di diritto, anche alla Camera, con l'ambizione di scongiurare i profili di illegittimità che abbiamo denunciato in tutte le sedi".

http://www.articolotre.com/2014/10/parlamento-tetto-agli-stipendi-dei-dipendenti/

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