venerdì 17 ottobre 2014

Negozi con prodotti senza imballaggi. L'esperienza di Berlino


Addio biscotti in scatola, piatti cucinati e tranci di salmone affumicato avvolti nella pellicola trasparente. A Berlino, il primo negozio senza imballaggi ha aperto le proprie porte oggi, in un contesto in cui il riciclaggio dei rifiuti e' una preoccupazione sempre piu' in crescita. Dal caffe' colombiano all'olio di oliva greco, passando per il sapone karité, tutto viene proposto sciolto da "Original Unverpackt” (“senza imballaggio all'origine”). Si va al negozio con la propria borsa di cotone, i contenitori di vetro e le proprie scatole di plastica e li si riempe di musli, di riso o di pasta. Un sistema di consegna e' anche previsto per i clienti che vi arrivano senza i propri contenitori. Tutto viene pesato alle casse. E li' si puo' portare la propria bottiglia e riempirla di birra o di vino rosso. Desiderio di vodka? Quest'ultima e' contenuta in un grande contenitore ed ognuno puo' riempirne una fiaschetta. Non solo. Lo stesso per i prodotti d'igiene e lavanderia. Lo shampoo speciale per i capelli grassi e' contenuto in un bidone di 10 litri con un rubinetto da cui attingere. Il dentifricio e' disponibile in compresse. Dietro i banconi di questo negozio arredato con cura, dove ci si immagina che ci sia il droghiere con grembiule e matita sull'orecchio, ci sono due giovani tedesche di 24 e 31 anni, vittime di una “overdose di sovraimballaggio”. “Era importante fare e rappresentare una soluzione invece di stare a blaterare contro la gia' programmata fine del mondo”, dice Milena Glimbovski, una delle fondatrici del negozio. 
Ecologia preventiva
Con il negozio senza imballaggi, si intende incoraggiare una forma di ecologia preventiva, il “precycling” piuttosto che il riciclaggio di rifiuti, spiega l'altra co-fondatrice del progetto, Sara Wolf. I tedeschi gettano in media 16 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anni, secondo l'Ufficio Federale dell'Ambiente. E i tre quarti dei rifiuti che vengono trovati in mare sono dei sacchetti, degli imballaggi in plastica, dei contenitori e degli spazzolini, che ci mettono da 350 a 400 anni per sparire, secondo il WWF. “La nostra societa' si preoccupa troppo poco del problema della plastica", dice la quarantenne Kathrin Puzia, che e' in questo negozio per fare la spesa. “Ho acquistato delle melanzane biologiche pensando all'ambiente”, dice un'altra consumatrice, Lisa Specht. “Ogni cosa veniva imballata in una pellicola di plastica. Dov'e' il guadagno in termini ecologisti?”.
Vendita a peso
Altro vantaggio non secondario del negozio senza imballaggi: tutto e' venduto a peso. Non si deve piu' acquistare un chilo di farina per preparare una volta all'anno una torta di pere o una quiche lorraine. Qui si e' molto diversi dal mondo degli ipermercati con luci a neon dove si spingono carrelli pieni di prodotti imballati. “Oltre il problema ambientale, l'industria alimentare fa leva sui nostri sentimenti per convincerci ad acquistare”, spiega Valentin Thurm, autore di un documentario sui rifiuti alimentari. “Il 70% dei nostri acquisti sono frutto di decisioni immediate, dove e' importante la confezione che, per esempio, deve avere qualcosa di rassicurante o di stimolante per spingerci ad acquistare”. 
In Europa, il negozio senza imballaggi e' ancora ai primissimi passi. A Bordeaux, in Francia, un negozio di alimentari ha aperto lo scorso luglio. In Italia ce ne sono gia' due. Mentre a Vienna ce n'e' uno. A Londra una iniziativa simile ha dovuto chiudere i battenti. Per il momento comunque, e' difficile immaginare un grande supermercato senza i prodotti imballati. “Questo concetto e' valido per i piccoli negozi di quartiere per far fronte ai bisogni del quotidiano -per esempio: ho bisogno di 50 grammi di mais per fare dei popcorn- dice Marie Delapérierre, che ha aperto all'inizio dell'anno il primo negozio senza imballaggi della Germania, a Kiel.
(Afp)

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