Duro rapporto di Amnesty International, pubblicato ieri dall'ong che dal 1961 si occupa della difesa dei diritti umani. Accusa i Paesi dell'Ue di "vergognosa mancanza d'azione" e di come questo atteggiamento abbia contribuito all'aumento dei morti nel Mediterraneo.
-Redazione- Un anno dopo i naufragi al largo di Lampedusa, in cui annegarono oltre 500 persone, un nuovo rapporto di Amnesty International mette in luce come la vergognosa mancanza d'azionedei Paesi dell'Unione europeaabbia contribuito all'aumento delle morti nel mar Mediterraneo, dove migliaia di migranti e rifugiati hanno perso la vita nel tentativo disperato di raggiungere le coste europee.
In un nuovo rapporto intitolato Vite alla deriva: rifugiati e migranti in pericolo nel Mediterraneo centrale, Amnesty International descrive le conclusioni delle recenti visite effettuate dall'organizzazione per i diritti umani a Malta e in Italia, compresa una ricerca svolta a bordo di una nave della Marina militare italiana. Attraverso interviste a persone sopravvissute ai naufragi e colloqui con esperti e autorità, il rapporto evidenzia i pericoli cui vanno incontro le persone in fuga da guerra, persecuzione e povertà e l'insufficiente risposta della maggior parte degli stati dell'Unione europea.
"Dall'inizio dell'anno, oltre 2.500 persone partite dall'Africa del Nord sono annegate o disperse nel Mediterraneo. L'Europa non può ignorare la tragedia che si sta compiendo alle sue porte. Un numero maggiore di navi per la ricerca e il soccorso nel Mediterraneo centrale, col chiaro compito di salvare vite umane in acque internazionali e risorse adeguate per svolgerlo al meglio: ecco cosa l'Unione europea e i suoi stati membri devono fornire con urgenza" ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.
Il rapporto identifica una serie di carenze strutturali nel sistema di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale e chiede che vi siano più percorsi sicuri e legali verso l'Europa a disposizione di chi fugge dai conflitti e dalla persecuzione. Questo può essere fatto attraverso il reinsediamento, i programmi di ammissione umanitaria e l'agevolazione dei ricongiungimenti familiari, nonché mediante una revisione dei regolamenti di Dublino riguardanti la gestione delle domande d'asilo nell'Unione europea.
Secondo l'ong, la mancanza di coordinamento tra gli stati europei costieri, e in particolar modo di Malta e Italia, in continua polemica sui rispettivi obblighi in materia di ricerca e soccorso, può aver causato la morte di centinaia di rifugiati e migranti l'11 ottobre 2013, quando un peschereccio con oltre 400 persone a bordo naufragò nella zona di ricerca e soccorso maltese.
Le richieste internazionali di uno sforzo significativo per salvare vite umane nel Mediterraneo, non sono state seguite da nessuno dei leader europei. Solo l'Italia, secondo Amnesty International, è stato l'unico Paese dell'Unione europea a reagire con l'operazione Mare Nostrum, destinando una parte della propria flotta navale alle attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. Uno sforzo che tuttavia non è stato sufficiente a impedire la perdita di vite umane nell'estate del 2014. "Mare Nostrum ha salvato decine di migliaia di vite ma non è una soluzione a lungo termine. Occorre uno sforzo comune europeo per realizzare quella che è una responsabilità comune dei paesi dell'Unione europea" – ha spiegato Dalhuisen.
John Dalhuisen sottolinea poi come la proposta di affidare le operazioni di ricerca e soccorso di migranti a Frontex, l'agenzia dell'Unione europea per il controllo delle frontiere, "sarà un passo positivo solo se gli stati membri metteranno a disposizione mezzi adeguati e se le operazioni si svolgeranno in acque internazionali con un mandato nettamente focalizzato sulla ricerca e il soccorso".
C'è poi la necessità di riformare il sistema d'asilo dell'Unione europea; secondo Amnesty il regolamento di Dublino che sancisce che lo stato dell'Unione europea di primo arrivo è responsabile dell'esame delle domande d'asilo, pone un onere iniquo a carico dei Paesi impegnati già nelle operazioni di soccorso, che devono poi provvedere alle necessità di lungo termine delle persone soccorse.
http://www.articolotre.com/2014/10/immigrati-amnesty-international-accusa-i-paesi-dellue-di-vergognosa-indifferenza/
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