mercoledì 1 ottobre 2014

Il sindaco di Brescello che difese il boss, il paese in piazza per sostenerlo. E il Comune lo salva

Ha definito "onesto" il boss Francesco Grande Aracri che da 30 anni vive in provincia di Reggio Emilia. Il sindaco vuole dimettersi, ma il consiglio comunale conferma la fiducia e anche i cittadini.
coffrini-Redazione- Venti giorni fa, in un'intervista pubblicata dalla webtvCortocircuitoMarcello Coffrini(Pd), il sindaco di Brescello, in provincia di Reggio Emilia, 5.000 anime situato sulle sponde del Po, e famoso per essere il paese di Don Camillo e Peppone, ha definito ilboss della ‘ndrangheta Francesco Grande Aracri, come "uno molto composto, educato. È gentilissimo, molto tranquillo, ha sempre vissuto a basso livello. Parlando con lui si ha la sensazione di tutto tranne che sia quello che dicono che sia"
Così è stato definito il boss condannato in via definitiva per mafia nel 2008, soggetto a regime di sorveglianza speciale con tre milioni di beni sotto sequestro e residente (con famiglia) da circa trent’anni a Brescello.
Sono state molte le polemiche e le reazioni sollevate da queste parole: "Il sindaco farebbe ben ad ascoltare quello che gli hanno detto i suoi colleghi", osserva Stefano Vaccari, senatore emiliano del Pd e membro della Commissione antimafia.
"Al di là della vicinanza che gli hanno dimostrato i cittadini farebbe bene a prendere atto che il suo gesto si è rivelato inopportuno e ha delle conseguenze politiche rispetto a questioni importanti come il rapporto con famiglie di cui si è accertata l'appartenza alla criminalità organizzata, perciò farebbe bene a prendere atto che la situazione è tale da indurre a una seria riflessione sul suo ruolo", dichiara al'Espresso Vaccari. 
"Il comportamento è gravissimo – continua Vaccari – anche perché avvenuto a pochi giorni di distanza da un sequestro antimafia a carico proprio di esponenti del clan Grande Aracri e dalla missione a Bologna della Commissione parlamentare antimafia, segno che il territorio è molto caldo dal punto di vista delle dinamiche mafiose e dove la sottovalutazione del fenomeno è allarmante".
Gli abitanti di Brescello e lo stesso Consiglio Comunale, al contrario, non la pensano così; due giorni fa il Consiglio comunale ha, infatti, confermato la fiducia al sindaco dimissionario dopo il polverone. E durante la seduta, sotto il Municipio si sono riunite circa 300 persone con tanto di striscioni, mega poster e raccolta firme a sostegno del primo cittadino. In prima fila, anche i figli e i parenti del boss. "Un gesto che il sindaco avrebbe dovuto stigmatizzare, chiedendo loro di allontanarsi. Ora intervenga la commissione", ha attaccato il senatore a Cinque Stelle Luigi Gaetti,vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia.
A queste accuse il sindaco risponde: "In piazza c’erano tantissime persone. Non ho nessun rapporto con la famiglia del boss e non capisco per quale ragione sarebbero dovuti venire in piazza. Era una manifestazione spontanea, se c’erano loro ne prendo atto. Comunque non ho dato la mano a nessuno".

http://www.articolotre.com/2014/10/il-sindaco-di-brescello-che-difese-il-boss-il-paese-in-piazza-per-sostenerlo-e-il-comune-lo-salva/

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