PAROLA D'ARTISTA - L'ITALIA? UN BEL PAESE DA CUI SCAPPARE. LE ISTITUZIONI? POCHE E IN ORDINE SPARSO. IL FUTURO? TUTTO SOMMATO: ROSA PALLIDO. IL PREMIO TERNA INTERVISTA 53 GIOVANI VINCITORI. ED ECCO I RISULTATI
Giunto alla Sesta Edizione, varata con il tema "L'arte guarda avanti", il Premio Terna ha deciso di guardare anche all' indietro e dare parola a tutti gli artisti che, a diverso titolo, sono stati premiati negli anni passati. Ecco gli estratti delle testimonianze di quattro protagonisti: Andrea Chiesi, Simone Bergantini, Marinella Senatore, Davide Reimondo
DAGOART
Giunto alla sua Sesta Edizione, varata con l'impegnativo tema "L'arte guarda avanti", il Premio Terna ha deciso di guardare anche all' indietro e dare parola ai 53 artisti che, a diverso titolo, sono stati premiati negli anni passati.
Ne emerge un quadro problematico ma speranzoso della situazione dell'arte in Italia raccontato da giovani professionisti che, anche grazie a Terna, hanno vissuto esperienze importanti all'estero.
ll progetto editoriale è stato realizzato in partnership con Arshake (www.arshake.com), contenitore di arte e cultura trasversale e interdisciplinare che funziona da tramite per coinvolgere, sotto forma di interviste, i 53 vincitori delle passate edizioni del Premio.
Questo per costruire una ricca raccolta di contributi sul mondo dell’arte in Italia, le sue dinamiche, le sue opportunità future e di riflettere sul percorso di sostegno condotto in questi anni dal Premio Terna.
Ecco gli estratti delle testimonianze di quattro protagonisti : Andrea Chiesi, Simone Bergantini, Marinella Senatore, Davide Reimondo
SINTESI INTERVISTA A ANDREA CHIESI
vincitore della categoria Megawatt del Premio Terna 01 con “Kali Yuga 57”
Quale è lo stato dell’arte oggi in Italia? Quale è il ruolo dell’artista nel sistema attuale dell’arte e della società?
Lo stato dell'arte riflette in generale lo stato generale del Paese: molte difficoltà, tante potenzialità. Penso che ci vorrebbe una maggiore consapevolezza delle nostre capacità, più coesione nazionale, lamentarsi di meno e agire di più. L'artista ha sempre avuto un ruolo tutto sommato marginale nella società. Di solito si chiedono opinioni a scrittori, registi, filosofi; raramente ad artisti. Eppure nel loro essere visionari, spesso riescono a leggere la realtà in modo perturbante, sfiorando la preveggenza.
Ricordi la tua partecipazione al Premio Terna? Stavi lavorando ad un progetto in particolare?
Sì, la ricordo bene, è successo poco dopo la prima mostra a Milano. Vincere il Premio è stato una conferma e un riconoscimento importante per il mio lavoro. Anche la mostra organizzata da Terna poco dopo al Chelsea Museum di New York mi ha aiutato ad allacciare una collaborazione con una galleria americana con cui lavoro tutt'ora.
In quale direzione si è evoluta la tua ricerca più recente? Ci puoi anticipare progetti e prospettive future?
Sono un pittore e come mi piace dire: il pittore dipinge. Sono in una fase ormai matura della mia ricerca, so cosa cerco e mi concentro molto su ogni singolo dipinto. Del resto ho sempre puntato tutto sul quadro, piuttosto che pensare a tatticismi e strategie. Dipingo, il resto viene di conseguenza. Ho in corso una mostra personale all'Istituto Italiano di Cultura a New York, devo preparare la prossima personale per la galleria Guidi&Schoen di Genova e sto avviando una collaborazione in Cina. Vedremo.
Cosa dovrebbe avere (che ancora non ha) l’Italia a sostegno della creatività per rendere il nostro paese sempre più competitivo a livello internazionale? E quale paese, su scala globale, ritieni sia il migliore da questo punto di vista?
Si dovrebbe intervenire su agevolazioni fiscali per le acquisizioni di opere d'arte contemporanea, in questo modo il mercato ne trarrebbe un giovamento salvifico. Le gallerie andrebbero considerate come volano centrale per la promozione dell'arte, non boutique di lusso. Le tasse sono troppo alte, e non equiparate agli altri paesi europei, quindi si genera un fenomeno di concorrenza sleale all'interno della UE. Nei musei si ammirano collezioni di mecenati del passato. Oggi invece manca la volontà di costruire nuove raccolte durature, si preferisce puntare su eventi effimeri, mostre spettacolo che durano qualche mese e poi non lasciano nulla. È una questione legislativa e soprattutto di volontà politica. Da questo punto di vista probabilmente gli Stati Uniti rimangono un punto di riferimento.
SINTESI INTERVISTA A SIMONE BERGANTINI
vincitore della categoria Gigawatt del Premio Terna 02 con “Work n. 77”
Quale è lo stato dell’arte oggi in Italia? Quale è il ruolo dell’artista nel sistema attuale dell’arte e della società?
Il ruolo dell'artista è e rimane quello di sempre, la gran parte degli uomini che si relazionano all'arte rimangono invisibili alla società. Alcuni, vengono scelti di epoca in epoca per dare una veste estetica al potere di turno. Altri, pochissimi, rendono visibile l'invisibile.
Ricordi la tua partecipazione al Premio Terna? Cosa ha significato per la tua esperienza e per la tua ricerca la partecipazione al «Premio Terna»? Quali opportunità concrete, anche di mercato, ha generato?
Sicuramente vincere mi ha dato un periodo di grande visibilità e mi ha spinto a realizzare progetti in sospeso oltre che aprire nuovi canali di dialogo sia con galleristi che curatori.
In quale direzione si è evoluta la tua ricerca più recente? Ci puoi anticipare progetti e prospettive future?
La mia ricerca continua ad indagare i movimenti entropici nel flusso delle immagini. In altre parole quello che cerco di analizzare e riformulare è la differenza di peso nel significato delle immagini ieri e oggi. Questo tipo di ragionamento muove ogni mia nuova ricerca che poi ovviamente evolve e si ramifica in direzioni relativamente prevedibili. Attualmente sto promuovendo un ciclo del 2013 "Addiction" sull'assuefazione visiva e la perdita di significato delle immagini nel web inoltre sto lavorando al mio prossimo progetto, ma per ora è un segreto.
Cosa dovrebbe avere (che ancora non ha) l’Italia a sostegno della creatività per rendere il nostro paese sempre più competitivo a livello internazionale? E quale paese, su scala globale, ritieni sia il migliore da questo punto di vista?
All'Italia manca in questo momento qualcuno in grado di avere una visione d'insieme e forse,peggio ancora, se anche ci fosse questo seme mancherebbe il terreno su cui far crescere questa visione. Non credo ci siano soluzioni che possano funzionare per uno o per un altro settore ma una possibilità sarebbe quella di ripartire dai fondamentali, forse dalla scuola e dalla formazione.
Nel nostro paese manca l'anello di collegamento tra il senso della famiglia e il senso civico allargato ma per nostra grande fortuna ( o sfortuna forse ) siamo un popolo capace di colpi di genio individuali. Sono quasi sicuro che non mancheranno menti brillanti in futuro, ma non ho altrettanta tranquillità nell'affermare che questo sia sufficiente a "competere" con il nuovo panorama globalizzato. Non ritengo ci siano paese migliori di altri ma solo geografie territoriali ed umane che in un momento di così grande imprevedibile cambiamento avranno per natura le caratteristiche di adattabilità necessarie.
Cosa ha rappresentato e cosa rappresenta oggi per un artista il Premio Terna nel panorama Italiano e in quello internazionale? Ci puoi raccontare di come ha influito sulla tua ricerca la tua esperienza newyorkese quando hai vinto la residenza ISCP - International studio & curatorial program?
Quello trascorso all'ISCP è stato un periodo incredibile di studio, lavoro e scambio, credo di dovere molto a quei mesi a New York, al viaggio a Shangai per la mostra e gli incontri e al rapporto con alcuni degli artisti che in quell'anno hanno vinto il premio. Per me è stato una sorta di grand tour e non posso negare che il mio lavoro e il mio percorso mentale hanno subito un accelerazione importante in quei mesi.
SINTESI INTERVISTA A MARINELLA SENATORE
vincitore della categoria Gigawatt del Premio Terna 04 con “Generation”
Quale è lo stato dell’arte oggi in Italia? Quale è il ruolo dell’artista nel sistema attuale dell’arte e della società?
Credo che a volte la figura dell’artista possa subire dei cambiamenti proprio insieme alle trasformazioni della società; in particolare ritrovo un ruolo importante dell’arte nell’attivazione di processi che possono coinvolgere persino centinaia di persone, come spesso accade nei progetti partecipativi con le comunità dei luoghi, sempre diversi, in cui mi trovo a realizzare i miei lavori.
Ma in generale noto una particolare apertura dell’arte alle opere che prestano molta attenzione allo spettatore e alla sua inclusione, non solo nel ruolo di fruitore passivo ma anche come soggetto attivo all’interno delle opere stesse; ed è un segno di grande importanza la visibilità che questa tendenza acquista agli occhi delle istituzioni.
Dunque potrei dire che quello che sta cambiando favorevolmente e in maniera rilevante è la maniera di fruire l’arte, la modalità con cui l’arte si inserisce nella società e a volte persino nel dibattito culturale, così come sono cambiate le istanze del pubblico al sistema culturale in genere. Negli ultimi tempi inoltre si è creata un’altra una sorta di sovrapposizione tra la figura dell’attivista e quella dell’artista, con risultati a volte molto convincenti altre volte meno; assistiamo a una interessante contaminazione tra discipline e contesti differenti: teatri e arte contemporanea, coreografia e installazione, e alla fine i cambiamento in atto possono diventare a tratti gesti politici. Certo questo non vuol dire essere in grado di fornire soluzioni, ma sicuramente proposte culturali e punti di vista, l’arte può essere in grado di operare piccoli ma significativi “spostamenti” nella società e nello status delle cose.
Ricordi la tua partecipazione al Premio Terna? Stavi lavorando ad un progetto in particolare?
Il Premio Terna è una realtà molto importante in un paese dove da troppo tempo siamo sprovvisti di opportunità di visibilità e crescita per gli artisti, soprattutto quelli più giovani. Il paragone con l’estero è ancora troppo disarmante: di solito il ruolo di “promotore” della giovane arte è lasciato alla responsabilità delle gallerie o del collezionismo privato – molto forte e di grande qualità in Italia ma comunque insufficiente – mentre in quasi tutti gli altri paesi noto un affanno molto positivo per creare strumenti e chance per il patrimonio culturale nazionale. Nelle gallerie del nostro paese c’è una presenza di artisti italiani decisamente minoritaria e abbiamo ancora pochissimi premi creati per donare una piccola economia agli artisti che permetta loro di affrontare serenamente esperienze di studio e ricerca all’estero: parliamo di piccoli tasselli che costruiscono l’intero percorso di un artista, occasioni fondamentali per consentire lo sviluppo dei vari progetti. E per me, in uno scenario così dipinto, il Premio Terna ha rappresentato una maggiore attenzione al mio lavoro, dimostrazione essenziale per qualunque giovane artista, e la possibilità di avere un confronto con pratiche diverse; ho conosciuto molti artisti della mia generazione, ed è stato un arricchimento per la mia persona, tra l’altro il Premio mi ha fornito un pratico aiuto per far veicolare il mio lavoro il più possibile e far crescere me insieme al lavoro stesso. Un contesto del genere procura un confronto fondamentale quando si è molto giovani e magari all’inizio del proprio percorso.
In quale direzione si è evoluta la tua ricerca più recente? Ci puoi anticipare progetti e prospettive future?
Anche quest’anno i progetti in vista sono molti…. a breve la prima personale a Londra da MOTInternational, quella da Mendes Wood in Brasile e da Pere Projects a Berlino; e poi ancora progetti che includono la partecipazione del pubblico in giro per il mondo (Belgio, Colombia, Francia, Germania, Israele). Allo stesso tempo sto lavorando sull’utilizzo di altri supporti, elementi in qualche modo riscoperti che fanno nuovamente ingresso nel mio lavoro. Si tratta in parte di una nuova fase, che mi sorprende se penso ai progetti realizzati con migliaia di persone in diversi paesi, per non parlare della School of Narrative Dance, la scuola nomade che porto in giro ormai da quasi due anni! Si tratta in sostanza di un’attenzione diversa ai materiali cosiddetti di archivio, modalità e media differenti per raccontare le esperienze con il pubblico partecipante, e non solo l’opera o il cosiddetto final outcome che rappresenta il movente che attiva i lavori di partecipazione con le persone: dunque anche testi, disegni, sculture che stanno confluendo in una nuova produzione in gran parte realizzata con gli stessi partecipanti in corso d’opera; per me vuol dire operare un ragionamento sull’opera già durante il processo, atto fondamentale ormai della mia pratica artistica.
Si sta aprendo inoltre una collaborazione per me estremamente stimolante e positiva con altre realtà che trovo molto vicine a me per intenti e pratiche di lavoro; intanto dopo l’esperienza del Premio MAXXI a Roma prosegue la partnership con il collettivo di architetti londinese Assemble con la preparazione della mostra nella galleria MOTInternational e subito dopo quella in Brasile.
Cosa dovrebbe avere (che ancora non ha) l’Italia a sostegno della creatività per rendere il nostro paese sempre più competitivo a livello internazionale? E quale paese, su scala globale, ritieni sia il migliore da questo punto di vista?
Senza dubbio una rete di sostegno per la giovane arte, e dunque programmi più corposi di residenze nazionali e internazionali innanzitutto, che si ponga l’obiettivo essenziale di sostenere sul serio gli artisti italiani nei loro percorsi di formazione, per i quali per esempio le esperienze
all’estero risultano davvero un enorme arricchimento. Sarebbe bello avere un sistema di borse di studio accessibile e magari, perché no, anche sostenuto da enti privati, fondazioni, dallo stesso collezionismo di cui parlavamo prima e ovviamente dalle istituzioni; in questo senso un ottimo esempio è rappresentato dai paesi scandinavi, dove nell’ultimo spesso mi sono trovata a lavorare spesso, ma in assoluto è nell’area anglosassone dove lavoro meglio, dove l’approccio delle istituzioni al pubblico è completamente diverso e a mio avviso molto più efficace. Avremmo sicuramente bisogno di maggior tutela per i nostri artisti, una spinta maggiore e la costruzione di un sistema di opportunità al momento ancora del tutto insufficiente.
SINTESI INTERVISTA A DAVIDE REIMONDO
vincitore del Premio Terna 05 con “Poesia di 3 metri: io e gli altri”
Quale è lo stato dell’arte oggi in Italia? Quale è il ruolo dell’artista nel sistema attuale dell’arte e della società?
Questo è un momento di grandi cambiamenti. Gran parte del mondo contemporaneo si sta letteralmente ri-creando ex-novo. In questo contesto, anche l’artista sta cercando una sua nuova posizione e, per quanto l’istinto percepisca che qualcosa è nell’aria, nessuno ancora l’ha trovata. Non ho quindi una risposta. Quello che riesco a vedere è che l’artista ha bisogno di essere sempre più eclettico, di sapersi spostare tra i diversi rami. Uno di questi, per esempio, è legato al sociale e riconosciuto nel termine di «arte pubblica». Ci sono artisti che collaborano con altre figure specializzate, come scienziati, filosofi, studiosi. Altri, poi preferiscono stare da soli, chiusi in studio perché la loro ricerca richiede di vivere una dimensione intimistica. Io credo che l’artista non debba essere uno di questi. Deve essere agile e veloce a muoversi in tutte queste cose, andare in giro, collaborare con realtà diverse così come ricercare nella dimensione più intimista.
Ricordi la tua partecipazione al Premio Terna? Stavi lavorando ad un progetto in particolare?
Il Premio Terna è stata una bellissima occasione. Devo dire la verità: non mi aspettavo di vincerlo. Ho partecipato perché da qualche tempo mi ero avventurato in una nuova fase di ricerca, diversa da quella che ha visto l’impiego del pane con cui il mio lavoro è stato conosciuto sulla scena italiana e internazionale e che lo ha fortemente connotato. Quindi, quale miglior vetrina se non quella offerta dal concorso di Terna? Arrivare in finale ha significato per me poter presentare un nuovo momento di ricerca, una nuova evoluzione del lavoro rispetto a quello realizzato con il pane. Ho vinto il Premio di recente e per il momento non ci sono state evoluzioni del lavoro rispetto all’interesse di terzi. Confido che queste possano entrare in gioco in un prossimo futuro e sarei felice se potesse capitare anche con Terna stessa.
In quale direzione si è evoluta la tua ricerca più recente? Ci puoi anticipare progetti e prospettive future?
Il mio lavoro passato era legato molto alla fisicità, al corpo, come uomo, come carne, che rappresentavo metaforicamente con il pane. In questo nuovo lavoro, invece, voglio affrontare il pensiero, come l’uomo pensa attraverso la lingua e il linguaggio. È tutto basato sull’evoluzione del linguaggio per come si esprime attraverso le regole ben fondate così come attraverso la loro rottura. Sto cercando di vivere, in tempi relativamente brevi, quello che l’uomo ha vissuto in milioni di anni. Questo mi piace molto perché è un work in progress, ogni volta è una nuova scoperta. Sto cercando di dialogare con realtà esterne al mondo dell’arte che possano influenzare e far crescere il mio lavoro. Sto collaborando, per esempio, con dei sordomuti che stanno interpretando i miei simboli e, su questo, sto girando un video. Sono molto concentrato nell’esplorazione e nella sperimentazione. Sono partito su una nave per un viaggio e non so qual è la destinazione. Ogni giorno, ogni esperienza, diventa un arricchimento per la mia ricerca.
Cosa dovrebbe avere (che ancora non ha) l’Italia a sostegno della creatività per rendere il nostro paese sempre più competitivo a livello internazionale? E quale paese, su scala globale, ritieni sia il migliore da questo punto di vista?
A livello burocratico noi artisti non ricadiamo in nessuna categoria. Il primo passo è riconoscere quella dell’artista come una professione. È una questione culturale. L’Italia non vede mai di buon occhio le novità. È un paese legato alla storia e chiuso in se stesso. Esistono delle realtà diverse ma sono casi singoli e si tratta spesso di privati. Per lo Stato l’arte non esiste. Arte e ricerca non sono affatto valorizzate. Dato che ormai il mondo è facile da percorrere, dobbiamo pensare al mondo. Forse dovremmo andarcene per poi, magari, tornare. Oggi come oggi, in Europa andrei a Berlino. C’è un sistema che aiuta a formarsi come ricercatore in tutti i campi, anche nell’arte. Da subito, se si dà prova di serietà, c’è un riconoscimento come artista e si hanno così delle agevolazioni immediate. Poi ovviamente c’è l’Inghilterra, Londra.
http://www.dagospia.com/rubrica-31/arte/parola-artista-italia-bel-paese-cui-scappare-istituzioni-85373.htm
Nessun commento:
Posta un commento