mercoledì 6 agosto 2014

Ninni Cassarà: uno sbirro inascoltato

ninni cassarà-R.C.- Pochi giorni dopo l’omicidio di Beppe Montana, il 6 agosto 1985, è colpito a morte sotto gli occhi della moglie e della figlioletta, che aspettano alla finestra il suo ritorno, il vicequestore Antonino Cassarà, è appena sceso dall’auto insieme all’agente Roberto Antiochia.
Durante il tragitto chiacchiera con l’autista, Natale Mondo e con Roberto Antiochia “Mia moglie sarà contenta, questa sera torno presto”. Antiochia fa cenno di sì con il capo.
Nessuno dovrebbe essere a conoscenza di quel cambiamento di programma, il vicequestore lo ha deciso pochi minuti prima, telefonando alla moglie e preannunciandole il ritorno a casa, dopo due giorni passati negli uffici della Questura.
Ma c’è chi ha orecchie per Cosa Nostra.  
Cassarà è stanco, le indagini sul mandamento che ha rotto la pax mafiosa a Palermo si stanno dimostrando difficili “Ma i primi nomi stanno emergendo, se solo fosse qui ad aiutarmi Montana”.
Arrivano, Mondo rimane alla guida dell’auto, il vicequestore ed il suo agente percorrono il vialetto del giardino che circonda l’ abitazione.
 Non c’è  nessuno e si sentono distintamente i loro passi calpestare la ghiaia. A pochi metri dalla porta d’ingresso scorgono alcuni uomini e capiscono, Roberto Antiochia fa scudo con il suo corpo al vicequestore,  muore sul colpo.
 Il giovane poliziotto è rientrato anticipatamente dalle ferie perché ha saputo che era saltato il servizio di protezione predisposto per Ninni Cassarà, non vuole lasciarlo solo.
Cassarà raggiunge l’androne di casa dopo aver fatto uno scatto verso l’ingresso, sente lo sparo, una pallottola gli trapassa il torace.
Sa che quando colpiscono i polmoni restano pochi minuti.
Striscia scalino dopo scalino, cercando disperatamente aiuto, ma non riesce ad emettere alcun suono. La moglie Laura, con la piccola in braccio, lo vede ed urla tutta la sua disperazione, bussa a tutte le porte, nessun condomino interviene.
Ninni era tornato, per andarsene per sempre.
Cassarà, poco prima di essere ucciso, è stato a più riprese in Svizzera per indagare, in collaborazione con la polizia elvetica, su una ipotesi di riciclaggio di denaro sporco, ma anche per indagare sotto traccia, su una serie di operazioni finanziarie effettuate da uno dei più potenti imprenditori palermitani, Arturo Cassina.
Se ne comincia cautamente a parlare anche  negli ambienti imprenditoriali della città, non fosse altro per il fatto che Cassina risulta ai primi posti nella classifica degli intoccabili; anche se una relazione della Commissione antimafia gli dedica un intero capitolo dal titolo eloquente “Arturo Cassina ed il sistema di potere mafioso a Palermo”.
E’ pertanto ipotizzabile che il vicequestore cercasse, anche attraverso gli istituti di credito svizzeri, una pista che lo conducesse a Cassina.
L’imprenditore è un personaggio la cui ascesa finanziaria viene scandita ed accompagnata da pesanti sospetti e da inquietanti vicende giudiziarie. Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Santo Sepolcro, un sofisticato ed anacronistico circolo, che avrebbe dovuto avere il fine di rappresentare l’ultimo baluardo nella difesa della tomba di Cristo.
Ma anacronistico solo in apparenza, perché al di là dell’aspetto coreografico, l’Ordine del Santo Sepolcro è in realtà un utile punto d’incontro di interessi convergenti per politici, alti ufficiali ed imprenditori.
Anche Bruno Contrada risulta iscritto all’Ordine del S.S., ed a proposito dei rapporti tra il marito e Contrada, Laura Iacovoni, la moglie di Ninni Cassarà dichiara in udienza ai giudici “Mio marito non si fidava né di Contrada, né dell’allora capo della Squadra Mobile, Ignazio D’Antone, perché lo riteneva un uomo di Contrada. Infatti mi risulta che Ninni aspettava che i due andassero in ferie, per iniziare un’operazione”.
Interessante anche la deposizione di una stretta collaboratrice di Cassarà, il vicequestore Margherita Pluchino “Cassarà aveva un atteggiamento di diffidenza nel dare notizie a Contrada. Soprattutto quando eravamo impegnati in operazioni particolarmente delicate o cercavamo grossi latitanti.
Montana e Ninni preferivano tacere. Mi accorgevo che quando parlava al telefono con Contrada, Cassarà dava informazioni incomplete, diceva meno di quanto sapessimo”.
Il 14 gennaio 1988 muore assassinato anche l’agente della mobile Natale Mondo miracolosamente scampato tre anni prima all’agguato in cui perdono la vita Antonino Cassarà e Roberto Antiochia.
Nel frattempo Mondo è finito in galera, con l’accusa di essere coinvolto con alcuni mafiosi in un traffico di stupefacenti.
 Sta di fatto che Cosa Nostra non perdona, una volta emessa una sentenza di morte, questa deve essere eseguita e Mondo venne ucciso all’Arenella, davanti al negozio gestito dalla moglie.
Anche questa volta sul movente, il buio più assoluto.

http://www.articolotre.com/2014/08/ninni-cassara-uno-sbirro-inascoltato/

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