La sentenza del Tribunale di Roma: sei mesi di carcere più trentamila euro di risarcimenti a tre giornalisti
Paolini (Ansa)
ROMA - Stangata per Gabriele Paolini il disturbatore dei tiggì.
Il tribunale di Roma lo ha condannato a 6 mesi di carcere più il
risarcimento di trentamila euro per le parti civili, tre giornalisti
Mediaset finiti nel suo mirino in altrettante irruzioni tv. L’accusa ne
aveva chiesti nove. «Una sentenza feroce. E’ la prima volta che mi
condannano a un salasso del genere», ha commentato Paolini che finora ha
incassato 1.500 denunce, una carrettata di sentenze di assoluzioni e
solo due condanne in Cassazione. Roba di poco conto, però. Una di tre
mesi di carcere per interruzione di pubblico servizio e una multa di 240
euro per molestie, pena sospesa.
L'uomo con la madre davanti al tribunale
LA MAMMA - Stavolta dai giudici si è fatto accompagnare della mamma. Ed è a lei, una signora bionda coi capelli freschi
di parrucchiere, elegante e composta, che si è rivolto appena sentito
il dispositivo della sentenza: «Mamma non ti preoccupare, ci sono tre
gradi di giudizio». «Tanto te la sbrighi tu», risponde lapidaria lei.
«Io, il papà, un militare vecchio stile e le tre sorelle, tutte più
grandi di lui, abbiamo lottato finché abbiamo potuto, ora non abbiamo
più la forza. Anziché andare al mare, preferisce stare lì dietro. Che
fare allora? Ha questo pallino, ma non è un delinquente».
«NON E’ UN DELINQUENTE» - A
rivolgere un appello a Paolini è stato il legale di parte civile, della
Rti spa, gruppo Mediaset, l’avvocato Andrea Righi: «Ti prego Paolini
finiscila. Sai che ti dico: fallo per me», gli scappa la battuta, a
udienza chiusa e fuori microfono. Dai banchi risponde la mamma di
Paolini: «Prima di farlo per lei, lo dovrebbe fare per me». Tutti
tranquilli, parola del re dei disturbatori: «Non mi fermerà nessuno».
»Perché? E’ il calore che ho in tutta Italia, dovunque vada, che mi
spinge». Colpa dei telespettatori, insomma. IL CODICE HAMMURABI - Il caso è serio però. Quanto spunta lui i tecnici tv si trasformano in buttafuori, e ai cronisti saltano i nervi. In un secondo Paolini vanifica il lavoro di una giornata. Eppure i legali di Paolini, Massimiliano Kornmuller e Lorenzo Lamarca (pagati dallo Stato col gratuito patrocinio visto che Paolini è nullatenente) garantiscono: “Non farà mai un’ora di galera. Non c’è pericolosità sociale”. Kornmuller, per tentare di scagionarlo, nell’ultima arringa ha scomodato pure il codice Hammurabi. “Paolini ha avuto tre assoluzioni, definitive in Cassazione, per l’articolo 340 del codice penale. E’ come se fosse un sumero che va a vedere la stele coi diritti e dei doveri elencati. A lui è stato detto e confermato per tre volte che nei suoi blitz tv non commette reati, è questa la sua consapevolezza”. Paolini, però, saluta e se ne va, ha fretta: «Devo fare prima un salto a Casal dei pazzi, a casa, e alle 20 devo stare a piazza San Pietro, c’è il tg 1». «A proposito l’unica cosa che non mi ha perdonato mia madre è il condom a Giovanni Paolo II». Gli ha tolto il saluto una settimana.
No Gabri no...
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