lunedì 14 maggio 2012

140 assemblee in tre mesi. E ora? Appuntamento a Bologna


Loris Campetti







Domenica 20 maggio un incontro nazionale dei circoli del manifesto, con l'obiettivo di formulare una strategia "di community" per la sopravvivenza del giornale, possibilmente su basi più stabili.

Di chi è il manifesto? È difficile chiedersi come si possa salvare questo nostro giornale dalle leggi del mercato senza interrogarsi sulla sua ragione sociale, e politica: senza chiedersi cioè a chi serve, se serve ancora, come dovrebbe cambiare per vivere ed essere ancora di utilità collettiva. Quale manifesto sarebbe possibile e necessario nell'era dei governi tecnici è una domanda la cui risposta non può che essere cercata insieme a chi l'ha fatto vivere in questi quarant'anni perigliosi e straordinari. Se il governo di questo come di altri paesi è stato consegnato da una politica che ha abdicato al suo ruolo alla troika europea, il manifesto non può compiere lo stesso errore consegnandosi alla troika dei liquidatori nominati dal governo che oggi ci mettono alle strette: così come siete, ci dicono bruscamente, non potete andare avanti. La soluzione dobbiamo cercarla al nostro interno, cioè insieme ai nostri lettori e sostenitori, innanzi tutto insieme alle compagne e ai compagni che negli ultimi due anni hanno animato i circoli degli amici del manifesto consentendoci di raccontare a migliaia e migliaia di lettori reali e potenziali le nostre difficoltà e di raccogliere umori, proposte, offerte generose, critiche, incazzature e complimenti. 
130, 140 assemblee in tre mesi in tutt'Italia ci hanno fatto uscire dal nostro guscio, hanno fatto lievitare le vendite e gli abbonamenti ma non ci hanno consentito di uscire dal guado. Per vivere servono più copie vendute, per vendere più copie servono più idee e non più fedeltà, che non arriva a comando con le mozioni degli affetti. Persino le leggi di mercato, di un mercato diventato anche per noi unico regolatore senza mediazioni della politica e della cultura, un mercato per giunta taroccato, possono essere piegate con un progetto politico-editoriale forte, capace di garantire un'indipendenza e un senso, alla non più tenera età di 41 anni. Indipendente ma anche sostenibile, politicamente ed economicamente.
Di tutte queste cose vogliamo discutere insieme ai compagni dei circoli. Anzi, sono loro che ce lo chiedono e, a ragione, lo pretendono. Ci chiedono se non si stia rischiando, volendo salvare tutti i 70 posti di lavoro, di condannare il manifesto alla chiusura. Si potrebbe rispondere utilizzando il racconto di come fu affrontata collettivamente la crisi della Einaudi, fatto su queste pagine da Francesco Ciafaloni: fu salvato lo Struzzo, una casa editrice che ha rappresentato una delle parti migliori della cultura italiana, e nessun lavoratore è stato abbandonato a se stesso. Amici sindacalisti che leggono e sostengono il manifesto ci invitano a cercare rapidamente un accordo con i liquidatori e il governo che li ha nominati, prima che la furia destruens dei professori cancelli il sistema di protezione garantito dagli ammortizzatori sociali.
I compagni del circolo di Bologna che da settimane fanno gli straordinari per riportare il giornale nei luoghi di lavoro, nel confronto politico, nelle scuole e nei mercati propongono di trasformare la riunione dei circoli emiliani prevista per domenica 20 maggio in una riunione nazionale dei circoli. Ci sembra un'ottima idea, la riproponiamo a tutte le strutture che stanno impegnandosi a sostegno del manifesto. Diteci la vostra, invadete il sito. Non abbiamo molto tempo a disposizione, cerchiamo tutti di utilizzarlo al meglio.
 

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