La destra di governo vorrebbe instaurare la settimana corta, abolendo il venerdì lavorativo.
No, non per gli italiani, cosa avete capito?
Non certo approvando la proposta della sinistra per ridurre la settimana lavorativa a 32 ore, sul modello della Spagna di Sanchez, figuriamoci.
No.
Il ministro per i Rapporti col Parlamento, il melonianissimo Luca Ciriani, ha proposto la settimana corta per ministri e deputati, spostando le interpellanze al giovedì perché - tenetevi forte - “è difficile garantire il venerdì la presenza di ministri e sottosegretari”.
È difficile convincerli a lavorare, poverini, ergo diamogli festa.
Non so se è chiaro il livello di sfacciataggine e ipocrisia che sono riusciti a raggiungere: bocciano in malo modo la settimana corta per chi guadagna un quinto o un sesto dei loro stipendi, in compenso se la fanno loro, alla faccia di tutti i lavoratori italiani che al venerdì la presenza la garantiscono eccome, pena il licenziamento.
Il problema non è la “settimana corta”.
Il problema è l’ipocrisia fuori scala di gente che è arrivata lì straparlando di “popolo” vs “élite”.
Dimenticandosi di dire che le élite sono loro.
Lorenzo Tosa

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