venerdì 27 giugno 2025

Elisa Campeol

 


Sul greto bianco del Piave, all’Isola dei Morti, la luce di giugno è verticale. Elisa Campeol, 35 anni, ha appena chiuso il bar di famiglia a Pieve di Soligo (Treviso), sistema il suo lettino pieghevole sulla ghiaia, chiude gli occhi, respira il fiume. 


È mercoledì 23 giugno 2021: una pausa di sole, niente di più.


Il rumore dell’acqua si mescola alle note lontane di una radio, qualche turista parcheggia le biciclette, i pioppi tremano: tutto pare ordinato, innocente. Elisa si sdraia e immagina una ricetta nuova da raccontare ai suoi: chiudere prima la sera, tornare a casa con la luce ancora alta. Non sa che il tempo sta per bucarsi. 


A Pieve di Soligo tutti la conoscono: dietro il bancone sorride, sistema brioche, ascolta confidenze che non le pesano. In testa ha un sogno, aprire un centro olistico, far sentire gli altri a casa. Crede che la gentilezza praticata ogni giorno ricostruisca il mondo. 


Sullo stesso sentiero, qualche passo più in là, cammina Fabrizio BIscaro. Trentotto anni, un coltello da cucina nello zaino, un ronzio di voci che non tace. Non conosce Elisa, non cerca nulla. Il pensiero – lo dirà più tardi – lo divora: «Devo vedere il sangue». 


Quando la raggiunge la lama cade e risale, più di venti volte. Elisa tenta di alzarsi, le braccia diventano scudi inutili. Lui le recide un lobo, lo infila in tasca. Poi parte verso la caserma di Valdobbiadene, il trofeo che gocciola. «L’ho uccisa io», dice all’appuntato. 


Sul fiume resta resta la borsa intatta: non è rapina, non è vendetta. 


È un cortocircuito – diranno gli psichiatri – un vuoto che sfonda gli argini. Il padre, tra i sassi, sussurra: «Perché lei?». 


Il processo arriva lento. In aula le foto tremano tra le mani dei giudici. La pm chiede ergastolo. I periti parlano di disturbo grave, ma la sequenza dei gesti pesa più di ogni referto. 


Il 2 febbraio 2024 la sentenza: venticinque anni. Fabrizio Biscaro ascolta come se il vetro lo separasse dal resto. La madre di Elisa trattiene le lacrime, poi la frase scarnifica l’aria: «Era giusto dare l’ergastolo, l'ha massacrata».


Fuori, sul Piave, l’acqua passa sopra le pietre. Qualcuno poi si ferma, lascia un fiore, parla a voce bassa con Elisa. Che non può più sentire.

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