domenica 22 giugno 2025

Il folle attacco USA

 


L’attacco contro un sito nucleare in Iran, fortunatamente fallito, avrebbe potuto provocare una catastrofe. È già un miracolo che le bombe non siano riuscite a danneggiare la struttura. Ma il solo fatto che si sia tentato un bombardamento del genere rivela una follia geopolitica, un’arroganza criminale, una totale perdita di senno.


Pensateci, anche solo per un momento. Se un altro paese, qualsiasi altro paese, avesse osato colpire un sito nucleare, si sarebbero scatenate condanne unanimi, accuse di terrorismo, risoluzioni urgenti, mobilitazioni globali, titoli a tutta pagina. Ma se a farlo sono gli Stati Uniti, allora tutto tace. Tutti zitti, tutti buoni. La stampa ammutolita, le cancellerie immobili, i governi complici. Un silenzio che fa paura, che grida ipocrisia, che pesa come piombo.


Abbiamo sfiorato un altro Chernobyl, sì, proprio quel Chernobyl esploso in Ucraina nel 1986, il cui nome ancora oggi evoca morte, radiazioni, devastazione. Eppure si fa finta di niente. Nessuna lezione imparata, nessuna responsabilità assunta, nessuna coscienza svegliata. Come se la storia non fosse mai esistita, come se la memoria fosse diventata cenere.


Questi non sono errori, non sono sbagli, non sono incidenti. Sono atti deliberati. Sono crimini. E noi, che tacciamo, che giustifichiamo, che giriamo la testa dall’altra parte, siamo complici. Sì, complici.


E poi c’è lui, Trump, che viene ancora oggi esaltato come un pacifista. Pacifista? Ma da chi? Da chi non ha mai guardato in faccia la realtà del suo primo mandato, o peggio, da chi la conosce benissimo e mente, mente sapendo di mentire, in malafede, con disonestà intellettuale e politica. 


Se non fosse stato così “pacifista”, se non si fosse trattenuto solo per calcolo, solo per convenienza, chissà cos’altro avrebbe combinato, chissà quali orrori avremmo visto, quali guerre, quali stragi, quale nuova ferita aperta nel mondo.

Soumaila Diawara 

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