sabato 28 giugno 2025

Auguri Ilaria

 


Mi avete sentita tante volte raccontare di quando è iniziata la seconda parte della mia vita e un po’ tutti sapete che tutto è cominciato nel giorno più terribile: quello in cui ho visto mio fratello per l’ultima volta. Un cadavere martoriato sul tavolo dell’obitorio. MIO FRATELLO.


Di quei brevi ma, al tempo stesso, interminabili istanti, ricordo bene le urla di disperazione dei miei genitori.

La prima parte della mia vita finiva lì. Avevo 36 anni.


Ne è iniziata subito un’altra, che mi ha travolta come uno tsunami.


Ci ripenso spesso a quei momenti, e ogni volta mi ripeto che la differenza l’ha fatta un’intuizione – quella stessa notte – più delle mie due cugine che mia. Serviva un avvocato bravo: quello del caso Aldrovandi.


Tutto il resto è storia.


Una storia fatta di anni e anni di sacrifici, segnata da enormi sconfitte in nome di una “verità ufficiale” che era già stata scritta alle nostre spalle da coloro che, ai vertici dell’Arma, avevano stabilito a tavolino che Stefano Cucchi – e tutta la sua famiglia – potevano essere sacrificabili in nome di un presunto e malinteso interesse superiore.


Una storia che abbiamo vissuto e scritto insieme.

Ti ho visto arrabbiarti, lanciare la toga e non arrenderti.

Mi hai vista fragile, cadere e rialzarmi.


Eppure non ci siamo mai fermati, forti anche di quel grande amore che ci teneva uniti.

Amore, si. Perché a volte anche dal dolore può nascere qualcosa che ti cambia la vita per sempre.

Infondo tu sei il regalo di mio fratello, ciò che Stefano mi ha mandato per sentirmi meno sola su questa terra senza d lui.


Abbiamo combattuto, da soli contro tutto e tutti.


Sembrava impossibile. Eravamo come Davide contro Golia.

E quante volte abbiamo pianto, per poi asciugarci le lacrime a vicenda e trovare la forza di andare avanti, nonostante tutto. Quante volte!


Le condanne per la cosiddetta scala gerarchica sono state confermate, pochi giorni fa.

Te lo dicevo, Fabio, ricordi? “Abbiamo vinto!”. E tu mi guardavi come se fossi impazzita.


E questa vittoria – anche se suona brutto chiamarla così – possiamo dire che è davvero tutta nostra. Perché non abbiamo mai smesso di crederci che la Verità e la Giustizia prima o poi sarebbero arrivate.


Oggi ho 51 anni. Tiro le somme e dico che, anche se mi è costato tanta fatica e tante rughe, rifarei tutto ciò che ho fatto.


E adesso inizia la terza parte della ma vita, della nostra vita insieme.

Quella in cui potremo finalmente pensare al futuro, il nostro futuro. 

E, chissà, magari un giorno ci sposeremo e vivremo per ogni giorno insieme la serenità che, fino ad ora, il tempo ci ha negato.

Ilaria Cucchi

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