Veneto stato d’Europa: con o senza l’euro?
Dopo la dichiarazione di indipendenza e l’elevazione del Veneto allo stesso livello di altri paesi europei, alcune scelte di politica economica dovranno essere riconfermate. Sono convinto che le scelte di rimanere nell’Unione Europea e di adottare l’euro siano decisioni da lasciare alla popolazione tramite democrazia diretta, ma ciò non toglie che sia doveroso discutere degli scenari post plebiscito già da subito.
Prima di tutto alcune definizioni. Unione Europea ed euro non sono la stessa cosa. L’Unione Europea è composta da 28 stati europei, praticamente tutti a parte alcuni tra cui Svizzera e Norvegia. Per quanto l’Unione Europea stia diventando agli occhi di sempre più persone un apparato burocratico e centralizzante, il principio alla base di questa unione economica è di creare un mercato unico senza barriere interne. L’obiettivo è di garantire il libero movimento di persone, di capitale, e di merci. In altre parole, libero movimento di persone vuol dire niente dogane (andare in Austria deve essere facile come andare in Emilia) e possibilità di trovare lavoro ovunque senza particolari permessi aggiuntivi. Libero movimento di capitale vuol dire essere in grado di aprire un conto in banca in Austria e investire i propri risparmi anche al di fuori dello stato italiano cercando i rendimenti migliori. Libertà di movimento di merci consente maggior competitività tra aziende europee, creando maggiori opportunità di crescita per le migliori aziende. Da come si può intuire questa integrazione economica ha alimentato il declino italiano perché questo nostro attuale stato presenta un apparato meno competitivo rispetto ai partner europei, creando così svantaggi per le proprie aziende. Tutto ciò dovrebbe spingere uno stato a riformarsi per essere più competitivo, e se riformare non è possibile allora non resta che ulteriore declino economico, oppure la nascita di nuovi stati più consoni con le necessità del territorio.
Invece, non tutti i paesi dell’Unione Europea adottano l’euro, ma solo 17 su 28. Danimarca, Svezia e Gran Bretagna sono i più noti esempi di paesi che fanno parte dell’Unione Europea ma mantengono una propria moneta nazionale. L’unione monetaria (euro) consiste nel delegare la politica monetaria ad una banca centrale comune (la Banca Centrale Europea), anziché lasciarla ad una banca centrale nazionale (la Banca d’Italia). Si può criticare l’operato della BCE in questi anni di crisi finanziaria, ma la vera domanda è se la Banca d’Italia (o la futura Banca del Veneto) si sarebbe comportata diversamente. L’idea di sovranità monetaria per certi versi è un concetto sbagliato perché presume che con la Banca d’Italia ci sarebbe stato un controllo del governo sulle scelte monetarie. In realtà non è così perché la maggior parte delle banche centrali di paesi industrializzati sono indipendenti dai loro rispettivi governi. Possiamo dibattere se sia giusto o sbagliato avere una politica monetaria priva delle influenze governative (e spesso inflazionistiche), ma è una questione che prescinde dall’euro, la lira o lo zecchino veneto. Per questo la questione dell’euro non tratta di sovranità monetaria, ma semplicemente di avere una politica monetaria comune in un mercato europeo unico, oppure no.
Detto questo, una volta vinto il plebiscito e dichiarata l’indipendenza del Veneto, conviene stare nell’Unione Europea e nell’euro, oppure no? Ricordiamoci che il grosso dei nostri problemi è di natura fiscale, data la pressione fiscale eccessiva che stritola la nostra attività economica, e un residuo fiscale vergognoso che ci colloca in ambito di sfruttamento coloniale. Far parte oppure no dell’Unione Europea e dell’euro sarebbero delle decisioni marginali rispetto all’enormità di benessere guadagnato diventando un paese sovrano ed indipendente. Pensiamo a tre paesi di dimensioni simili al Veneto: la Svizzera (no UE e no euro), la Danimarca (si UE e no euro) e l’Austria (si UE e si euro). In sostanza dovremo scegliere se voler diventare come la Svizzera, come la Danimarca o come l’Austria, ed è una scelta che fa sorridere perché dal punto di vista della nostra situazione attuale di colonia dello stato italiano, sono tutte e tre delle ottime alternative. Il miglioramento che raggiungeremo con lo stato veneto sarà talmente enorme che decisioni sulla UE e sull’euro (ossia voler essere più come la Svizzera, la Danimarca o l’Austria) diventeranno marginali.
Quando sarà il momento la mia scelta personale sarà si all’Unione Europea, perché credo che grazie alla Scozia, alla Catalogna, alle Fiandre, al Veneto, alla Sardegna e ad altri casi di indipendenza, avremo veramente l’Europa dei popoli che può prosperare solamente come mercato comune e con libertà di movimento di persone, merci e capitali. Riguardo l’euro sono molto più indifferente, ma come l’euro non crea problemi all’Austria sono convinto che non ne creerà alla Repubblica Veneta (non si può dire lo stesso per l’Italia, ma questa è un’altra situazione). Per questo sarò favorevole anche per rimanere nell’euro, non tanto perché credo ci sia una considerevole differenza col battere moneta propria, ma perché credo che la transizione da euro a zecchino veneto creerebbe problemi simili al passaggio da lira a euro.
Lodovico Pizzati
Portavoce – Plebiscito2013.eu
Portavoce – Plebiscito2013.eu
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