Prese da due articoli russi del 2003 e del 2006
In alto: da destra, foto nella domanda di brevetto della Fondazione Stamina; foto pubblicata nel 2003 da un gruppo ucraino. In basso: da destra, foto nella domanda di brevetto della Fondazione Stamina; foto pubblicata dal gruppo ucraino nel 2006
La foto presentata nel giugno 2012 dalla Fondazione Stamina nella domanda di brevetto
Foto pubblicata nel 2003 dall'articolo di Elena Schegelskaya, dell'università Kharkov
La foto presentata nel dicembre2012 dalla Fondazione Stamina nella domanda di brevetto. Le frecce indicano due fluorescenze diverse relative e due diversi marcatori
Foto pubblicata nel 2006 dal gruppo di Elena Schegelskaya, dell'universita' Kharkov, nella quale le diverse marcature sono evidenziate dai colori
Nella ricostruzione della storia del cosiddetto Metodo Stamina pubblicata dalla rivista Nature gli esperti vedono gli estremi di una realtà che va ben oltre il plagio, sconfinando in quella che sembrerebbe una frode scientifica. La chiave è in due immagini pubblicate nel 2003 e nel 2006 dal gruppo russo-ucraino coordinato da Elena Schegelskaya, dell'università ucraina di Kharkov e riprodotte, identiche, nella domanda di brevetto presentata dalla Fondazione Stamina all’Ufficio brevetti degli Stati Uniti, unico documento presentato come la base del Metodo Stamina.
In entrambi i casi le immagini sono state utilizzate come dimostrazione della possibilità di trasformare in cellule nervose le cellule immature del modello osseo (mesenchimali), note per generare ossa, pelle e cartilagine.
La foto dell’articolo originale pubblicata nel 2003 dal gruppo russo-ucraino mostra cellule trattate con acido retinoico ad una determinata concentrazione per alcuni giorni; nella domanda di brevetto presentata da Vannoni viene utilizzata la stessa foto, con l’indicazione che si tratta di cellule trattate con acido retinoico ad una concentrazione dieci volte superiore rispetto a quella indicata dal gruppo russo-ucraino e per una durata di due ore.
La seconda foto era stata pubblicata nel 2006 dallo stesso gruppo di ricerca russo-ucraino in una rivista in lingua russa. ‘’Anche questa foto è stata fornita, nella domanda di brevetto presentata da Stamina, come un’ulteriore prova della capacità delle cellule mesenchimali in neuroblasti’’, osserva Elena Cattaneo, direttrice del Laboratorio cellule staminali dell’università di Milano. Nell’articolo originale la foto era a colori, mentre nella domanda di brevetto presentata da Stamina è in bianco e nero, ‘’ma la foto - rileva la ricercatrice - è evidentemente la stessa’’.
(ANSA)
La foto presentata nel giugno 2012 dalla Fondazione Stamina nella domanda di brevetto
Foto pubblicata nel 2003 dall'articolo di Elena Schegelskaya, dell'università Kharkov
La foto presentata nel dicembre2012 dalla Fondazione Stamina nella domanda di brevetto. Le frecce indicano due fluorescenze diverse relative e due diversi marcatori
Foto pubblicata nel 2006 dal gruppo di Elena Schegelskaya, dell'universita' Kharkov, nella quale le diverse marcature sono evidenziate dai colori
Nella ricostruzione della storia del cosiddetto Metodo Stamina pubblicata dalla rivista Nature gli esperti vedono gli estremi di una realtà che va ben oltre il plagio, sconfinando in quella che sembrerebbe una frode scientifica. La chiave è in due immagini pubblicate nel 2003 e nel 2006 dal gruppo russo-ucraino coordinato da Elena Schegelskaya, dell'università ucraina di Kharkov e riprodotte, identiche, nella domanda di brevetto presentata dalla Fondazione Stamina all’Ufficio brevetti degli Stati Uniti, unico documento presentato come la base del Metodo Stamina.
In entrambi i casi le immagini sono state utilizzate come dimostrazione della possibilità di trasformare in cellule nervose le cellule immature del modello osseo (mesenchimali), note per generare ossa, pelle e cartilagine.
La foto dell’articolo originale pubblicata nel 2003 dal gruppo russo-ucraino mostra cellule trattate con acido retinoico ad una determinata concentrazione per alcuni giorni; nella domanda di brevetto presentata da Vannoni viene utilizzata la stessa foto, con l’indicazione che si tratta di cellule trattate con acido retinoico ad una concentrazione dieci volte superiore rispetto a quella indicata dal gruppo russo-ucraino e per una durata di due ore.
La seconda foto era stata pubblicata nel 2006 dallo stesso gruppo di ricerca russo-ucraino in una rivista in lingua russa. ‘’Anche questa foto è stata fornita, nella domanda di brevetto presentata da Stamina, come un’ulteriore prova della capacità delle cellule mesenchimali in neuroblasti’’, osserva Elena Cattaneo, direttrice del Laboratorio cellule staminali dell’università di Milano. Nell’articolo originale la foto era a colori, mentre nella domanda di brevetto presentata da Stamina è in bianco e nero, ‘’ma la foto - rileva la ricercatrice - è evidentemente la stessa’’.
(ANSA)
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