domenica 2 giugno 2013

BLITZ DELLA POLIZIA POSTALE SU ANONYMOUS, CON MOLTI DUBBI

ADG anonymous italia
Con l’operazione ‘Tango down’ la Polizia ha arrestato quattro persone e denunciate altri sei sospettate di far parte del gruppo di attivisti e di aver attaccato siti istituzionali. Ma si tratterebbe di esperti informatici che usavano il movimento per i propri scopi, anche economici, e non per le battaglie ideali
di CAROLA FREDIANI
Un blitz giudiziario in tutta Italia contro alcuni presunti membri di Anonymous. Il secondo per ampiezza dopo quello famoso del luglio 2011. E’ accaduto questa mattina, e l’operazione, ribattezzata non senza un certo sarcasmo “Tango Down” dagli inquirenti, espressione che riprende quella usata dagli hacktivisti quando viene abbattuto un sito, è stata effettuata dal Cnaipic (Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche) della Polizia Postale, col coordinamento dalla Procura di Roma.
Si tratta di quattro arresti (ai domicliari) e di almeno di sei denunciati a piede libero, con perquisizioni da Roma a Bologna, da Venezia ad Ancona e Torino, e col sequestro di diverso materiale informatico. Tra i reati contestati, oltre a quelli classici in questi casi dell’accesso abusivo a sistemi informatici e interruzione di comunicazioni informatiche e telematiche, anche un pesante associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo ai sistemi informativi e al furto di codici.
L’ipotesi degli investigatori è che si tratterebbe di persone dell’area di Anonymous, che avrebbero però costituito una sorta di banda che usava la notorietà e il cappello del movimento hacktivista per perseguire fini personali. E si spingono fino al punto di dire che alcuni di loro sarebbero stati, forse solo per un periodo, addirittura tra i leader di Anonymous a livello nazionale.
Abbiamo dimostrato che al vertice di Anonymous Italia c’era una associazione per delinquere che sfruttava ‘in franchising’ il movimento, avendo finalità diverse dalle istanze politiche che il movimento dichiara di avere in altre parti del mondo“, ha dichiarato Ivano Gabrielli, funzionario della Polizia Postale, a Reuters. “A differenza del movimento altrove, che ha una forma piuttosto anarchica, loro formavano un’organizzazione che ha scalato i vertici del movimento in Italia, portando attacchi a siti istituzionali e ad aziende, proponendo poi a quest’ultime le loro soluzioni in termini di sicurezza informatica“.
Abbiamo tenuto a distinguere tra questo gruppo e il movimento di Anonymous in generale“, spiega all’Espresso Marco Valerio Cervellini, Sostituto Commissario della Polizia di Stato, in servizio presso ilServizio Polizia Postale e delle Comunicazioni. “Questo era un gruppo che perseguiva dei suoi interessi, non battaglie ideali; e che tra l’altro cercava anche di far fuori i concorrenti praticando la delazione verso altri membri di Anonymous“.
Tra i quattro destinatari del provvedimento di misura cautelare sono G.P. di 34 anni di Lecce, L.L. di 20 anni originario della provincia di Bologna, S.L. di 28 anni della provincia di Venezia, e J.R. Di 25 della provincia di Torino, mentre sei persone sono invece state denunciate a piede libero. Pare tra l’altro che uno degli arrestati sia lo stesso che si fece intervistare nella famosa intervista video de Le Iene.
Tra gli attacchi contestati si citano quelli al sito del Vaticano, ai siti del Governo, della Polizia Postale e deiCarabinieri. Attacchi che però rimandano ad azioni, almeno quelle più note, svoltesi tra il 2011 e l’inizio del 2012. Quindi abbastanza datate. D’altra parte quel genere di operazioni citate sembra condurre dritta alla galassia hacktivista e in particolare a un gruppo, il più noto e consolidato, Anonymous Italy. Che ha reagito alla notizia degli arresti con cautela. “Stamattina siamo venuti a conoscenza degli arresti di presuntiAnonymous, non ci è ancora chiaro se siano parte interna del nostro gruppo, o siano un altro gruppo di hacker che hanno chiamato col nome di Anonymous. Vi terremo aggiornati”, hanno dichiarato.
Il fatto è che è molto difficile definire l’appartenenza di alcuni individui ad Anonymous in generale, e anche a un gruppo o una crew specifica in particolare. Perché le persone possono venire, partecipare, muoversi in autonomia in gruppetti più o meno allargati, andarsene, ricostituire altre crew, sparire. Quanto emerso finora fornisce ancora un quadro contraddittorio. Non si tratta di attivisti di Anonymous ma di una banda che faceva i propri interessi? E allora come si inquadra la partecipazione degli stessi ad azioni decisamente hacktiviste come gli attacchi ai siti istituzionali? E su che basi si dice che abbiano scalato i vertici diAnonymous Italia? A meno che non ci siano, al di là di quanto oggi trapelato, altre azioni più coperte condotte dagli arrestati, oltre a quelle di matrice attivista. O a un doppio gioco condotto da alcuni degli stessi. Come il riferimento alla “proposta di soluzioni in termini di sicurezza informatica” farebbe intuire.
Come sempre avviene in questi casi, la miriade di gruppi, blog e pagine Facebook che in ordine sparso si rifanno ad Anonymous rilasciano diverse dichiarazioni. In questi casi è bene sempre diffidare della voce di singoli che escono troppo allo scoperto. Di Anonymous Italy, che si raccoglie in luoghi specifici della Rete, tra cui il blog Anon-news.blogspot.it, che era stato colpito pesantemente proprio dal blitz Cnaipicdel luglio 2011, (all’epoca aveva prodotto una trentina di perquisizioni e 15 indagati), e che sembra anche questa volta l’area più interessata dal blitz, si è già detto.
Mentre un secondo gruppo che si definisce Anonymous Italia, scrive su un blog: “ci teniamo a dire (…) cheAnonymous non è un gruppo… E’ UN’ IDEA! Le persone arrestate utilizzavano il nome di Anonymous per attaccare siti privi di colpa, lo facevano solo per il piacere personale del mostrare al mondo di essere in grado di hackerare siti a caso. Questo si distacca completamente dall’ideale di Anonymous. E sebbene i giornali parlano di Anonymous come “terroristi”, noi ci teniamo a dire che siamo un’ idea di libertà e di giustizia“.
* articolo tratto dal settimanale L’ESPRESSO

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