Gabriele Ceretti Lei non capisce un ca...o, è ignorante...non sa i numeri e cifre,...impari e poi muova le dita sulla tastiera...ATTENZIONE LEGGETE L' ARTICOLO DEL SOLE 24 ORE
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Consumi, demografia e rapporto debito/Pil: perché l’Italia vince sugli altri Paesi.
Considerando consumi, fattore demografico e rapporto debito/Pil, l’Italia è messa meglio degli altri Paesi
Servizio di Marco Fortis
25 marzo 2025
4 min
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Con la pubblicazione da parte dell’Eurostat dei dati macroeconomici e demografici dettagliati per il 2024, appare chiaro che il film che è stato sinora proiettato in prima visione sulla crescita economica post-pandemia nell’Euroarea è una storia di pura fantascienza, non corrispondente a verità.
Questa la trama in sintesi. Dopo una brillante ripresa, che ci ha portato fuori dal Covid, l’Italia starebbe ora arrancando e avrebbe come unica consolazione che la Germania sta molto peggio di lei. Mentre la Spagna è assurta al rango di assoluta protagonista, con un aumento del Pil che nel 2024 ha sfiorato il 4%, e anche la Francia ci precede di diversi decimali.
La spiegazione di questa sceneggiatura da parte del pensiero dominante è che starebbero riemergendo i vecchi mali dell’Italia, la cui crescita sarebbe frenata da una perdita di competitività, da pochi investimenti e da una scarsa propensione all’innovazione. Al confronto, il nuovo “modello” di moda, la Spagna, ci surclasserebbe in tutto, a partire, ovviamente, dal turismo, che è la sua specialità.
Il film della realtà
Si tratta però, appunto, di un film che non ha molto riscontro con la realtà. In primo luogo perché, nonostante lo sfavillante ultimo anno di Madrid, considerando l’ultimo quinquennio 2020-2024 la Spagna precede l’Italia, è vero, per crescita del Pil totale rispetto al 2019, ma non di molto (+6,9% contro 5,6%), e dietro il nostro Paese restano assai distanziate la Francia (+3,6%), la Germania (letteralmente in ginocchio, solo +0,3%), e tra i grandi Paesi non Ue, non brillano nemmeno il Regno Unito (+3,5%) e il Giappone (+1,4 per cento). Quindi l’immagine di un’Italia che arrancherebbe dietro gli altri maggiori Paesi è alquanto forzata.
In secondo luogo, perché dietro questi dati, il “re Pil”, indicatore economico per eccellenza, è ormai nudo e non rispecchia per nulla ciò che sta realmente accadendo alle economie più avanzate dopo il Covid.
I dati Eurostat lo dimostrano in modo inequivocabile. Se qualcuno crede che la crescita economica di questi ultimi anni sia stata guidata da competitività, investimenti e innovazione, si sbaglia di grosso o vive, appunto, in un film di fantascienza. Infatti, i principali driver sono stati ben altri rispetto ai canoni del pensiero dominante, e cioè, molto banalmente, la crescita della popolazione e quella dei consumi governativi. In parallelo a questi due elementi vi è stata anche una esplosione dei debiti pubblici e dei disavanzi statali primari, con impennate del rapporto debito/Pil a due cifre tra il 2019 e il 2024 in Francia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti.
Tutto ciò è avvenuto quasi ovunque a livello di grandi Paesi, tranne che nella sempre sottovalutata Italia, dove il debito/Pil è invece aumentato appena di 1,7 punti rispetto al 2019 (e solo a causa degli interessi), dove il bilancio pubblico primario è già tornato positivo nel 2024 (unico caso nel G-7), dove i consumi governativi sono aumentati molto meno che altrove e dove la popolazione è diminuita in cinque anni, dal 2020 al 2024, di ben 762mila abitanti, mentre è aumentata di 1,6 milioni in Germania, di 1,7 milioni in Spagna e di 1,1 milioni in Francia, facendo aumentare di per sé i consumi aggregati (ma non quelli pro capite).
Sicché una rilettura della crescita economica post-pandemia si impone. E tale rilettura nel caso dei quattro maggiori Paesi dell’Eurozona è invero illuminante, come appare dal grafico a fianco. Innanzitutto, già soltanto escludendo la crescita dei consumi pubblici, la super crescita della Spagna nel quinquennio 2020-2024 si dimezza (da +6,9% a +3,4%), sicché l’Italia balza in testa (+4,6%), precedendo di gran lunga anche la Francia (+1,7%), mentre la Germania sprofonda (-2,2 per cento).
A sua volta, depurato dalla spinta della popolazione (con forti fenomeni di immigrazione socialmente destabilizzanti soprattutto in Spagna e Germania), l’aumento del Pil per abitante nel 2020-2024 si ridimensiona nettamente in Spagna (+3,1%, sempre rispetto al 2019), crescendo meno della metà che in Italia (+6,9%), con il nostro Paese che sta nettamente davanti anche alla Francia (+1,9%), mentre la Germania è in territorio negativo (-1,6 per cento).
Se, poi, escludiamo contemporaneamente l’effetto combinato delle variazioni della popolazione e dei consumi pubblici, il quadro è completo. Infatti, per Pil per abitante al netto dell’aumento della spesa governativa, la Spagna, che tutti oggi vedono come un “modello”, sperimenta addirittura un bilancio negativo (-0,4%), la Francia è a crescita zero e la Germania appare in un abisso (-4,1 per cento). Mentre l’Italia svetta con una crescita monstre che nessun altro può vantare (+5,9 per cento).
Perché l’Italia è cresciuta di più altri Paesi ma pochi se ne sono accorti
Ma come si spiegano questi sorprendenti dati dell’Italia? Probabilmente perché il nostro è l’unico dei quattro grandi Paesi dell’Eurozona in cui, contrariamente a ciò che continua a raccontare il mainstream, l’economia è aumentata proprio a causa di quegli elementi virtuosi (competitività, investimenti e innovazione) che d’abitudine vengono riconosciuti alle altre nazioni.
La realtà è che soltanto una diffusa esterofilia e un certo snobismo impediscono di riconoscere che, nel giro di appena un decennio, l’Italia è diventata il quarto Paese al mondo per export del 92% dei beni commerciati internazionalmente (escluso l’8% costituito dagli autoveicoli), superando uno dopo l’altro ben cinque Paesi: Regno Unito, Russia, Francia, Corea del Sud e Giappone.
Inoltre, dal 2020 al 2024 gli investimenti in Italia sono cresciuti assai di più che nelle altre tre maggiori economie della moneta unica: non solo gli investimenti in edilizia (spinti dai superbonus, ammortizzati molto meglio del previsto nei conti pubblici) ma anche gli investimenti in macchinari (sia pure in calo nel 2024 dopo la fine di Industria 4.0 e il fallimento di Transizione 5.0) e ora pure quelli nell’edilizia non residenziale (che il Pnrr ha fatto impennare nel 2023-2024). Mentre, secondo gli ultimi dati Eurostat, l’Italia ha ormai una percentuale di imprese innovative (63,1%) praticamente uguale a quella della Germania (63,4%), molto più alta di quella della Francia (57,4%) e quasi doppia di quella della Spagna (+35,1 per cento).
Dulcis in fundo, anche per aumento del numero di pernottamenti di turisti stranieri dal 2020 al 2024, l’Italia (+29,4 milioni rispetto al 2019) ha superato la Spagna (+20,9 milioni), battendola sul suo stesso terreno d’elezione.
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