Questo è uno dei post dello scoop su Paolo Corsini, contenuto all'interno dell'ultimo capitolo del mio libro uscito ieri per Castelvecchi ("Quel braccio alzato. Storia del saluto romano"). Il post, del 28 novembre 2013, è l'immagine di aggiornamento del profilo di Corsini su questo social, e vede l'allora vicedirettore del Giornale Radio comodamente seduto nel suo studio Rai tra il balilla a destra che si è portato da casa e due bei fasci littori a sinistra, a incorniciare il suo nome e cognome. Tre anni dopo, condividendo quello scatto in qualità di ricordo, Corsini commenta spavaldo, per sollecitare l'attenzione dell'uditorio sull'ambientazione fascista: "Vabbe', ma da voi mi aspettavo qualche commento sul... contorno".
Ora, poiché tutte le testate nazionali di oggi riproducono estratti del volume, o ne estrapolano altri esempi corsiniani in cui chi è attualmente a capo dei programmi d'informazione di approfondimento della Rai inneggia al fascismo (e non solo), non mi pare il caso, per il momento, di aggiungere altro.
Solo un'Italia che non abbia fatto ancora seriamente i conti col Ventennio può tollerare che a decidere degli approfondimenti giornalistici del servizio pubblico possa esserci chi esalta il fascismo in atti, parole e comportamenti inaccettabili.
Dimissioni immediate.
P. S. Dopo l'"infame" gradino della sua ridicola giustificazione all'insulto rivolto a Corrado Formigli, già di per sé inammissibile per chiunque rivesta una carica pubblica, la Rai, prima di cacciarlo, potrebbe concedere a Corsini di scendere, con tutte le cautele del caso, la mitica scala del teatro Ariston.
Massimo Arcangeli
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