martedì 2 aprile 2024

IVAN KAVIEDES

 



Si rivelò al mondo con la maschera da Uomo Ragno calata sul viso. Non era carnevale, erano i Mondiali 2006. Volkspark Stadion d'Amburgo, 15 luglio, Ivan Kaviedes segna il 3-0 alla Costa Rica, si fruga nei pantaloncini (che fai, Ivan, ti sembra carino ravanare lì proprio adesso?), tira fuori la mascherina gialla, la indossa, sbuca dal nulla della sua carriera e si ritrova sui telegiornali di tutto il mondo. Fu quello il giorno più memorabile nella vita di questo belloccio da happy hour, ciuffo impomatato e rimorchio come scopo di vita: quando gli italiani accesero la tv si chiesero tutti la stessa cosa: "Ma dov'è che l'ho già visto quello?" Quello aveva giocato ovunque: Ecuador, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Messico, al momento stava in Argentina ma aveva la valigia pronta. Quello diventò l'icona dell'Ecuador, prima volta agli ottavi di finale di un mondiale. Quello durò quel pomeriggio lì, tempo di un flash fotografico. Quello noi lo avevamo già visto qualche tempo prima, di passaggio a Perugia, ma il ricordo era ovviamente sfocato. La Gaucci Family l'aveva scoperto su internet, nella calda estate del '98: cliccando a notte tarda, siti sudamericani ed altro trash pallonaro, era spuntata la sua faccia e qualche dato. Beh, qualche gol lo fa e l'affermazione valeva un contratto. Kaviedes in Italia fu un'ombra molto arrapata. Dopo tre mesi un dirigente lo prese da parte perché così non si poteva andare avanti, echecazzo. "Ivan, ascolta, non è che in ogni albergo che andiamo puoi provarci con tutte le cameriere. Ci facciamo tutti una figura di merda, hai capito Ivan?" Lo sventurato non rispose, si limitò a sistemarsi i pantaloni all'altezza del cavallo.

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