mercoledì 1 novembre 2023

“Sum quod eris, quod es ipse fui - Tu sei come io fui, e tu sarai come io sono”

 


 Petrus Alphonsi (Disciplina clericalis)









L’incontro dei tre vivi con i tre morti, Chiesa di San Luca, Cremona

Questa antichissima chiesa venne edificata a partire dal 1165, per volere di Marco Odone vescovo di Cremona, al fine di custodire le sacre reliquie di San Luca Evangelista. I lavori vennero ultimati un secolo dopo, nel 1272, mentre nel 1415, alla semplice facciata a capanna in stile romanico lombardo, venne aggiunto un protiro con leoni stilofori antistante il portale d’ingresso. La chiesa è affiancata da un pregevole tempietto ottagonale, dedicato a Cristo Risorto, edificato in stile bramantesco nel 1503 da Bernardino de Lera, a memoria del voto che permise a Cremona di sfuggire alla pestilenza di inizio ‘500. Nell’attuale sacrestia sono tutt’ora visibili, in due ambienti distinti, alcuni affreschi in stile tardo gotico attribuiti ad Antonio de Ferrara, che li realizzò nel 1419. Nel primo locale sono affrescati sulla volta i quattro evangelisti; mentre nel secondo sono visibili su una parete l’Annunciazione e su un'altra la raffigurazione dell’incontro dei tre vivi e dei tre morti. Quest’ultima è un classico esempio di allegoria macabra medievale con finalità di predicazione morale. Uno sconcertante ammonimento sulla fugacità delle ricchezze e delle gioie terrene. Trae origine da un’antica leggenda orientale riportata tra gli altri dal trovatore francese Baudouin de Coundé nel celebre poemetto del 1275 “Li troi mort et li troi vif”. La scena si svolge durante una battuta di caccia in un bosco. I cacciatori sono tre eleganti gentiluomini a cavallo accompagnati da due cani, un ghepardo e un falco. Al loro seguito un servo porta in spalla una lepre catturata durante la battuta. Improvvisamente la spensierata comitiva si trova di fronte un ostacolo del tutto imprevisto. Un sepolcro scoperchiato con tre cadaveri in diverso stato di decomposizione: il primo mostra gli iniziali segni di disfacimento, il secondo è mummificato il terzo è ormai ridotto a scheletro. La reazione dei cavalieri all’orrenda visione è di terrore e disgusto. Sullo sfondo un vecchio dalla barba fluente vestito con un umile saio, un monaco o forse San Macario eremita, ammonisce severamente i tre gentiluomini. Le sue parole sono espresse da due cartigli, ormai del tutto illeggibili, il cui contenuto è però facilmente immaginabile: “essi erano quel che voi siete ed ora sono quel che voi sarete”.

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