“Chi non punisce il male comanda che lo si faccia”
Leonardo da Vinci
Madonna in trono con Sant’Ambrogio e San Michele, di Bartolomeo Suardi detto il Bramantino (1465-1530), Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Meglio conosciuto come la “Madonna delle Torri” questo eccezionale dipinto venne realizzato probabilmente in un periodo compreso tra il 1515 ed il 1520 per l’oratorio dei disciplini di San Michele in Porta Nuova. Nella sua particolare simbologia è innegabilmente espressa una chiara condanna di ogni forma di eresia, qui intesa come pensiero empio poiché suggerito dal demonio, come nettissima si manifesta la sconfitta del male per mezzo della forza della fede. Il Bramantino immagina uno sfondo caratterizzato da un’imponente e misteriosa struttura architettonica affiancata da robuste torri squadrate. In primo piano si eleva un semplice seggio marmoreo ricoperto da un drappo rosso sul quale siede la Madonna con il Bambino adagiato sulle ginocchia. La Vergine, rivolta alla sua destra, porge solennemente una palma (o forse una penna da scrivano) a Sant’Ambrogio, riconoscibile dalla mitria vescovile ai suoi piedi e dallo staffile poggiato sul trono. Specularmente San Michele Arcangelo affida a Gesù Bambino, che protende le braccine verso di lui, l’animula di un defunto (forse l’ignoto committente del dipinto). L’Arcangelo è munito di stadera e spada, rispettivamente appoggiati sul trono e sulla predella. Il dipinto è nel suo insieme contraddistinto da un efficace gioco di simmetrie. Sono infatti tra loro speculari i Santi che affiancano la Vergine, come gli angeli ai lati del trono e le torri che appaiono sullo sfondo. La medesima scelta stilistica riguarda le due raffigurazioni del male sconfitto che il Bramantino raffigura tra loro diametralmente corrispondenti nella parte inferiore del dipinto. Ai piedi di Sant’Ambrogio giace completamente nudo il cadavere supino di Ario, l’eresiarca che divise profondamente la cristianità e fu teologicamente vinto nel Concilio di Nicea. Viceversa al cospetto dell’Arcangelo è disteso sul dorso il corpo esanime di un enorme e raccapricciante rospo immagine del demonio. Il rospo infatti era anticamente associato al maligno e alla stregoneria ma anche alla morte improvvisa e alla dannazione. L’opera del Bramantino, nella sua impostazione monumentale, si ritiene ispirata allo stile di Leonardo, mentre l’accurata realizzazione del cadavere di Ario rimanda ad un approfondito studio dell’anatomia umana. Il dipinto, realizzato originariamente come trittico, venne successivamente unito in un’unica tavola dall’autore stesso.
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