“FU UN GENOCIDIO” - IL TRIBUNALE DEL’AJA HA CONFEMATO LA CONDANNA ALL’ERGASTOLO AL BOIA DI SREBRENICA, RATKO MLADIC, CHE NEL 1995 ORDINÒ IL MASSACRO DI PIÙ DI 8MILA PERSONE – È STATO INVECE ASSOLTO DALL’ACCUSA DI GENOCIDIO PER L’ESPULSIONE DEI NON-SERBI IN VARIE CITTÀ, ALL’INIZIO DELLE GUERRA…
Francesco Battistini per www.corriere.it
«Fu un genocidio», buttate via la chiave. Dopo 26 anni, arriva la verità definitiva su uno dei peggiori criminali di guerra della storia. Ratko Mladic. Il Boia di Srebrenica. Il generale serbo-bosniaco che nel luglio 1995 ordinò il massacro di 8.372 persone (ma la cifra sulla lapide in memoriam è stata scolpita coi puntini di sospensione: centinaia di corpi non sono mai stati trovati…).
Lo stratega del più lungo e angosciante assedio del XX secolo, a Sarajevo. L’uomo che alla sua bambina, anziché le bambole, dava la pistola da pulire (finché la figlioletta non crebbe, non si vergognò di tanto padre e non sui suicidò). A 79 anni, Mladic è stato condannato definitivamente, all’ergastolo, per genocidio.
Stanco e malato, non ha reagito al pronunciamento della corte e alle cinque toghe – tra cui la presidentessa, Prisca Matimba Nyambe, giudice dello Zambia – che elencavano tutte le accuse: genocidio, assassinio, sterminio, persecuzione, terrorismo… Gli hanno fatto solo uno sconto: assolto dall’accusa di genocidio per l’espulsione dei non-serbi da varie città, all’inizio della guerra. È una sentenza che risarcisce le vittime e incarognisce i carnefici. In un’atmosfera tesa, d’attesa.
L’occasione per chiudere finalmente i conti col più spaventoso eccidio in Europa dai tempi della Seconda guerra mondiale. Oppure la scusa, come volevano i sostenitori di Mladic, per rileggere in ottica revisionistica gli anni cupi degli stupri etnici, dei cecchini sulle colline, dei campi di concentramento.
I giudici del cosiddetto «Meccanismo residuale» dell’Aja, quel che ormai resta del disciolto Tribunale penale internazionale sull’ex Jugoslavia, hanno deciso di confermare il carcere a vita, già inflitto nel 2017 per crimini di guerra e contro l’umanità. E d’evitare una ripetizione del processo, cosa che invece sperava il figlio di Mladic.
Bisognerà leggere le motivazioni. Che nel caso specifico assumono il valore d’un documento storico. Perché con questa decisione, i giudici dell’Aja erano chiamati a chiarire soprattutto un aspetto: se quello della Bosnia potesse essere considerato non solo una sequela terrificante di crimini di guerra e contro l’umanità, ma un vero genocidio. Ideato. Pianificato. Eseguito. Nascosto.
Per cancellare un intero popolo. In primo grado, Mladic era già stato ritenuto colpevole di dieci degli undici capi d’accusa, ma assolto proprio dall’imputazione di genocidio (stavolta, gli sono stati «abbuonati» solo gli orrori a Foca, a Vlasenica, a Kljuc, a Sanski Most, a Kotor-Varos, a Prijedor, ovunque la sua soldataglia di Mladic organizzò violenze sessuali sistematiche, allestì lager, distrusse moschee). Stabilire se sia stato o no un genocidio, dicono i parenti delle vittime, era un passo importante. Specie ora che da parte serba si tende a ridimensionare i centomila morti della guerra e perfino a negare quel che accadde a Srebrenica, in quegli afosi giorni di luglio.
C’è stata una certa attesa a Sarajevo, la città che a Mladic deve un bel po’ degli undicimila ammazzati fra il ’92 e il ’95. Al monumento che ricorda i 1.600 bambini uccisi durante l’assedio, non mancano neanche in queste ore fiori e candele. E pure al memoriale di Srebrenica, un’impressionante distesa di croci bianche, ogni giorno si vedono familiari delle vittime, visitatori sbalorditi, turisti attoniti. «È una giornata difficile», ha confidato a Belgrado il premier serbo Aleksandar Vucic, nazionalista e in passato sostenitore delle guerre, da sempre critico sui processi dell’Aja («ce l’hanno solo con noi serbi: ai nostri hanno inflitto 1.138 anni di reclusione, ai bosniaci soltanto 42…!») e alle prese, proprio questa settimana, con la consegna al tribunale internazionale di due deputati ultranazionalisti.
La diretta tv è stata seguita anche a Pale, capitale dell’enclave serba in Bosnia: qui, Mladic è ancora considerato un eroe della causa serba. Lunedì sera a Bratunac, 10 km da Srebrenica, nella piazza del paese si son trovati a proiettare un film celebrativo della sua vita. E Milorad Dodik, leader serbo-bosniaco e membro della presidenza della Bosnia Erzegovina, non ha problemi ad attaccare di nuovo L’Aja («non è un luogo di giustizia») e i suoi processi «politici», che «non aiutano a riappacificare i popoli».
L’ombra nera di Mladic non si ferma ai Balcani: il pazzo australiano che nel 2019 ammazzò decine di musulmani a Christchurch, disse d’ispirarsi a lui. E così pure Anders Breivik, il suprematista norvegese che sparò su 77 ragazzi. Con questa condanna, si giunge a una verità definitiva sulla guerra di Bosnia. Perché mancava solo lui: è morto in cella Slobodan Milosevic, il presidente serbo che sconvolse i Balcani; è stato condannato a vita Radovan Karadzic, il capo dei serbi che ideò le pulizie etniche, da poco trasferito in un carcere inglese; sono stati prosciolti, scarcerati oppure assassinati gli altri comprimari di quella tragedia: da Vojislav Seselj a Biljana Plavsic, per non dire della feroce «tigre» Arkan. Ad aspettare l’ultima sentenza era rimasto solo Mladic. Ha voluto assistere al verdetto. E per l’ultima volta ha fuggito sprezzante lo sguardo delle Mamme di Srebrenica, presenti in aula: «Aspettavamo la parola fine», dice una di loro. «Le nostre vite si sono fermate quel giorno. Ma serve un futuro, per chi è sopravvissuto».
https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ldquo-fu-genocidio-rdquo-tribunale-rsquo-aja-ha-confemato-272797.htm
Kissinger71
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