giovedì 15 aprile 2021

FINO ALL’ULTIMA GOCCIA DI SANGUE: IL PARTIGIANO MARIO GRECCHI VENNE TENUTO IN VITA PERSINO CON UNA TRASFUSIONE, PER POTER ESSERE REGOLARMENTE FUCILATO DAI NAZISTI A PERUGIA NEL MARZO DEL '44

 Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e in piedi 

Il 17 marzo 1944 il partigiano Mario Grecchi, all’epoca diciottenne, viene trascinato moribondo davanti ad un plotone di esecuzione presso il poligono di tiro di Perugia in borgo XX giugno. Mario era stato catturato diversi giorni prima insieme ad altri compagni della Brigata “Leoni”, di cui era, seppur giovanissimo, una delle figure più importanti. A differenza della maggior parte degli altri partigiani, Grecchi non viene ucciso immediatamente, ma ripetutamente torturato al fine di estorcergli informazioni preziose che però non rivelerà mai. Le percosse sono tanto violente da ridurlo in fin di vita ma i tedeschi, che hanno deciso di farlo morire al ceppo, non esitano a condurlo al Policlinico perché gli vengano effettuate delle trasfusioni di sangue. Lo vogliono fucilare loro, per vendicarsi dell’ultimo gesto di Grecchi che, già ferito, al momento della cattura, estrae la pistola e spara all’ufficiale tedesco più prossimo, uccidendolo. Epilogo di una battaglia che aveva visto Mario combattere dalle prime ore del 6 marzo 1944 per evitare di cadere trappola di un rastrellamento che i nazifascisti avevano operato ai danni delle brigate Leoni e Innamorati. Le due formazioni, che condividevano l’area di azione, ovvero le campagne e le colline di alcuni comuni prossimi al capoluogo perugino, cercano di sganciarsi. Mario si offre di reggere l’urto con il nemico per permettere agli altri di allontanarsi. Con lui rimangono pochi compagni: resisteranno, al prezzo di alcune vittime, fino alle 15. Da lì la cattura, le torture, la fucilazione, prima della quale Grecchi rifiuta la benda offertagli, e, infine, la sepoltura senza nemmeno una cassa. Mario, pur essendo nato a Milano, era arrivato da bambino a Perugia al seguito della famiglia e qui era tornato dopo aver frequentato la scuola militare nel capoluogo lombardo. Troppo forte, dopo l’8 settembre, il richiamo della Resistenza, a cui aveva aderito avvicinandosi al Partito d’Azione. Un richiamo che non si spegnerà nemmeno davanti alla morte, quando al compagno Augusto Del Buontromboni disse, prima di essere legato al palo:

“Augusto, sono contento di morire, non dimenticare, vendicami, avevamo poche armi, potevamo uccidere ancora”.



Quella di Mario Grecchi è una delle cinquanta storia di partigiani che raccontiamo nel nostro nuovo libro “Partigiani Contro - la Resistenza oltre la narrazione istituzionale”, che è disponibile in prevendita da ieri. Lo trovate qui:

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