Il
17 marzo 1944 il partigiano Mario Grecchi, all’epoca diciottenne, viene
trascinato moribondo davanti ad un plotone di esecuzione presso il
poligono di tiro di Perugia in borgo XX giugno. Mario era stato
catturato diversi giorni prima insieme ad altri compagni della Brigata
“Leoni”, di cui era, seppur giovanissimo, una delle figure più
importanti. A differenza della maggior parte degli altri partigiani,
Grecchi non viene ucciso immediatamente, ma ripetutamente torturato al
fine di estorcergli informazioni preziose che però non rivelerà mai. Le
percosse sono tanto violente da ridurlo in fin di vita ma i tedeschi,
che hanno deciso di farlo morire al ceppo, non esitano a condurlo al
Policlinico perché gli vengano effettuate delle trasfusioni di sangue.
Lo vogliono fucilare loro, per vendicarsi dell’ultimo gesto di Grecchi
che, già ferito, al momento della cattura, estrae la pistola e spara
all’ufficiale tedesco più prossimo, uccidendolo. Epilogo di una
battaglia che aveva visto Mario combattere dalle prime ore del 6 marzo
1944 per evitare di cadere trappola di un rastrellamento che i
nazifascisti avevano operato ai danni delle brigate Leoni e Innamorati.
Le due formazioni, che condividevano l’area di azione, ovvero le
campagne e le colline di alcuni comuni prossimi al capoluogo perugino,
cercano di sganciarsi. Mario si offre di reggere l’urto con il nemico
per permettere agli altri di allontanarsi. Con lui rimangono pochi
compagni: resisteranno, al prezzo di alcune vittime, fino alle 15. Da lì
la cattura, le torture, la fucilazione, prima della quale Grecchi
rifiuta la benda offertagli, e, infine, la sepoltura senza nemmeno una
cassa. Mario, pur essendo nato a Milano, era arrivato da bambino a
Perugia al seguito della famiglia e qui era tornato dopo aver
frequentato la scuola militare nel capoluogo lombardo. Troppo forte,
dopo l’8 settembre, il richiamo della Resistenza, a cui aveva aderito
avvicinandosi al Partito d’Azione. Un richiamo che non si spegnerà
nemmeno davanti alla morte, quando al compagno Augusto Del Buontromboni
disse, prima di essere legato al palo:
“Augusto, sono contento di morire, non dimenticare, vendicami, avevamo poche armi, potevamo uccidere ancora”.
Quella di Mario Grecchi è una delle cinquanta storia di partigiani che raccontiamo nel nostro nuovo libro “Partigiani Contro - la Resistenza oltre la narrazione istituzionale”, che è disponibile in prevendita da ieri. Lo trovate qui:
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