1. TUTTA COLPA DI BEPPE GRILLO. LO SCAZZO DI IERI È STATA LA CLASSICA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO: IL PRIMO DISSIDIO ESPLOSE ALL’EPOCA DEL GRILLISMO SENZA LIMITISMO CHE, RISPETTO A TRAVAGLIO, IL TRIBUNO DI SALERNO NON HA MAI AMATO - 2. NELLA SCORSA STAGIONE È CAPITATO CHE I DUE NON SI SIANO PARLATI PER DUE MESI. SANTORO HA IMPOSTO DI VEDERE PRIMA IL TESTO DEGLI INTERVENTI DI TRAVAGLIO - 3. LE INCOMPRENSIONI SI ESTENDONO ANCHE A LIVELLO SOCIETARIO, PERCHÉ IL TALK SHOW SU LA7 È PRODOTTO DA UNA SOCIETÀ DOVE C’È DENTRO CON IL 30 PER CENTO ANCHE IL “FATTO QUOTIDIANO”, GIORNALE CHE SANTORO SEMBRA QUASI FARE APPOSTA A IGNORARE - 4. TRAVAGLIO DOVREBBE CONTINUARE AD ANDARE IN TRASMISSIONE FINTANTO CHE C’È SANTORO. SEMBRA INVECE ESCLUSO CHE SARÀ DELLA PARTITA ANCHE CON GIULIA INNOCENZI CHE VOCI DANNO IN ONDA A METÀ NOVEMBRE, CON BEN DUE MESI D’ANTICIPO 5. FLASH! SANTORO SI SAREBBE PRESO DUE GIORNI DI TEMPO PER DECIDERE SE TAGLIARE TRAVAGLIO. CHE FARA' MARCO? TAGLIERA' IL CORDONE PRIMA CHE IL TELE-PADRONE DECIDA? -
DAGOREPORT
Tutta colpa di Beppe Grillo. I bene informati dicono che la lite tra Michele Santoro e Marco Travaglio non sia cominciata proprio ieri e giurano che abbia una motivazione tutta politica. Anzi, non sarebbe neppure una lite in piena regola, ma un tarlo che si è infilato nella testa del tele-tribuno già prima dell’estate. E che ha guastato i rapporti.
Santoro pensa che gli interventi del vicedirettore del “Fatto” siano intrisi di grillismo e lui non vuole dare spazio agli argomenti dei Cinque Stelle nella sua trasmissione, nella convinzione che si tratti di temi e di accenti che fanno solo perdere audience nello zoccolo duro storico di “Servizio Pubblico”.
Ieri sera Travaglio ha platealmente abbandonato lo studio, accusato da Santoro di aver insultato Claudio Burlando, ma è sembrata la classica lite su una fesseria all’interno di una coppia già logorata da mesi di incomprensioni.
Nella scorsa stagione è capitato che i due non si siano parlati per due mesi. Santoro ha imposto di vedere prima il testo degli interventi di Travaglio e poi gli faceva dire dalla redazione che erano troppo lunghi, con corredo di consigli sui punti da tagliare.
Ma le incomprensioni si estendono anche a livello societario, perché il talk show su La7 è prodotto da una società dove c’è dentro anche il “Fatto Quotidiano”, giornale che Santoro sembra quasi fare apposta a ignorare. Quando introduce Travaglio non ricorda quasi mai che è vicedirettore del “Fatto” e mai che inviti in trasmissione Antonio Padellaro, Peter Gomez o Marco Lillo. Un comportamento ben strano verso un socio al 30 per cento.
E ora che succederà? Conoscendo il caratterino dei due personaggi in questione, può succedere di tutto, ma il giorno dopo lo scazzo in diretta tv qualche previsione circola. Marco Travaglio, che ha cortesemente rifiutato qualunque commento con Dagospia, dovrebbe continuare ad andare in trasmissione fintanto che c’è Santoro, perché invece sembra escluso che sarà della partita anche con Giulia Innocenzi.
E a proposito della Innocenzi, le ultime voci dicono che Santoro starebbe meditando di lasciarle campo libero già a metà novembre, con ben due mesi d’anticipo. Anche perché gli ascolti sono quelli che sono. Cioè, dimezzati rispetto a qualche tempo fa. E chissà se è tutta colpa dei grillismi di Travaglio. Chissà la faccia di Urbanetto Cairo di fronte a un cambio di programmi simile.
Per tornare a Grillo, c’è da segnalare la singolare uscita del deputato Cinque stelle Manlio Di Stefano, per il quale ieri si è assistito a “una sceneggiata”. In una lettera aperta a Santoro pubblicata dal sito grillino “TzeTze” e ripresa da “Liberoquotidiano.it”, Di Stefano scrive: "Vi prego di non farvi prendere in giro. La patetica sceneggiata di ieri tra Travaglio e Santoro, incastonata ad hoc in una puntata che mi raccontano esser stata ai limiti del ridicolo (io non ho tv e non vedo i talk) è solo ed evidentemente un siparietto ben congegnato". Il movente della “sceneggiata” sarebbe recuperare un po’ di ascolti.
2. INTERVISTA PETER GOMEZ A SANTORO – GRILLO E TRAVAGLIO
Intervista di Peter Gomez a Michele Santoro, pubblicata suwww.ilfattoquotidiano.it il 10 maggio 2014
No, dico che c’è un fenomeno Grillo. E che c’è prima di tutto l’illusione che Grillo si limiti a essere il portavoce della rivolta. Non è così. Grillo non è una specie di Masaniello che urla per dire qualunque sciocchezza. Dobbiamo valutarlo per quello che è: un leader politico che dietro ha una forza importante. E, per me, un leader politico, come spesso lui ci ha ricordato e come io ora ricordo a lui, deve avere una visione. Non si può limitare a raccogliere dalla rete sensazioni, emozioni e poi restituirle alla rete. Per cui se nel web – per dire – ci sono sentimenti xenofobi e lui si dice quasi d’accordo… certo, devi tenerne conto e in questo lui è molto più intelligente di tanti politici italiani che preferiscono non sentire il polso del Paese. Però, allo stesso tempo, mi devi dire dove lo conduci questo Paese, verso quale direzione.
Tu hai l’impressione che Marco sposi…
No, io non ho l’impressione che Marco abbia perso la sua indipendenza. Sarebbe una banalizzazione, e nel caso dovrei ridimensionare la stima che ho nei suoi confronti e che, invece, è rimasta intatta. Io penso semplicemente che Marco sia portato a vedere tutto quello che sta fuori da questa piazza Tahrir come un elemento che non contenga tanti spunti positivi. La sua è una visione del mondo politico organizzato è pessimistica. Quindi la sua vicinanza con il Movimento 5 stelle è, se vuoi, anche un’opzione editoriale.
Lui sente che la sua visione delle cose nei confronti dei pareri forti, di quello che resta dei partiti, ha molto più spazio all’interno di questa piazza Tahrir che si è venuta a creare. E’ come se lui pensasse che non che si può stare in mezzo, bisogna stare dentro quella piazza. Però, io vedo che stando dentro piazza Tahrir il rischio è che ci troviamo il fondamentalismo al governo. Questa è una differenza di analisi, non è una cosa banale che contrappone Santoro e Travaglio. Quando andremo a disegnare un nuovo programma, questa differenza di valutazione e di approccio è giusto che venga fuori, che ci si confronti e insieme tracciamo la strada di come deve essere fatto un format diverso da quello che stiamo facendo tutti e due in questo momento.
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