giovedì 6 marzo 2014

Viti di seta per riparare le fratture

Positivi i primi test sui topi


Le viti di seta messe a punto per riparare le fratture craniofacciali (fonte: Gabriel Perrone)Le viti di seta messe a punto per riparare le fratture craniofacciali (fonte: Gabriel Perrone)
Le viti di seta riparano una frattura simulata in un modellino (fonte: Gabriel Perrone)
Il materiale grezzo derivato dalla fibroina può essere facilmente lavorato e modellato (fonte: Gabriel Perrone)
Il baco da seta (Bombyx mori) che produce la fibroina (fonte: Gabriel Perrone)
Viti di seta per riparare le ossa fratturate. L'idea è venuta ai ricercatori statunitensi della Harvard Medical School di Boston, che hanno messo a punto nuovi dispositivi biocompatibili e completamente riassorbibili per la riparazione delle fratture cranio-facciali. I primi risultati positivi della sperimentazione sui topi sono pubblicati sulla rivista Nature Communications. 

Le nuove viti sono state ottenute a partire da una proteina naturale presente nella seta, chiamata fibroina: usata da tempo come filo di sutura (anche se oggi risente della concorrenza dei polimeri sintetici), è dotata di particolari proprietà meccaniche che consentono di ottenere strutture flessibili e malleabili. Grazie a questo materiale, i ricercatori sono riusciti a superare tutti i limiti che caratterizzano le viti attualmente in uso in ortopedia, sia quelle più recenti, fatte di materiali polimerici biocompatibili, sia quelle più tradizionali, fatte di leghe metalliche. 

Le prime possono infatti scatenare reazioni infiammatorie che impediscono il completo rimodellamento dell'osso, mentre le seconde, dotate di proprietà meccaniche molto differenti rispetto all'osso, possono addirittura provocarne la degradazione per il modo con cui sopportano il carico. Inoltre non possono essere riassorbite dall'organismo, e devono sempre essere rimosse con un secondo intervento chirurgico. 

Tutt'altra storia con le viti di seta, che sono state impiantate sperimentalmente nel femore di topi da laboratorio. Completamente biocompatibili e riassorbibili, hanno dimostrato di rimanere ben ferme nella loro posizione (almeno per le otto settimane di osservazione previste dall'esperimento), promuovendo anche il rimodellamento dell'osso fratturato.

(ANSA)

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